Nella vivace cornice del PontelandolFolk Festival 2019, il Troy O’Herlihy Irish Dance Group mostra al pubblico gli adattamenti delle danze popolari irlandesi alla censura devastante della dominazione britannica; una forma di nobile resistenza che preserva, con estrema cautela, l’antico folclore gaelico.
Articolo di Gianmarco Castaldi
«Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere»; dalle sagge parole di Bertolt Brecht si estrapola l’intero magma che ha caratterizzato la Resistenza politica europea durante la dominazione nazi-fascista. Disonorare le decisioni immorali di una macchina politica illegittima è l’estremo atto rivoluzionario del resistente, di una società clandestina che reagisce alle imposizioni illecite di un regime autoritario. Tra moschetti ottocenteschi e Walther P-38 sottratte alle milizie naziste, la resistenza al potere opprimente sviluppa un ulteriore veicolo per la nobile causa, un segmento laterale che si divincola dalla legittimata violenza per approdare nei meandri dell’arte.
Nella colorata prospettiva del PontelandolFolk Festival 2019, il 3 agosto, all’ombra dell’imponente torre medievale che sovrasta Piazza Roma di Pontelandolfo, il Troy O’Herlihy Irish Dance Group consegna al pubblico le danze popolari che animano gli ambienti irlandesi: gonfie parrucche e abiti vivaci vivificano il palcoscenico della rassegna instaurando uno scambio costruttivo tra diverse culture antropologiche. Gruppo esclusivamente femminile, il Troy O’Herlihy esegue una differenziata varietà di danze, spaziando dalle più antiche erudizioni celtiche fino a giungere alle figure tradizionali rese celebri dagli spettacoli Riverdance di Bill Whelan e Lord of the Dance di Michael Flatley, un giusto equilibrio artistico creatore di un rinnovo entusiasmante del folclore.
Tramandati con grande cura da una generazione all’altra, gli antichi balli sono il risultato della resistenza irlandese alla colonizzazione britannica; a partire dal XVI secolo la tradizione gaelica subisce una forte censura dal governo inglese, che vede nell’annullamento del popolo autoctono e del folclore irlandese l’unico mezzo rapido per un’annessione completa dell’isola al Regno Unito. Costretti da una legge becera, il popolo, per garantire una dignitosa continuità alle proprie tradizioni, si riunisce, clandestinamente, in piccoli gruppi all’interno delle abitazioni, trasmettendo il sapere artistico e antropologico alle nuove generazioni. Minati dalla censura britannica, i vecchi maestri adattano le coreografie delle danze agli spazi ristretti delle dimore, generando un autentico rinnovo delle abitudini popolari incentrato sulla modifica sostanziale delle figure artistiche.
L’intricato gioco di gambe, punto centrale della matrice artistica irlandese, e l’adeguamento delle danze agli spazi ristretti sono il frutto di una condizione forzata dalle circostanze storiche e culturali. Sopravvissuti alle imposizioni di un nemico spregiudicato, gli antichi costumi, le leggende e i miti gaelici risuonano energicamente sul palcoscenico del festival pontelandolfese, organizzato dall’Associazione Culturale Folk Ri Ualanegli, restituendo al pubblico l’inflessibile continuità di una lotta collettiva che mira alla conservazione delle tradizioni identificative di un popolo. L’arte come arma, come riscatto sociale, come fattore tutelante della comunità dona all’eventuale resistenza un valore aggiunto, che, nobilitando la causa, si formalizza in valido portavoce di una giusta riacquisizione delle storiche componenti culturali.