Tuffarsi o continuare a galleggiare?

Il principio di Archimede del catalano Josep Maria Miró è andato in scena allo Spazio Diamante di Roma con la compagnia Pupi e Fresedde. Uno spettacolo che invita a non crogiolarsi nella facile superficialità, ma ad affondare verticalmente nella realtà.

 

Articolo di Margherita Dellantonio

 

Il principio di Archimede, mi perdonino i fisici per l’estrema semplificazione, è il principio fisico che regola il galleggiamento. Se la società moderna è liquida, come sostiene il sociologo Zygmunt Bauman, gli individui si ritrovano a galleggiarvi. In un mondo governato da un imperante soggettivismo si tenta di incontrarsi in una realtà che, grazie al digitale, è sempre più connessa e al contempo sempre più frammentata.

Lo spazio del reale e quello del virtuale si sovrappongono e si confondono, tanto che la percezione di ciò che ci circonda può risultare distorta. Nell’epoca delle fake news, dei social network, di individualità virtuali costruite ad hoc per un pubblico onnipresente e invisibile, l’apparenza prende fin troppo spesso il sopravvento sulla sostanza. E sempre più difficile diventa saper scindere le persone fisiche dai propri alter ego digitali, riconoscere ciò che è vero da ciò che è photoshoppato. L’incontro con l’altro fatica a entrare in profondità: ci si incrocia su qualche bacheca, passanti virtuali che si sfiorano, si scontrano, o semplicemente si superano indifferenti. Con la facilità del movimento di un dito si può esprimere consenso con un like o scorrere oltre. Altrettanto semplice è manifestare il proprio pensiero, commentare a caldo con la leggerezza quasi inconsapevole di parole che restano visibili e indelebili nel web, dove quelle che «erano solo chiacchiere da spogliatoio» possono tramutarsi in pubbliche accuse.

Proprio nello spogliatoio di una piscina è ambientato Il principio di Archimede, spettacolo scritto dal drammaturgo catalano Josep Maria Miró, messo in scena allo Spazio Diamante dalla compagnia Pupi e Fresedde, con la regia di Angelo Savelli che ha curato anche la traduzione del testo. Quattro i protagonisti del racconto: Anna (Monica Bauco), direttrice della piscina; David (Riccardo Naldini), padre di uno dei bambini che frequentano i corsi; Jordi (Giulio Maria Corso) ed Hector (Samuele Picchi), giovani istruttori di nuoto. Nel breve intervallo di una pausa pranzo Jordi viene accusato di pedofilia da David, il dubbio si insinua anche nei suoi colleghi, paura e violenza crescono ad una velocità disarmante, fino al finale, teso e aperto, che non fornisce allo spettatore nessuna verità.

Miró non è interessato a un teatro che dia risposte o dogmi ma, piuttosto, a suscitare delle riflessioni nel pubblico, riuscendoci con efficacia. Il tema della pedofilia, attualmente al centro di molte discussioni, non è in questo caso l’elemento principale del racconto, bensì il pretesto per indagare i rapporti umani, le dinamiche della comunicazione, il valore dei fatti e delle parole. Il tempo della narrazione si riavvolge o va avanti veloce, ricollegandosi alla fruizione frammentata delle informazioni ricevute tramite i social network. Nella rappresentazione di Savelli gli spettatori siedono su due lati opposti della scena, come sulle tribune di un palazzetto, frantumando ulteriormente i punti di vista. Il pubblico, protetto dal buio, come quando si nasconde dietro uno schermo, è chiamato a ricostruire i fatti, a mettere in discussione la sua morale e a farsi un’opinione basandosi su una voce, che come una piccola palla di neve rotolando si tramuta rapidamente in valanga, travolgendo accusato e accusatori.

Il testo di Miró, restituito efficacemente dalla compagnia toscana, nella quale si distinguono gli interpreti più giovani, invita a non fermarsi a giudizi superficiali, a smettere di galleggiare per tuffarsi e scoprire la profondità della realtà che abitiamo. Non a caso è in teatro che questo avviene: dove ci si incontra faccia a faccia, dove i corpi sono presenti e vivi, si può (si spera) trovare il coraggio di fare un tuffo.

 

Spazio Diamante, 15 marzo 2019

 

Il principio di Archimede

di Josep Maria Miró

compagnia Pupi e Fresedde

regia di Angelo Savelli

con Giulio Maria Corso, Monica Bauco, Riccardo Naldini, Samuele Picchi

scene Federico Biancalani

luci Alfredo Piras

fotografie di scena Pino Le Pera

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