CastellinAria – Festival di teatro pop: Ceci n’est pas une pipe

La quinta giornata di CastellinAria – Festival di teatro pop, prosegue con lo SpettacoloInAria al Castello Cantelmo  di Alvito. In seguito alla mancata rappresentazione dello spettacolo in programma Signorina, lei è un maschio o una femmina? di Giacopini/Vacis, saranno in scena artisti e operatori teatrali del festival, impegnati nella realizzazione di uno spettacolo in cui confluiscono, integrandosi, le diverse competenze artistiche.

Articolo di Alessia Pivotto

SpettacoloInAria è il risultato dell’entusiasmo e della capacità di giovani artisti, di improvvisare soluzioni alternative. Questa sera la riflessione prende avvio dalla constatazione di un’assenza, da uno spazio vuoto. L’immagine che viene restituitaci è quella di una bambina che entra nel Castello Cantelmo e guardandosi intorno, guardando il palco, afferma: qui non c’è niente. Un frammento di realtà e di vita quotidiana origina la performance teatrale. Una voce fuori campo accoglie il pubblico raccontando questa breve storia, preannunciando che nulla accadrà mentre l’attenzione degli spettatori è focalizzata su una sedia in legno al bordo del perimetro scenico, illuminata da luce artificiale. Si odono i grilli e il fruscio delle foglie, la scena è statica e non soggetta allo scorrere del tempo, ci si guarda intorno ma prevale l’oscurità della natura e allora si alza lo sguardo per commentare la danza delle stelle.

Una decina di performer sono sempre stati lì, addossati alle mura in pietra del castello, a osservarci. Con il volto dipinto si dirigono verso gli spettatori, ognuno dei quali è invitato ad alzarsi per ricollocarsi sul palcoscenico con la propria sedia e il medesimo atteggiamento. Progressivamente ci si disperde nello spazio, tra processioni di sedie in plastica, per ritrovarsi sotto i riflettori, dall’altra parte, costretti a un capovolgimento del punto di vista.

Inizia lo spettacolo: un intrecciarsi e sovrapporsi di azioni non predeterminate. Gli attori esplorano ogni porzione di spazio, lo attraversano trasversalmente e con convinzione, fiduciosi nel percorrere il tragitto indicato dai compagni. Il reciproco e tacito accordo solidale tra individui facenti parte della stessa comunità, si sgretola quando un attore, avvolto in un telo di cellophane, invoca a gran voce e con ritmo serrato la necessità dell’ascolto mentre gli altri componenti gli si avvicinano con l’intento di zittirlo, censurarlo, bloccarlo nel movimento. A ogni avanzamento corrisponde la spinta inversa che fa retrocedere il corpo, inglobandolo e confondendolo nella massa; libertà di espressione del singolo che non si accorda alle esigenze del gruppo.

Quasi senza soluzione di continuità è recuperata l’armonia dei corpi che, archetipicamente disposti in forme circolari, instaurano una dialettica di accettazione e rinnego dell’altro, che si concluderà in una nuova dispersione. «Abbi il coraggio di seguire la luce», suggerisce la voce a cui non corrisponde un volto, quasi fosse emanazione di una volontà superiore e intrinseca al luogo che ci ospita e a cui appartiene. Il castello è illuminato in più punti ma prevale la tendenza a disegnare linee di luci ascendenti che convergono nel punto più alto, sulle vette delle antiche torri; è lì che gli attori andranno, per poi discendere fino al suolo attivando con canti e danze il contatto con il terreno e lasciando fluire liberamente, in un coro di voci alternate, pensieri e desideri. Le sonorità che accompagnano la performans integrano musica strumentale, battiti e rumori causati e casuali allo stesso tempo. Il finale dello SpettacoloInAria è un invito a scendere dal palco-mondo, ad agire nel luogo di pertinenza ripristinandone ruoli e coordinate, dopo averli sovvertiti: «Scendi! Il mondo non è un palcoscenico». Ceci n’est pas una pipe.

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