Introdotto da un energico menestrello, Un nemico del popolo indaga sui principi etici e morali dell’individuo. In scena al Teatro Argentina di Roma, per la regia di Massimo Popolizio, il testo di Ibsen offre al pubblico un ampio sguardo sulla costante alienazione della legittimità.
Articolo di Gianmarco Castaldi
Tollerare le menzogne della politica implica una malsana complicità del popolo stesso, che, uniformandosi non più a massa votante ma a singoli individui dello stesso gregge, perde la capacità di pensare che la propria fiducia potrebbe muovere gli equilibri di un sistema corrotto. La tanto citata e cercata democrazia ha bisogno di formarsi all’interno di un quadro governativo basato sulla verità, altrimenti la funzione per cui il cittadino esercita i propri diritti viene meno, e la menzogna, trionfante, regnerà sovrana e indisturbata. «La verità sta alla democrazia come la menzogna sta alla sua assenza»; con questo periodo, formulato secondo le proporzioni matematiche, Luciano Violante, ex Presidente della Camera e della Commissione Antimafia, esplicita il suo dissenso nei confronti di una politica ignobile e deplorevole; allo stesso modo, simili parole potrebbero facilmente ruotare intorno alla figura e alla psiche di Thomas Stockmann, protagonista del testo di Henrik Ibsen, Un nemico del popolo, in scena al Teatro Argentina di Roma dal 20 marzo al 28 aprile per la regia di Massimo Popolizio.
Una piccola comunità, non senza pensieri velleitari, spera di ingrandire il proprio orizzonte futuro sfruttando l’unica risorsa della cittadina: un sottosuolo di acqua sulfurea in grado di guarire gli ammalati e di generare ricchezza nelle casse comunali. La politica, insieme con il consenso della tanto amata maggioranza, innalza uno stabilimento termale da cui poter trarre un caldo profitto. All’interno dell’amministrazione dello stabile, oltre alla dominante presenza del sindaco Peter Stockmann, interpretato lodevolmente da Maria Paiato, opera, in veste di responsabile sanitario, il dottor Thomas Stockmann, medico della città nonché fratello minore del sindaco. La tranquilla esistenza del protagonista dell’opera, alimentata da piccole pubblicazioni sul giornale locale, viene incredibilmente scossa da una scoperta raccapricciante: lo stabilimento non è altro che un focolaio di germi, ciò che appare come l’unica fonte di guadagno della città è, in sostanza, un cumulo di dannosi batteri. Il fautore del rinvenimento scientifico inizialmente verrà sostenuto dai vari apparati sociali della cittadina; ma a fronte delle inattendibili dichiarazioni del sindaco, gli ardenti focolai si rivolteranno contro il dottor Stockmann, mirabilmente recitato da Massimo Popolizio, che verrà accusato di essere il portavoce dell’eventuale caduta dell’unico bene comune della città.
Attuale, cinico, a tratti comico, il testo di Ibsen, attraverso l’energica messa in scena di Popolizio, propone numerosi spunti di riflessione di carattere politico e socio-economico. Nella continua messa in discussione dei cardini che compongono la facoltà di scelta del popolo, il regista inserisce l’incredulo spettatore in uno spazio cocente a metà tra la platea di un comizio e i fautori di una decisione politica. Il pubblico è posto dinanzi a un interrogativo individuale, una sorta di esame di coscienza che espone sulla stessa bilancia due carichi differenti: dare ascolto alla forma etica del proprio io o alla forma delle proprie tasche? Attraverso l’utilizzo del dinamismo tipicamente cinematografico e l’astuzia dei repentini cambi scenografici, lo spettacolo raggiunge una dimensione piacevolmente caotica, una condizione auspicabile da numerose messe in scena. Le scelte registiche non appartengono di certo alle schiere di una tenue avanguardia teatrale, ma, ascoltando Ibsen, «l’uomo più forte del mondo è quello che è più solo».
UN NEMICO DEL POPOLO
di Henrik Ibsen
regia Massimo Popolizio
traduzione Luigi Squarzina
con Massimo Popolizio e Maria Paiato
e con Tommaso Cardarelli, Francesca Ciocchetti, Martin Chishimba, Maria Laila Fernandez, Paolo Musio, Michele Nani, Francesco Bolo Rossini, Dario Battaglia, Cosimo Frascella, Alessandro Minati, Duilio Paciello, Gabriele Zecchiaroli
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
luci Luigi Biondi
suono Maurizio Capitini
video Igor Renzetti e Lorenzo Bruno
assistente alla regia Giacomo Bisordi
Produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale