Santarcangelo dei desideri (parte prima)


Slow & Gentle, 49ª edizione di Santarcangelo Festival (5-14 luglio 2019), curata da Eva Neklyaeva e Lisa Gilardino, è un festival lento e gentile in cui scoprire nuovi sguardi e realizzare desideri. Le Nottole si sono alzate in volo nell’ultimo fine settimana del Festival, per osservare e immergersi in visioni complesse, profonde e seducenti. 

Articolo di Margherita Dellantonio

C’è chi sfreccia verso il mare per cercare un po’ di pace sotto l’ombrellone, concedendosi una pausa dalla frenetica quotidianità, ma poco prima di raggiungere la riviera romagnola si incontra un altro luogo dove è possibile frenare questo movimento perenne. A Santarcangelo di Romagna, per dieci giorni della calda estate italiana, il ritmo rallenta, si fa gentile, delicato, un tempo diverso, pronto ad accogliere pensieri e nuove possibilità di vivere. 

In questa cittadina si svolge il più antico e longevo festival di teatro contemporaneo italiano, giunto alla sua quarantanovesima edizione. Eva Neklyaeva e Lisa Gilardino, che quest’anno concludono il triennio della loro direzione, invitano a confondersi tra le strade della città, le sue piazze, i suoi teatri, a lasciarsi sfiorare dal tocco gentile del Festival, a condividere tempo e spazio con i viandanti di questo luogo, con cittadini, spettatori, operatori, artisti e curiosi.   

Slow & Gentle, più che tema del Festival, è un modo di starci dentro, di fluire con esso. È una dichiarazione d’intenti, la sovversione di una realtà troppo rapida e spesso superficiale. Quest’edizione di Santarcangelo, nelle parole delle curatrici, vuole essere «uno specchio che riflette l’esperienza del tempo in cui viviamo, sfaccettato e complesso». La mancanza di un tema centrale e preciso non nega certamente l’esistenza di un pensiero, di un filo rosso che attraversa il Festival, la cui essenza si può riassumere nelle parole della poetessa Audre Lorde, assunte come una sorta di manifesto: «Le nostre visioni nascono dai nostri desideri». Sono proprio i desideri a condurre l’attraversamento di Santarcangelo, il desiderio, oggi fondamentale più che mai, della condivisione di uno sguardo differente e trasversale, la ricerca di nuovi modi di affrontare l’esistenza, di costruire pensieri critici. Nel complicato e oscuro labirinto che è la realtà odierna è necessario coltivare la cultura, lasciarsi sedurre dalla profondità, avere sguardi disobbedienti. Creare visioni dai desideri è fondamentale, visioni in quanto capacità di guardare, analizzare, visioni straordinarie e meravigliose, visioni come sogni e soprattutto, come in un significato più antico del termine, apparizioni veritiere. 

Durante il Festival, Santarcangelo si riempie di colori e persone, di spettacoli, performance, installazioni, mercatini, incontri. Tra teatri, piazze, scuole, palestre ci si imbatte nelle prospettive più diverse, in un programma fitto di rappresentazioni ed eventi. Si può, ad esempio, inciampare in degli insoliti, piccoli oracoli. La giovane artista Francesca Grilli, associata al triennio, ha lavorato con un gruppo di bambini del posto insegnando loro l’arte della chiromanzia. Sparks crea un dialogo intimo e personale tra lo spettatore e il bambino o la bambina che gli legge la mano. Il coinvolgimento fisico ed emotivo dello spettatore è uno dei nodi centrali della pratica dell’artista, alla ricerca di linguaggi in grado di restituire la complessità del racconto e della sua comunicazione. In quanto adulti ci si trova spaesati e meravigliati dalla saggezza di questi piccoli profeti, dalla delicatezza con cui, con le loro vocine esili e tentennanti, rivelano il destino. Disorientamento che ha subito fine quando si viene colpiti dall’evidenza che questi bambini sono il futuro, e che non c’è cosa più normale che siano essi a indicare il cammino, tenendoci per mano con rassicurante serenità. Con la purezza tipica dell’infanzia questi bimbi creano un’atmosfera misteriosa e quasi magica, rendendo lo spettatore partecipe di un racconto che resta segreto, inenarrabile, ponendo domande destinate a restare senza risposta, ma che attraversano la permanenza al festival (e oltre). Sparks è una performance delicata e poetica, riuscita nell’intento dell’artista di salvaguardare e conservare «la meraviglia come pensiero sovversivo». 

Gli atti di ribellione possono essere dolci e aggraziati, effimeri e potenti quanto un bacio. Silvia Calderoni Ilenia Caleo mettono in scena, insieme ad altri 21 performer, Kiss, non uno spettacolo «ma una proposta radicale e innovativa di convivenza sul palco». Ventitré corpi si baciano silenziosamente e ininterrottamente, un racconto di semplice desiderio, passione, amore e libertà. Nel 1963 Andy Warhol girava il suo Kiss, cinquanta minuti di riprese di baci in primo piano, baci rivoluzionari in un’epoca in cui questo tipo di scene era vietato sugli schermi hollywoodiani e ancora più ribelle in quanto libero da confini etnici e di genere. Le immagini in bianco e nero di Warhol scorrono su un piccolo televisore mentre i giovani coinvolti da Calderoni e Caleo uniscono le loro labbra davanti al pubblico di Santarcangelo, libero di entrare e uscire dallo spazio della performance, della durata di qualche ora. I performer sono davanti e in mezzo al pubblico, trascinandolo in una dimensione di libertà possibile, dove gli individui sono corpi liberi e il desiderio di amore ribelle si propaga nell’aria, coinvolgendo l’intero spazio. I baci sono uno degli atti di ribellione non violenta per eccellenza, ci si bacia nei cortei, davanti a poliziotti in tenuta antisommossa, si baciano improbabilmente politici sui muri: baci come atti di libertà irrefrenabile. 

