Manicomio! Manicomio!, il titolo della mostra, esposta dal 13 aprile al 2 giugno al Teatro Valle di Roma, è il grido di una platea infernale che ha segnato l’intera drammaturgia pirandelliana; la rassegna ripercorre le tappe di un processo teatrale in continua evoluzione nato inizialmente da uno scatto sovversivo.
Articolo di Gianmarco Castaldi
La memoria, l’atto di ricordare, far rivivere elementi di forte impatto emotivo è un compito che ottiene un’accezione nobile, ma allo stesso tempo potrebbe apparire come sinonimo di un passato oscuro. Creare luoghi che evochino vicende storiche significative per lo sviluppo della società mostra la costante fermezza nel voler arrestare, attraverso cerimonie commemorative, il tempo che avanza; una sorta di intervallo riflessivo in cui l’individuo ricalcola il proprio essere, la propria esistenza e il suo divenire nel mondo.
Puntando lo sguardo sulle strutture culturali del paese e integrando le commemorazioni storiche e politiche con gli sviluppi dell’arte del Novecento italiano, ampia e dovuta riflessione va consegnata al processo di fruizione della memoria teatrale operato dal Teatro Valle di Roma: uno spazio ormai inagibile agli spettacoli, ma pronto a creare mausolei celebrativi della storia teatrale. «Gioielleria della memoria», così Nicola Fano, membro del Consiglio di Amministrazione del Teatro di Roma, definendo l’utilità del teatro, apre, insieme a Paolo Petroni, nota firma del «Corriere della sera», l’incontro inaugurale della mostra dal titolo: Manicomio! Manicomio! 1921: Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello, esposta al Teatro Valle dal 13 aprile al 2 giugno. In prossimità dei 100 anni dalla prima, 10 maggio 1921, il percorso storico della messa in scena dell’opera pirandelliana rivive, tramite proiezioni su schermo e letture delle critiche in cuffia, il processo evolutivo dello spettacolo attraverso gli adattamenti cruciali che maggiormente ne hanno segnato lo sviluppo: dall’antica e contestata prima di Dario Niccodemi, fino all’acclamata e giovanile di Luca Ronconi, passando per l’insolita di Mario Missiroli, l’opera riemerge, seguendo settimanalmente modifiche strutturali in base allo spettacolo in mostra, all’interno del Teatro Valle.
La prima messa in scena del testo pirandelliano, per la regia di Niccodemi, apparve ingenuamente anomala e fuori dagli schemi, un eccesso di sfrontata analisi teatrale e psicologica che destò scandalo tra il pubblico. Lo shock causato provocò una reazione incontrollata della platea, che seguì l’autore fuori dal teatro e al grido demolitore «Manicomio! Manicomio!» inconsapevolmente detterà il lodevole futuro di un’opera che ha scardinato i principi scenici. Il pubblico romano, in contrasto con una tenue parte della critica, non seppe cogliere l’inedita innovazione drammaturgica, un inconsueto quanto misterioso punto di partenza da cui estrapolare parte del futuro teatro italiano.
Nella polverosa e confortevole sala del Teatro Valle, i sei personaggi dell’autore siciliano, presentati da Niccodemi in quella rivoltosa serata, rivivono nei testi critici dei giornali dell’epoca, trasportando l’uditore in un vortice evocativo dai caratteri mistici e contemplativi. I legnosi palchi del teatro, attraverso le espressioni dei giornali, prendono vita, andando a formare la cornice celebrativa di quel 10 maggio del ’21. Ma quali furono gli elementi che sfuggirono al pubblico del Valle? Il teatro, oggi, è ancora un tribunale di piazza oppure è un pedante ring per pochi galli? Il popolo affida l’esito di uno spettacolo al giudizio apparentemente incontestabile della critica e degli studiosi del settore, avviandosi ad un processo di annullamento della propria capacità analitica e del proprio potere in quanto pubblico. La silenziosa platea, colpita da un autentico complesso d’inferiorità, preferisce delegare ai soli addetti ai lavori il responso critico, liberandosi da un compito a tratti ostico ma, contemporaneamente, utile ad affermare la propria rilevanza nel panorama teatrale.
Manicomio! Manicomio! 1921: Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello
Teatro Valle – dal 13 aprile al 2 giugno 2019
La mostra è realizzata dal Teatro di Roma – Teatro Nazionale
in collaborazione con Biblioteca Museo Teatrale Siae, Centro Teatrale Santa Cristina
Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo (Università di Roma Sapienza)
Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Istituto per i Beni Sonori e Audiovisivi, Marche Teatro, Museo Biblioteca dell’Attore, Ormete (Oralità Memoria Teatro), Rai Teche, Sartoria Teatrale Farani, Studio di Luigi Pirandello, Istituto di Studi Pirandelliani e sul Teatro Contemporaneo, WPS Multimedia Roma, Giuseppe di Giovanni e Ernani Paterra
e con la collaborazione di Paolo Petroni, Margherita Dellantonio, Paolo Ferrari, Luchino Masetti, Viviana Raciti
gli allievi della Scuola di Teatro e Perfezionamento Professionale del Teatro di Roma
Alessandro Burzotta, Emanuela Cappello, Francesca Fedeli, Flavio Francucci
si ringraziano Tommaso Le Pera e Cecilia Carponi, Alessandro Genesi, Donatella Orecchia, Nuccio Siano