Nel panorama offerto dal festival Dominio Pubblico, una delegazione di attori bulgari propone un riesame delle componenti attuate dalla crisi europea. Lo spettacolo The Wound Philoctetes, tratto dal Filottetedi Heiner Muller, ripercorre la sorte di un vecchio maestro decaduto, attualizzando ataviche consuetudini dell’essere umano.
Articolo di Gianmarco Castaldi
Abbandonare il bisognoso, il miserevole, colui che, macchiato indelebilmente da un’ingiuriosa sciagura, rischia di minare gli obiettivi della massa è una pratica troppo spesso visibile in numerosi ambiti. La storia, a coloro che posseggono una memoria granitica, fornisce numerosi esempi di come, maggiormente in azioni politiche e militari, gli sciacalli pronti a banchettare sul potente in via di cedimento sono sempre in allerta a favore di una illegittima sostituzione autoritaria. Dal Generale Rommela Salvador Allende, la rimozione sconsiderata di una guida ormai isolata appartiene all’indole umana: d’altronde, come suggerisce l’ex Presidente della Camera Luciano Violante, «la democrazia non si trova in natura».
Le sorti spiacevoli di alcuni leader, e l’atteggiamento ignobile dell’uomo, rientrano nella drammaturgia teatrale come una significativa documentazione del comportamento umano. Tratto dal Filottete di Heiner Muller, lo spettacolo The Wound Philoctetes, in scena al Teatro India di Romail 16 giugno all’interno del festival multidisciplinare Dominio Pubblico, ripercorre e attualizza i temi dell’abbandono del debole, in un clima europeo dominato dalle fake news e da concetti politici discordanti. L’abile e unico possessore dell’arco di Ermes viene lasciato, dalla flotta greca diretta a Troia, sulla desolante Isola di Lemno a causa di una ferita, provocata dal morso di una vipera, infetta e maleodorante. Dopo aver trascorso, in stato debilitato, dieci anni su un luogo inospitale e desertico, il vecchio maestro ritorna utile alla causa greca; a seguito di una profezia di un Oracolo, Ulisse e Neottolemo ripartono verso Lemno perrecuperare l’arco di Ermes, unico strumento di salvezza per i greci impegnati nella sanguinosa Guerra di Troia. Il testo di Muller, caratterizzato da una struttura drammaturgica verbosa, a differenza della narrazione sofoclea, restituisce un diverso finale allo spettatore: Filottete, dopo una lunga trattativa con i due greci, non riparte onorevolmente alla volta di Troia con i suoi traditori, ma perisce sotto la turpe spada dei suoi infidi nemici.
La diplomazia e la saggezza acquisite dal finale narrato da Sofocleperdono la loro essenza nell’adattamento scenico, eseguito ammirevolmente, del regista bulgaro Boris Krastev: il Filottete dell’autore tedesco, mediato dalla regia e dai performer Atanas Petkov, Deian Jekove Daniel Blagoev, acquista una matrice umana incentrata sull’odio e sulla sete di vendetta. Il vecchio maestro dei greci rimanda allo spettatore le sofferenze dell’esiliato politico, di una mente armata di legittimo castigo da infierire ai biechi opportunisti, di un Conte di Montecristo incapace di raggiungere il suo scopo.
L’alienazione, operata da una collettività spregiudicata, rende l’individuo capace di ritrattare i temi dei principi etici personali, un processo di trasformazione sofferta ma necessario affinché il peso della coscienza non gravi sull’esistenza quotidiana.
THE WOUND PHILOCTETES
di Theatre Laboratory Sfumato
Tratto da Heiner Muller
Regia Boris Krastev
Con Atanas Petkov, Deian Jekov, Daniel Blagoev