Aprile in Danza: corpo e presenza come ricerca sul movimento

La Fondazione Roma Tre Teatro Palladium ha presentato la quarta edizione della rassegna Aprile in Danza, a cura del Presidente del CdA Luca Aversano. Quattro appuntamenti, inseriti nella sezione Contemporanea della programmazione teatrale, che dal 5 al 17 aprile hanno portato in scena diversi artisti del panorama nazionale: Loris De Luna e Sara Lupoli con Gli amabili resti (5 aprile); la Serata Spellbound della compagnia diretta da Mauro Astolfi e Valentina Marini (9 aprile); Anna Dego e Alessandro Mor con Indoor (13 aprile); e infine Dispositivo #1, uno studio in corso ad opera del progetto Da.Re Dance Research, condotto da artisti quali Adriana Borriello, Michele Di Stefano, Daniele Ninarello e Silvia Rampelli (17 aprile).

 

Articolo di Valeria Vannucci

 

La Serata Spellbound della Spellbound Contemporary Ballet, compagnia fondata nel 1994 dal coreografo Mauro Astolfi a cui si è aggiunta la collaborazione alla direzione artistica di Valentina Marini nel 1996, presentava cinque frammenti estrapolati dalle produzioni di maggiore successo del gruppo. Sul palco l’intero organico di danzatori della compagnia, composta da Pablo Girolami, Lorenzo Capozzi, Giuliana Mele, Giacomo Todeschi, Maria Cossu, Alice Colombo, Caterina Politi, Mario Laterza e Aurora Stretti.

Le coreografie portate in scena nella serata del 9 aprile, tutte ideate da Mauro Astolfi, fanno parte di piccole creazioni che mancavano da tempo sui palcoscenici romani e costituiscono una sorta di retrospettiva delle produzioni più efficaci della compagnia, composte da Formami, Small Crime, Hunger and GraceMan Made, per finire con In the Offing, unica proposta inedita.

Lasciando spazio alle forme che i flussi e le tensioni dei corpi dei danzatori possono trovare, il coreografo insegue la “zona limite”, fra scontro e incontro, spazio e vuoto, gesto concreto e astratto. Il movimento si origina da un gesto narrante che inevitabilmente sfocia in un’altra direzione, perde il suo valore semantico a favore dell’espressione emotiva, mescolando stili che vanno dal modern al contemporaneo. Montati su musiche classiche, con una parte in cui si accennano delle distorsioni sonore, gli estratti si susseguono con incontri e lotte fra i corpi dei danzatori, con un termine netto che vede di volta in volta l’abbandono di una presenza, isolata nella penombra del palcoscenico.

 

L’ultimo appuntamento della rassegna fa parte di un processo ancora in atto, un progetto scolastico a cura di Da.Re Dance Research, per mettere in dialogo formazione e ricerca: «Per colmare quello che per me può sembrare un vuoto», ha specificato la coreografa e pedagoga Adriana Borriello, nonché direttrice artistica del progetto. Gli allievi del percorso triennale di perfezionamento formativo e ricerca nelle arti performative hanno aperto al pubblico una parte degli esiti di questi percorsi, la restituzione di uno studio che concentra le sue riflessioni partendo dal corpo e dalla sua presenza.

Un gruppo di corpi si presenta al pubblico, come morti caduti su un campo di battaglia, distesi a terra fino a occupare tutto la spazio scenico, abitandolo a partire dalla loro presenza e sviluppare movimenti accennati e ripetuti (Figura orizzontale, azione plurale sul piano orizzontale, diretto da Silvia Rampelli). Un prologo che sfrutta l’origine del movimento dapprima con la presenza, per poi mettere in scena le differenti soluzioni scoperte nel corso degli studi: «Quello che state per vedere non è uno spettacolo, ma un progetto», sottolinea Adriana Borriello, con un intervento che conclude l’introduzione e che serve a illustrare i quattro frammenti di studio che compongono la serata, per cui: «Raccontare qualcosa che si percepisce con la presenza non ha senso, è un processo…». Una riflessione sul movimento in cui il corpo, in quanto strumento privilegiato, indaga le origini e i percorsi del gesto in tutte le sue varianti: dove può portare, dove possiamo portarlo, l’attraversamento a cui si può accedere seguendo il movimento degli altri, fino al gesto che nasce dal contatto (Ritmo dello spazio vs manipolazioni, azione corale in forma di struttura di improvvisazione, diretto da Adriana Borriello). Soprattutto nella relazione fra i danzatori, quanta forza può avere un input, che sia interno o esterno, e quanta può averne una prova di resistenza? Il corpo è sempre attivo, non esistono momenti di stasi o di inazione, e la volontà di far partire il gruppo di allievi da un “fermo che non è mai veramente fermo” potrebbe ricondurre questa ricerca all’origine del movimento, ancor prima di indagare le sue direzioni (che sembrano essere sempre direzioni di forza, a prescindere dalla possibilità di avere l’impressione di essere guidati o di dirigere: nulla succede mai da un solo lato).

