Il Tai Chi, detto anche arte del movimento, è un’antica disciplina che nasce in Asia nel XIII secolo ad opera del monaco taoista Chang San Feng, affermandosi come principio basilare per l’apprendimento delle arti marziali. Filosofia, terapia, spiritualità e azione fanno del Tai Chi una pratica complessa e variegata che, ponendosi come strumento esistenziale ben al di là della sua originaria funzione propedeutica, permette di ricercare il rilassamento nel movimento. Un «sapere acquisito essenzialmente attraverso un fare», usando le parole della coreografa e pedagoga Adriana Borriello, che si rivolge a chiunque abbia intenzione di avviare questa ricerca. Per darne un assaggio, senza la pretesa di essere esaustivi in questo spazio, prendiamo ad esempio dei cicli d’incontri gratuiti che Adriana Borriello propone, in collaborazione con Palaexpo, nell’ambito del progetto DA.RE Dance Research, di cui è direttrice artistica. Unendo teoria e pratica, molti riferimenti sono rintracciabili nella pubblicazione Chiedi al tuo corpo. La ricerca artistica di Adriana Borriello tra coreografia e pedagogia (2017), firmato da Adriana Borriello, Ada D’Adamo e Francesca Beatrice Vista per la collana i Libri dell’Icosaedro di Eugenia Casini Ropa e Antonello Andreani (Ephemeria Editrice), con la postfazione di Alessandro Pontremoli.
Gli appuntamenti di ottobre e dicembre 2019 si sono svolti negli spazi dell’ex Mattatoio di Testaccio, coinvolgendo un gruppo misto di curiosi e praticanti che ha avuto modo di partecipare alle lezioni condotte da Adriana Borriello, che dal 1984 pratica il Tai Chi quotidianamente.
All’interno di una sequenza convenzionalmente stabilita, la pratica del Tai Chi consiste nel ricercare, in ogni momento, l’autenticità della presenza, «dell’esserci e trasformarsi, attimo per attimo», abitando ogni passaggio, in cui il continuo prende il posto del prima e dopo. Un’arte del movimento che, per essere spiegata, ricorre inevitabilmente al paradosso e in cui imparare concretamente nell’esercizio è, allo stesso tempo, riuscire a coglierne il significato. In un incontro all’Università La Sapienza del 2016, come riportato nel libro Chiedi al tuo corpo, la coreografa sottolinea: «Il risultato è un esercizio di estrema semplicità, ma per questo molto difficile da praticare, perché richiede una purezza d’approccio e una ricerca della verità di ogni minimo attimo, tale che qualsiasi scorciatoia viene annullata», un’analisi che lega profondamente anche la ricerca coreografica e pedagogica di Adriana Borriello. Scavando fra le sovrastrutture, i meccanismi, le abitudini e i vizi il gesto coreografico, come nel Tai Chi, rintraccia la sua essenza originaria, un agire conscio del perpetuo e inarrestabile movimento di cui fa parte. Presenza e verità in ogni istante e per qualunque movimento che, traboccando dai confini della retorica, segnano una forte spinta in controtendenza nei confronti di una società sempre più intangibile, marchiata da assenza e simulazione. Chiedi al tuo corpo non è solo il titolo del libro, è una chiara e precisa indicazione che segna la pratica e la poetica di Adriana Borriello, una domanda necessaria da farsi costantemente e, allo stesso tempo, la sua risposta: interrogare il proprio corpo diventa la chiave d’accesso per risvegliare potenzialità assopite e renderle nuovamente disponibili.
«Il Tai Chi è stato fondamentale perché ritrovavo in esso la relazione tra funzione, intenzione e atto che, a mio avviso, è anche all’origine dei movimenti della danza classica. Da questo punto di vista, la dimensione è molto più ampia e, se vogliamo, annulla le barriere tra le tecniche e gli stili».
Immagine di copertina: Prove di Col corpo capisco #2, 2016, foto di Paolo Modugno