Il 17 febbraio il collettivo teatrale dello spazio occupato Spin Time si presenta al pubblico. Nasce Spin-OFF, un teatro che punta a proporre una stagione teatrale in uno spazio non convenzionale.
di Gianmarco Castaldi
«Il diritto alla casa è sacrosanto»; così si presenta l’entrata di Spin Time, uno spazio comune, all’interno del quartiere Esquilino di Roma, occupato dal gruppo Action nel 2013. All’interno dell’ex sede dell’Inpdap, gli occupanti, circa 150 famiglie di etnie differenti, beneficiano di numerose iniziative gradevoli che balzano dall’osteria ai corsi di cucito, dalla falegnameria alle lezioni di Sha Zhu.
Ovviamente all’interno di tutto ciò non può mancare il caro vecchio teatro, che spesso gode della simpatia di numerosi ambienti occupati. L’idea si concretizza la sera del 17 febbraio, in cui si presenta, ad un esiguo pubblico, il collettivo teatrale dello spazio autogestito di via Statilia. Nasce Spin-OFF, un ulteriore segmento culturale all’interno del vivace calderone di attività già presenti nello stabile. L’idea, dopo un lungo periodo di lodevole lavoro del collettivo, sorge per offrire, agli occupanti e non, una sala che a prima vista cerca di tenersi ben lontana dalle alte sfere teatrali romane. Un atto di grande coraggio! Inaugurare e proporre una stagione teatrale in uno spazio non convenzionale, al giorno d’oggi, è palesemente un gesto nobile e ambizioso. Ma quali sono i rischi che corre un contesto di questo genere? Quali potrebbero essere le mancanze di Spin-OFF?
La schiera di attori, autori e registi presenti dinanzi al pubblico durante la presentazione espone i buoni propositi del progetto sotto forma di seminario in cui i presenti sono chiamati a intervenire. Fino al peculiare momento delle domande, solitamente insidiose, da parte della platea, l’ambiente appare sereno e conviviale, ma con il sorgere dei primi dubbi dei presenti in sala sembra emergere un non indifferente grado di incertezza da parte dei fautori dell’idea. L’amara assenza degli occupanti, fatta notare da un acuto interveniente, va a creare un insidioso attrito con la nobile idea di voler generare un ambiente teatrale divergente. Se si pensa di creare uno spazio che rifugga dai circuiti ordinari, l’assenza dei residenti rischia di far apparire l’intento come il tentativo di una schiera di inediti intellettuali che daranno vita all’ennesimo teatro classista. Il panorama romano, attraverso Spin-OFF, rischia di ottenere un ulteriore salotto elitario e deprecabile per pochi addetti ai lavori? «Qui dentro non pagano gli occupanti e i poveri», dichiara Emiliano Valente, regista e attore del collettivo, aumentando vertiginosamente le aspettative del pubblico: sarà realmente così?