La tournée dello spettacolo Shakespeare/sonetti, diretto e interpretato da Valter Malosti, approda al Teatro Vascello, in cartellone dal 12 al 17 marzo 2019. Sul palco, a fianco della reinterpretazione drammaturgica del canzoniere del Bardo firmata da Malosti e Fabrizio Sinisi, spicca il lavoro coreografico di Michela Lucenti che si mescola alla parola e all’azione scenica.
Articolo di Caterina Ridi
Al Teatro Vascello si apre, una scena piuttosto spoglia e geometrica, con una palette sobria, dal grigio polvere al nero, illuminata non solo dalle luci di scena, ma anche da quelle di sala. È proprio in questa luce piena che entra Shakespeare. È una donna, vestita da uomo. L’attrice è Elena Serra, nei panni della misteriosa S., che per tutto lo spettacolo sarà seduta alla sua imponente scrivania, intenta a leggere ciò che ha scritto nel libro che tiene sotto agli occhi. Dopo l’ingresso della figura femminile nelle vesti del poeta e drammaturgo inglese, le luci della platea si spengono e la regia di Valter Malosti conduce lo spettatore in un luogo e in un tempo diversi. In questi inediti “dove“ e “quando”, si esplica e realizza una commistione di stili, dal punk-rock al gotico, dalla musica elettronica, ansiogena, ossessivamente ripetitiva, disturbante, alle parole struggenti delle canzoni di Domenico Modugno. Appaiono, quindi, sulla scena semi-illuminata, i tre personaggi simboli e fulcro dell’intera rappresentazione: lo stesso Malosti, nei panni di un clown pieno di lustrini e paillettes, una figura che non stonerebbe nella sfilata conclusiva di Otto e mezzo di Federico Fellini, un personaggio che sembra provenire da uno strano sogno; Michela Lucenti, nelle vesti di un’intrigante dark lady; e il giovane poeta, rivale del buffone, interpretato da Maurizio Camilli.
Già dal suo ingresso in scena, la coreografa e danzatrice Michela Lucenti, dal 2003 capofila e cofondatrice del gruppo Balletto Civile, cattura l’occhio dello spettatore su di sé: una nicchia posta nella profondità del palco, la dark lady inizia una danza, silenziosa, non pretenziosa, ma al tempo stesso estremamente necessaria alla scena. Sul primo sonetto, reinterpretato da Malosti e rivolto alla figura dell’aitante giovane poeta, la figura della Lucenti inizia a girare su se stessa, come una ballerina senza età chiusa dentro a un carillon polveroso, costretta a muoversi sempre sulle stesse note. Ma le note che accompagnano la donna nera sul palco non sono semplici tracce registrate, meccaniche: nei tre quadri in cui il focus della drammaturgia si concentra sul corpo, sul movimento e sulla danza della musa oscura, sono proprio la sua voce e il suo canto a riempire il vuoto sonoro della scena. Quei momenti in cui la musica elettronica si interrompe, sono resi vivi e concreti dai tre canti della Lucenti, tutti appartenenti al repertorio di Domenico Modugno. È attraverso una voce potente che la dark lady comunica con il buffone, quasi a rappresentarne la coscienza, quasi ad ammonirlo riguardo alla fragilità della sua condizione. «Ciò che avviene nei Sonetti è innanzitutto l’esibizione di un io disperato e precario, disposto a dire tutto, a farsi povero e buffone, a divenire esso stesso spettacolo, pur di non perdere l’Altro: il bel giovane, l’ombra misteriosa e mai identificata dell’opera shakespeariana, un personaggio idealizzato e irrealizzabile, bellissimo e indifferente, simbolo della luce e della grazia, unico baluardo di eternità contro l’incombere della morte», afferma Malosti. La tensione fra l’annullamento e l’avvilimento del sé, quasi penoso, e la figura giovane, fresca del fair youth è esplicitata chiaramente dalla regia di Malosti, tanto da non poter essere fraintesa: veicolo e forza motrice di questa tensione è il corpo in movimento della Lucenti.
«Creare situazioni che provino a farci crescere ogni giorno come uomini e donne. Altrimenti di cosa può parlare la nostra danza?», afferma la danzatrice. Ed è proprio una danza che parla che viene proposta nella macrostruttura della regia di Malosti, una fisicità che comunica con linguaggi non verbali, per questo forse più immediati, che toccano le corde irrazionali e pure dello spettatore, affascinandolo. Un corpo esile, ma mai fragile, teso, predisposto all’azione, in costante ascolto espressivo e poetico nel suo farsi danza: questa è la connotazione che assume la dark lady nelle sue coreografie. In seguito alla prima canzone di Modugno, Un pagliaccio in paradiso, la Lucenti muove dal retroscena verso il pubblico e inizia a spogliarsi della pomposa e ingombrante gonna nera e del corpetto, anch’esso rigorosamente nero. La vediamo ballare nuda, mentre, morso dopo morso, mangia una mela rossa e brillante: richiama alla memoria degli spettatori echi di favole e storie ascoltate prima del sonno, durante l’infanzia, risultando mai banale e mai scontata nei suoi gesti.
SHAKESPEARE/SONETTI
Versione italiana e adattamento teatrale Fabrizio Sinisi e Valter Malosti
regia Valter Malosti
coreografie Michela Lucenti
con Valter Malosti, Michela Lucenti, Maurizio Camilli, Marcello Spinetta ed Elena Serra
scene e costumi Domenico Franchi
luci Cesare Agoni, Sergio Martinelli
assistente alla regia Elena Serra
canzoni Domenico Modugno (Un pagliaccio in paradiso, Che cosa sono le nuvole, Dio come ti amo)
progetto sonoro Valter Malosti
suono Edoardo Chiaf, Fabio Cinicola, Jacopo Bertoli
produzione CTB Centro Teatrale Bresciano/ TPE Teatro Piemonte Europa/ Teatro di Dioniso