Per fare il teatro che ho sognato @ Over – Emergenze Teatrali: NEST Napoli Est Teatro

Over Emergenze Teatrali (+25) è la rassegna promossa dal Teatro Argot Studio, all’interno della quale ha trovato spazio il ciclo di interviste e dimostrazioni di lavoro promosse dal progetto Per fare il teatro che ho sognato dell’Università di Roma Sapienza, che persegue un’indagine sui processi produttivi dello spettacolo dal vivo, esplorandone i linguaggi e le modalità creative.

Articolo di Alessia Pivotto

Napoli, periferia est San Giovanni a Teduccio, in Via Bernardino Martirano una scuola abbandonata richiama l’attenzione di un gruppo di ragazzi. I futuri fondatori del NEST (Napoli Est Teatro) scavalcano un cancello, passano attraverso una finestra rotta e guardandosi intorno, immaginano di costruire un teatro. Coraggio e presa di coscienza di ciò che si è scelto di essere, hanno come risultato l’intervento su un territorio, il proprio territorio, per rivalorizzarlo e trasformarlo. Una passione, quella teatrale, che si trasforma in scelta politica, sociale. Con questo breve aneddoto, Adriano Pantaleo, attore e vicepresidente artistico del NEST, presenta la compagnia e avvia il dibattito su cosa vuol dire fare teatro oggi. L’incontro si svolge nella cornice protetta del Teatro Argot Studio ma le questioni che emergeranno, sconfineranno le scure pareti della sala per illuminare quella parte di realtà, quotidiana e gestionale, in grado di trovare soluzioni trasversali.

Ripercorriamo quindi la storia del Napoli Est Teatro ponendo attenzione al contesto pre-produttivo. L’iniziale investimento per la realizzazione del teatro è avvenuto attingendo a fondi personali, ricavati a loro volta da occasioni lavorative indipendenti dal progetto e individuali. In un secondo momento, il progetto della compagnia, di effettiva messinscena degli spettacoli, ha garantito un minimo di stabilità economica, seppur provvisoria: per uno spettacolo co-prodotto e portato in tournée per tre-quattro mesi, la prospettiva di durevolezza finanziaria varia dai sei ai sette mesi. Tra le prime produzioni, nella stagione 2007/2008, di notevole importanza sarà lo spettacolo Gomorra di Roberto SavianoMario Gelardi, regia di Giuseppe Miale Di Mauro, portato in tournée in Italia e all’estero totalizzando 400 repliche.

Da dieci anni NEST è una compagnia teatrale che necessita di presentare i propri progetti in collaborazione e co-produzione con altre realtà. L’ERT, il Teatro Stabile di Torino e lo Stabile di Prato, coproducono nel 2012 Educazione Siberiana di Nicolai Lilin per la regia di Giuseppe Miale Di Mauro. Progetto di risonanza sarà Il Sindaco del Rione Sanità, messo in scena al NEST Teatro con la regia di Mario Martone, nella stagione 2016/2017 e prodotto da: NEST, TST, ELLEDIEFFE Compagnia Luca De FilippoCarla Borrelli, organizzatrice del Nest (l’unica componente della compagnia che in merito al ruolo svolto, da circa un anno riesce a percepire un minimo di stipendio mensile), ci spiega che costituirsi impresa di produzione under 35 significa fare uno sforzo maggiore per autoprodursi e togliere di conseguenza risorse al resto dell’attività sociale svolta all’interno del teatro.

