In Urbe Civitas, la nuova mostra del Teatro di Roma, esposta al Teatro Valle, propone una chiara analisi degli spazi teatrali romani e delle macchine sceniche rinascimentali. Un percorso storico e originale che mira a modificare la percezione umana delle città.
Articolo di Gianmarco Castaldi
Il teatro è vita. Insieme agli abitanti, i teatri, in un silenzio effusivo, dimorano nelle città. I luoghi della fantasia verosimile, del gesto, della voce e dei corpi si animano in una stretta e proficua collaborazione con i diversi strati sociali che formano lo spazio abitato; una sorta di convivenza generosa e poetica tra due ospiti eterni. Percepire la città come una forma di vita che includa cautamente la complessa esistenza dei singoli individui è un atto politico e socio-culturale di estrema esigenza. Agglomerati urbani, viventi e molteplici, che rifiutano l’etichettatura banale e incentrata sulla mera fisicità degli spazi cittadini sono necessari per un futuro radioso della quotidianità collettiva.
Dopo la serie di mostre dedicate a varie messinscene dei Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello, terminata lo scorso 2 giugno, il Teatro Valle, ormai componente integrante del Teatro di Roma, si ripropone come l’ufficio persistente della memoria teatrale sul territorio romano. In Urbe Civitas, in mostra al Teatro Valle dal 6 giugno al 7 luglio, è il titolo della nuova esposizione promossa dal Teatro di Roma, che, avendo restituito dignità a uno dei più celebri teatri romani, continua la sua lodevole opera di forte riqualificazione di uno spazio destinato a un finale spiacevole. Suddivisa in due parti, nel foyer e nella sala del teatro, e in due entità parallele, l’iniziativa restituisce un excursus storico dei teatri romani e delle macchine sceniche rinascimentali. La prima sezione, a cura degli architetti Elsa Rizzi e Simonetta Zanzottera, dal titolo Roma: i luoghi dello spettacolo, ripercorre abilmente l’espansione e la collocazione dei teatri cittadini sul suolo capitolino. Attraverso lo studio e l’analisi accurata degli antichi progetti di numerosi teatri romani, la mostra indaga sulle trasformazioni e i vari riadattamenti delle sale teatrali dal 1513 a oggi. Dal Teatro del Campidoglio, al Teatro Florida di via Crispi, le planimetrie architettoniche coinvolgono il visitatore in un vortice curioso e analitico. La topografia del territorio romano e la ricostruzione fedele dei teatri antichi si avvalgono dei materiali presenti nel libro Teatri di Roma, lo spazio scenico nella città eterna dal Rinascimento a oggi, di Elsa Rizzi e Simonetta Zanzottera edito da Carocci Editore.
Parallelamente all’analisi scientifica e architettonica operata dai due architetti, nell’antica platea del teatro la mostra cambia volto. Partendo da testi rinascimentali, tra cui Le Vite di Giorgio Vasari, la sezione intitolata Artes Mechanicae, seguendo i progetti di Filippo Brunelleschi e Francesco D’Angelo, ripristina le macchine sceniche di fine Quattrocento utilizzate per le narrazioni del Teatro Sacro. I modelli lignei sono stati realizzati magistralmente da Luciano Minestrella, direttore artistico e fondatore della Mirabilis Teatro Societas. Il capitale artistico, teorizzato nel Rinascimento e portato alla luce nel Teatro Valle, vive in platea sotto l’acuta osservazione degli occhi vigili e penetranti di altrettante sculture presenti sui palchi. Il sottotitolo della seconda sezione in mostra prende il nome da un celebre romanzo del Novecento italiano: Le città invisibili di Italo Calvino. Ascoltando l’esposizione di Minestrella, che ripercorre insieme ai visitatori i natali delle opere, s’intende che la presenza tiepida e avvolgente del testo di Calvino è ad ogni modo necessaria: la civitas, la città che vive, prende forma dalle mani di Minestrella e dalla narrazione del romanzo. Così come il pubblico dei palchi scruta la platea, allo stesso modo le città, dignitosamente vive e formalizzate dall’artista, assolvono il compito osservativo delegato eternamente allo spettatore.
Profumi di botteghe e analisi accademiche abitano il Teatro Valle, in un continuo processo di mutazione estetica e morale. In Urbe Civitas è un metodo nuovo e originale di avvertire la città: uno sguardo in direzione di un avvenire auspicabile che scompone consuetudini ancestrali.
La mostra è realizzata dal Teatro di Roma – Teatro Nazionale.