Dopo essersi fatto guidare, il movimento sperimenta la sua dirompenza, si slega dalla musica e si sviluppa attraverso cambi di ritmi, flussi e intensità, alternando resistenze, sostegni e sostenimenti (Meteorologia, sistema coreografico, diretto da Michele Di Stefano). Anche nell’apparente fermezza, cosa trasmette l’intensità di una sola presenza e quel primo identificabile gesto che compie? (Figura verticale, azione singolare sul piano verticale, diretto da Silvia Rampelli).

Slanci di braccia, giri, cerchi, flussi, cambi di livello repentini e rotazioni caratterizzano l’ultima parte di studio proposta, in cui dominano ripetizione, intensità, esasperazione e energia (Moltiplicazioni, appunti coreografici, diretto da Daniele Ninarello).

Ognuno ha le sue tendenze per quanto riguarda il movimento, professionale e non che sia: c’è chi si fa portare, chi guida, sfuma, taglia o rompe un gesto. Esplorare una tendenza differente da quella che si è soliti abitare rappresenta già di per sé un processo d’apprendimento, per quanto possa essere estraneo, doloroso, noioso, violento o entusiasmante.

Anche in questo caso le definizioni possono essere utili a restituire una parte di senso al lavoro: l’acronimo del progetto deriva appunto da Dance Research, definizione che apre già con questi due termini un mondo di studi e di riflessioni che riguardano la danza contemporanea di ricerca; Da.Re, preso singolarmente, potrebbe essere letto sia in italiano, come infinito del verbo ‘dare’, collegandosi adeguatamente alla formazione e alle modalità d’insegnamento proprie del progetto; ma si potrebbe anche leggere il verbo inglese to dare, cioè osare, azzardare, sfidare, affrontare. Anche quest’accezione configura abbastanza gli intenti del progetto e dei suoi fautori.

 

 

SERATA SPELLBOUND

Contemporanea

coreografie Mauro Astolfi

con Pablo Girolami, Lorenzo Capozzi, Giuliana Mele, Giacomo Todeschi, Maria Cossu, Alice Colombo, Caterina Politi, Mario Laterza, Aurora Stretti

produzione Spellbound realizzata con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo

 

DISPOSITIVO #1

Contemporanea

DA.RE. – Dance Research, direzione artistica Adriana Borriello

azione per gli allievi del progetto di perfezionamento formativo in danza e discipline performative dai percorsi laboratoriali condotti da Adriana Borriello, Michele Di Stefano, Daniele Ninarello, Silvia Rampelli, Gianni Staropoli, con il contributo di Antonella Talamonti

con Elisabetta Bonfà, Valentina Buffone, Margherita Celestino, Francesca Dibiase, Aurelio Di Virgilio,Marina Donatone, Carolina Ellero, Beatrice Fedi, Martina Gambardella, Verdiana Gelao, Chiara Lucisano, Giulia Manili, Delia Occhiucci, Aurora Pica, Luca Piomponi, Valentina Sansone, Benedetta Uda.

luce Gianni Staropoli

organizzazione Anna Damiani

assistenti organizzazione Marica Marenna, Andreaceleste Pica

DA.RE. – Dance Research è un progetto promosso daLa Scatola dell’Arte

sostenuto dal MIBAC

www.dare-danceresearch.it

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