Con l’obiettivo di creare momenti di aggregazione e opportunità lavorative, restituire la praticità di un mestiere, vengono annualmente istituiti laboratori teatrali per ragazzi tra i 17-27 anni , workshop mensili totalmente gratuiti e progetti di collaborazione con i centri minorili penitenziari. A queste attività, realtà teatrali ibride, che sono le realtà dell’oggi, in cui convergono il settore produttivo relativo alla messa in forma e distribuzione dello spettacolo teatrale e il segmento concernente la realizzazione di un proprio spazio e alla gestione del medesimo, il Comune di Napoli contribuisce fornendo servizi gratuiti di trasporto ed agevolazioni di vario genere; la Regione Campania ha riconosciuto un contributo di euro 4.314,87 nel 2018. In anticipo sulle realtà territoriali di appartenenza è il Governo Centrale che tramite il MiBAC Ministero per i beni e le attività culturali, nel 2017 stanzia euro 40.000,00 (quarantamila,00) a titolo di: progetto speciale “Una bella storia”- Art. 46 c.2 D.M. 1 luglio 2014″. Nel 2018 l’importo stanziato è di euro 39.820,00 a titolo di: azioni trasversali-promozione teatro coesione e inclusione sociale – Art. 41 – anno 2018 D.M. 27 luglio 2017. Il contributo ministeriale, elargito previa presentazione di un progetto triennale su programma annuale, ha permesso un’inedita programmaticità.  Lì dove i collettivi teatrali non riescano ad attingere al FUS Fondo unico per lo Spettacolo, trovare un equilibrio nella precarietà sembra essere la sfida primaria. Realtà private come le associazioni bancarie, in particolar modo nel sud Italia, sono poco interessate alla promozione culturale se non in rare situazioni e il più delle volte la difficoltà consiste nell’intercettarle, ostacolando alla base ogni possibile richiesta.

Indagare e rendere manifeste le dinamiche che soggiacciono alla distribuzione delle risorse, alla produzione culturale ed economica dello spettacolo dal vivo, diviene un’urgenza. Per fare il teatro che ho sognato, insieme a iniziative come Over – Emergenze TeatraliDominio Pubblico, si assume la responsabilità di quest’urgenza mettendo in atto la volontà di trovare risposta a problematiche comuni; traccia una linea che unisce artisti, studiosi e spettatori in un teatro che torna a essere vissuto come luogo d’incontro.

Lo spettacolo che ha aperto la rassegna Over – Emergenze Teatrali è Non Plus Ultras di Adriano PantaleoGianni Spezzano, progetto di residenza Argot Produzioni. Un solo attore in scena in grado di muoversi tra due spazi, l’hotel e lo stadio, di identificarsi in più personaggi e, cantando cori ultras, illustrarci lo scontro tra gruppi recitando Shakespeare. La drammaturgia è di Gianni Spezzano e la scenografia che rende possibile il cambio repentino di luoghi, pur nella fissità di una struttura in legno, è ideata da Carmine Guarino. Un quadro articolato e controverso emerge dal racconto di un ragazzo privo di grandi aspirazioni, di cui seguiamo il susseguirsi di vicende sulla scena. Innamorato della figlia del capo Ultras del Napoli, decide di prender parte al movimento. Nella curva del San Paolo transitano figure professionali differenti, unite dall’amore per la maglia, disposte a sacrificare i propri affetti per una fede comune, senso di appartenenza alla squadra che si fa simbolo di una città. Il movimento Ultras del Napoli, elemento di resistenza al sistema societario del calcio moderno, è il punto di partenza da cui avviare la più ampia riflessione sulla mercificazione di beni immateriali, di come si avverta il costante tentativo di invadere con l’arroganza del marketing pubblicitario, gli spazi altri dediti alla condivisione, solidarietà e sostegno di una passione o di un ideale. Dalla curva di uno stadio, migliaia di persone intonano il rifiuto alla corruzione economica all’insegna della desiderata e desiderabile fedeltà alla squadra. Nella sala di un teatro, un gruppo di pochi individui, pretende che non vi siano più disattenzioni nei confronti di chi resiste a un sistema di promozione culturale e distribuzione delle risorse, non inclusivo e poco rassicurante nella sua non predisposizione a investire su progetti under 25, come Dominio Pubblico 2019, che non prevedono la svalutazione a fini commerciali, dei prodotti artistici.

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