Kiss si chiede se un bacio possa ancora essere un manifesto, domanda che resta aperta, ma partecipando alla performance è inevitabile riflettere su quanto ce ne sia sicuramente ancora bisogno. Un’esperienza emotiva e sensoriale che cattura lo spettatore in una realtà performante, un tempo contemporaneamente sospeso e trasformativo. 

Molti diritti sono stati conquistati da quando Andy Warhol ha girato il suo film, ma nel momento storico presente, in cui vengono costantemente minacciati, la necessità di continuare a lottare per essi e raggiungere piena libertà di espressione è viva più che mai. Il peso di un corpo e il ruolo fondamentale che l’arte svolge nella costruzione dell’immaginario è ben rappresentato dagli artisti brasiliani Elisabete FingerMaikon KRenata CarvalhoWagner Schwartz. Dopo aver tutti subito accuse e minacce, pesanti attacchi e censure sulla loro arte, da parte del pubblico e dell’ordine costituito, gli artisti creano uno spettacolo collettivo per riflettere su quanto hanno affrontato. Domínio Público mette in scena una conferenza su una delle maggiori icone della storia dell’arte, un dipinto la cui storia è caratterizzata da narrazioni contradditorie, miti e misteri: la Monna Lisa di Leonardo da Vinci. La Gioconda è una donna, un uomo, uno specchio in cui riflettersi, in cui riconoscere le proprie ambiguità e quelle delle epoche che ha attraversato. Elisabete, Maikon, Renata e Wagner sottolineano quanto la visione di un’opera sia fortemente condizionata dal contesto storico e culturale in cui vive e dalla narrazione sociale che viene costruita intorno a essa. Raccontando la costruzione dell’icona della Monna Lisa, il quadro più attaccato (anche fisicamente) e rappresentato al mondo, costretta ora a vivere dietro un vetro protetta da personali guardie del corpo, gli artisti mettono in luce i meccanismi tramite i quali la narrazione storica viene costruita e manipolata. Lo spettacolo racconta una dura realtà e tenta di esorcizzarla, poiché i quattro artisti non sono ancora liberi di esprimersi come vorrebbero nel proprio paese.  

Ancora una volta si incontra il desiderio di libertà, di visioni differenti.  «Credi che l’impossibile possa essere possibile?», ha domandato una piccola chiromante. Nell’utopia di un festival e del teatro tutto potrebbe accadere… 

SPARKS

creazione Francesca Grilli
suono Roberto Rettura
chiromante Guido Rossetti
parola Azzurra D’Agostino
movimento Benno Steinegger
Design e realizzazione copricapi Paola Villani
foto e video Carolina Cappelli
consiglio alla creazione Chiara Guidi
produzione e organizzazione Chiara Massari
diffusione e cura Giulia Traversi
amministrazione Chiara Fava
produzione Associazione Culturale Corpoceleste_C.C.00#, Santarcangelo Festival, Snaporazverein
co-produzione Welcome to the village, SAAL BIENNAAL
in collaborazione con workspacebrussels
inserito all’interno del progetto europeo Create to Connect -> Create to Impact
cofinanziato dal programma Europa creativa dell’Unione europea

KISS

con Andrea D’Arsiè, Zoe Francia Lamattina, Michela Depetris, Costanza Nani, Beatrice Boschiero, Alex Paniz, Ida Malfatti, Claudia Veronesi, Emilia Verginelli, Clara De Pin, Martina Bacher, Bruno Camargo, Umberto Ghidini, Brianda Maxciel Carreras Santana, Umberto Zanette, Paolo Vanoli, Nicole Guerzoni, Federico Morini, Giuseppe Maria Martino, Maziar Firouzi, Orlando Izzo, Ilenia Caleo, Silvia Calderoni
da un desiderio di Silvia Calderoni e Ilenia Caleo
produzione Santarcangelo Festival, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, Motus
con il sostegno di Gucci
con la partecipazione di Dialoghi, Residenze delle arti performative a Villa Manin
progetto sostenuto da Boarding Pass Plus Danza

DOMÍNIO PÚBLICO

ideazione, testo e performance Elisabete Finger, Maikon K, Renata Carvalho e Wagner Schwartz
collaborazione artistica Ana Teixeira
costumi Karlla Girotto
assistente costumi Flávia Lobo
trucco Felipe Ramirez
luci e direzione tecnica Diego Gonçalves
produzione Núcleo Corpo Rastreado – Gabi Gonçalves
co-produzione Festival de Teatro de Curitiba
distribuzione e tour management Something Great
con il supporto di Casa Líquida, Egrey, Fernanda Yamamoto
ringraziamenti Alba Roque e Julia Feldens

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