Dietro la stazione, tra odore di pioggia e cibo, lingue belle e sconosciute, solitudine, si arriva all’Auditorium di Spin Time, dove dal 3 al 5 maggio Illoco Teatro, che lavora attivamente al progetto di riqualificazione dello spazio, ha portato in scena Le voci, tra gli appuntamenti teatrali di Spin-OFF. Il piano interrato del palazzo (otto piani occupati da famiglie di 18 nazionalità diverse) si anima di realtà e incanto, tra tracce di vissuto, di passaggi, nei bagni, sugli specchi, sui muri delle sale…
Articolo di Eva Corbari
Il mondo sulla scena ha la stessa ruvidezza antica: una stazione-casa dove il capostazione (Roberto Andolfi, anche alla regia), ed Ettore (Dario Carbone) il giovane aiutante con un ritardo mentale e una fantasia rivelatrice condividono caffè, polvere, conservano oggetti abbandonati nella loro intimità di rimproveri e abbracci. Una signorina (Annarita Colucci) appare nel loro tempo sospeso per un biglietto di sola andata verso Milano, unica passeggera in attesa di un treno in ritardo. Ombre di volti sotto le luci calde e vocidal silenzio, da quelle degli ospiti (non semplicemente “pubblico”) in sala a quelle dei passeggeri passati, rinchiuse dai due custodi nelle scatole al centro della scena, che letteralmente investono i corpi, per rivivere: ad ogni aperura, si rivelano mondi con finestrelle di cartone, camerette disegnate, tendine e lenzuola all’improvviso, tele come vele di una barca.
Le caratterizzazioni superano il personaggio, grazie a un lavoro attoriale privo di cliché, verso autentici spaccati di vita: le visioni di una madre che invoca il suo neonato, un uomo sfrattato dal suo terreno, tutto ciò che gli resta, due giovani innamorati a prima vista e separati da un segnale frainteso della Madonnina (in bottiglia), l’addio di una sorella maggiore e la voglia di riscatto della minore, l’invalidità e i traumi passati di un bigliettaio, un ragazzo-bambino che sa dire la verità… In piena coerenza con l’azione, la scenografia non fa da sfondo, né Spin Time si limita a contenere i suoi viandanti; come una Luna de L’Orlando Furioso, che raccoglie ciò che si smarrisce in Terra, così queste stanze custodiscono corpi dimenticati, tramandano storie con lo stesso ritmo d’un’ottava: il dialetto di paese (del Sud, in questo caso), ciò che sempre sopravvive delle proprie radici, nella terra crudele e cara.
Le anime del canto non sono eroi, siamo noi, con le scelte, le fughe e i fallimenti, la responsabilità quotidiana di rimanere, l’incertezza di non tornare. Andarsene, accidenti, fa male, anche se su treni (o barche) colmi di speranze, fa male non trovare un posto dove essere accolti. Chi se ne va chiede memoria, chi resta combatte la nostalgia: il paradigma del viaggio si inverte, la vera impresa è liberare, in ogni luogo, le proprie umane mancanze. Ogni voce è grido all’imperfezione, alla capacità di stupirsi, accettarsi nella diversità; senza lirismo, con la dolce scrittura di Annarita Colucci, la misura e la delicatezza di uno sguardo su anime costrette o desiderose di crescere. Resta traccia di un’atmosfera, il linguaggio comune dell’emozione commuove e diverte, tra persone “senza luogo” sul palco e tutt’attorno che, tenacemente umane, resistono alla dispersione, all’immobilità, levando, tra rumori di fondo, voci di lotta e meraviglia.
LE VOCI
uno spettacolo di Illoco Teatro
scritto da Annarita Colucci
editor Massimiliano Ciarrocca
con Dario Carbone, Annarita Colucci, Roberto Andolfi
scene Ambramà
regia Roberto Andolfi
disegno luci Martin Emanuel Palma
progetto vincitore del Bando Giovani Direzioni
realizzato con il contributo del Centro Teatrale Mamimò
promosso dal Centro Mamimò di Reggio Emilia