CastellinAria ha ospitato il laboratorio Intrecciare sguardi – Fra osservazione e attenzione, racconto e visione a cura di Renata M. Molinari, scrittrice, dramaturg, docente di drammaturgia, pioniere in Italia della figura del dramaturg e della sua teorizzazione, assieme a Claudio Meldolesi. Durante la dimostrazione di lavoro sono emersi alcuni degli esercizi teatrali e drammaturgici che Renata M. Molinaririprese da Thierry Salmon, che a sua volta li ereditò da performer che lavorarono con Jerzy Grotowski.
Articolo di Alessia Pivotto
Intrecciare sguardi è parte del progetto di ampio respiro culturale e pedagogico Arte e Pratica dell’osservazione: Osservare per Scrivere – Scrivere per Vedere. «Abitare qui per un po’, posare gli occhi, muovere i piedi, cambiare e scambiarsi di posto, andare verso altre cose, cose di altri, ascoltare e tacere insieme, raccontare e lasciarsi raccontare». Dare dignità letteraria al luogo, ormai intriso della narrazione di qualcun altro, tracciarne una mappa attraverso un processo aperto, quello della memoria. Observāre, custodire la visione, restituirla in una pagina con un titolo che la organizzi, un titolo che corrisponda ad una domanda a cui dare risposta. È il primo esercizio, il punto di partenza, alcuni dei titoli che emergono sono: Mia nonna è un’astronauta; Case abitate; Casa fortuna… ora bisogna creare un raccordo tra titoli di storie in movimento. Per l’esercizio delle guide vengono formate delle coppie, ogni persona conduce l’altra nel rispettivo luogo prescelto, si osserva insieme. Svolto in silenzio e con fiducia, servirà a trasferire il proprio sguardo al compagno, a prendere coscienza dello scorrere del tempo, a confrontarsi con una diversa percezione dello spazio. Si prova a legare il presente a una possibile narrazione, dell’altro con l’esercizio del qui/dove, che individua il nesso tra azione vissuta, luogo e parola; tra il tempo compiuto del ricordo e il tempo eterno dell’immagine fattasi pensiero, scrittura. Ognuno è tenuto a individuare un punto, uno spazio reale e raggiungibile che sarà fotografato, consegnato alla memoria collettiva come fosse una cartolina. Unendo i punti di tutti si costruirà una mappa del luogo, in questo caso una mappa del paese di Alvito contenente storie, memorie, drammaturgie e consegnata ai suoi abitanti. La mappa, così come la scrittura drammaturgica, si costruisce lentamente. È un lavoro di integrazione di sguardi, di consegna. L’esercizio serale si sviluppa attorno a una domanda: cosa succede ad un luogo quando viene abitato con altre finalità? La dimostrazione di lavoro si conclude, per volere dei partecipanti, con una prova di composizione: Il teatro nel castello è…
Il festival ha inoltre ospitato la dimostrazione di lavoro del laboratorio Bruta – Passeggiate in mondi inconoscibili a cura del gruppo di ricerca artistica Dynamis, tenutosi dal cinque al dieci agosto presso Alvito in occasione del festival di teatro CastellinAria.
Durante la performance del gruppo di ragazzi che ha partecipato al laboratorio intensivo Bruta – Passeggiate in mondi inconoscibili, un estratto del romanzo di Jack London, Il richiamo della foresta, si offriva quale stimolo di riflessione per il pubblico e guida per le azioni dei performers, scandendone i tempi. «Seguendo il richiamo, cercandolo come fosse una cosa tangibile». Su di una panca in legno, in una palestra immaginativamente trasformatasi in giungla, ogni individuo cerca di trovare il proprio spazio con continui spostamenti e aggiustamenti. Si consuma del cibo, banane, le bucce vengono gettate a terra e presto raggiunte dagli abiti multicolore e che sembrano tracciare una linea trasversale tra epoche e stili. «Finché lo vedo, ben eretto sui fianchi, il muso puntato verso il cielo: un lupo di boschi». Il gruppo di ragazzi in costume da bagno avanza con decisione e inizia a lottare adottando diverse modalità combattive. «Ogni suo movimento esprime minaccia e amicizia». La scena come luogo del conflitto, del confronto, atto di carica e scarica.Brutaè il paradosso del richiamo all’istinto consapevole, una lente di ingrandimento sui processi e i meccanismi fisici, un allenamento all’autoriflessione ed individuazione del centro propulsore del moto come intenzione fisicamente esperita. Dynamis, forza, tensione direzionata e/o sprecata, necessaria, mancante, in eccesso. Premessa: l’essere presenti a se stessi e agli altri, considerare il contesto vissuto e potenzialmente vivibile come condizionante, essere in continuo divenire. Per focalizzarsi sull’azione che si sta compiendo nel presente, bisogna saper ascoltare se stessi e tutto ciò che è parte dello spazio circostante lasciandosi sollecitare, acuendo l’attenzione senza inibirsi o lasciar prevalere gli schemi mentali-corporei che guidano le nostre azioni-reazioni. Dynamis esplora la dimensione percettiva, associativa, lavora con il corpo e sperimenta i vari linguaggi performativi, utilizza tecniche attoriali, evidenzia le attitudini individuali ponendo l’Io in rapporto con l’ambiente circostante. Bruta, traduce in performance l’incontro tra due livelli: testuale e figurativo. «Passeggiate in mondi inconoscibili», mondi animali, tra libertà e negazione di impulsi, tra ciò che resta come istinto puro, ciò che va modificandosi perché posto in relazione, ciò che è dimenticato: lotta, postura, ambiente come forza viva e agente.