Adiacente alla Tuscolana, presso l’IIS Enzo Ferrari, c’è ÀP, l’Accademia Popolare dell’antimafia e dei diritti, a far fronte all’isolamento culturale e alla dispersione scolastica con la forza di un progetto artistico ed educativo dal forte valore civile. Sfruttare il potere aggregativo del teatro per diffondere valori, tematiche di impegno sociale, esempi di sacrificio umano e favorire il recupero della memoria storica può fare la differenza. In occasione della serata di apertura, con lo spettacolo La fuga di Pitagora (qui la nostra recensione), abbiamo intervistato Rosario Mastrota, direttore artistico di ÀP Teatro e fondatore della Compagnia Ragli (al debutto dal 31 gennaio al 2 febbraio con Chi Niente fu, al Teatrosophia).
Eva Corbari: Quali sono il tuo percorso e la tua formazione artistica?
Rosario Mastrota: Un percorso sul campo. Tanto palcoscenico, tanta (ahimé) tournée e anche tanta esperienza con artisti (persone) che negli anni hanno arricchito le mie conoscenze, la mia fame di teatro. Riguardo alla formazione in senso stretto, provengo dai corsi di Formazione teatrale di Scena Verticale (primissima “palestra”) e da due grandi Maestri: Davide Iodice e Gigi Gherzi. Ho imparato tanto anche dall’osservazione, dalla leggerezza di Yves Lebreton, l’estro di Alfonso Santagata, la meticolosità di Riccardo Caporossi e la poetica declinazione di Enzo Moscato, tra gli altri…
EC: Come è nato ÀP Teatro? Su quali premesse e quali urgenze si è incontrata la direzione artistica e l’associazione DaSud?
RM: Tutto è nato da un’intesa covata nello spazio ristretto della ex-sede di DaSud al Pigneto. L’incontro con Danilo Chirico e Pasquale Grosso ha permesso a Compagnia Ragli (con me, Dalila Cozzolino e Andrea Cappadona) di sviluppare progetti teatrali (L’Italia s’è desta, Panenostro, La Bastarda…), grazie ad un sodalizio tra arte e cultura antimafia. Noi mettevamo il nostro teatro, loro realizzavano progetti educativi originali; abbiamo corso appaiati, scambiandoci le attività e condividendo gli ideali. Con la nascita di ÀP, il sodalizio ha continuato a rinsaldarsi. DaSud ha avuto la lungimiranza di avviare l’Accademia, poi le urgenze di entrambi si sono incrociate: una poetica artistica di teatro di narrazione che ama raccontare storie d’eroi invisibili, partendo dalla realtà mediante la fiction e la coraggiosa militanza antimafia, il desiderio di celebrare le vite di altrettanti eroi reali. Siamo complementari, insomma.
EC: Qual è il ruolo del vostro teatro nel mettere in comunicazione non solo generazioni differenti, ma anche diverse provenienze culturali?
RM: È il nostro obiettivo primario: offrire, celebrare l’arte in tutte le sue forme in modo popolare. Questo metodo permette a chiunque di poterne fruire, scegliendo l’ambito che più preferisce. Il Teatro è solo una delle sfaccettature del diamante ÀP: ci sono il cinema gratuito, la radio, i laboratori, la BiblioAP, i fumetti. La nostra sede è nella periferia di una delle città più dispersive del Pianeta… Roma avrà pure le braccia grandi e accoglienti, ma dove il sangue affiora di meno ci sono delle realtà difficilissime. Noi siamo una bella vena zeppa di sangue e vogliamo scorrere tutto intorno per evitare dissanguamento generazionale e dispersione scolastica. L’Istituto Enzo Ferrari è una scuola serale e gli studenti, prima diffidenti e poco motivati, stanno trovando alternative motivanti. Questo è estremamente gratificante, oltre che fondamentale. Stiamo preparando alcuni eventi con la finalità di raggiungere la gente del quartiere, tra le case e i giardini.
EC: Quali sono le difficoltà concrete che avete dovuto affrontare all’’inizio dell’impresa e quali permangono?
RM: Le difficoltà organizzative alla base di ogni progetto ambizioso ed embrionale. Salite, tante. Ma abbiamo spalle larghe, tenacia e siamo in tanti. Questo ci aiuta a superare ostacoli che all’inizio appaiono insormontabili. Poi siamo dei visionari, cocciuti e raglianti. Resistiamo perché abbiamo le solite difficoltà di supporto economico, perché intorno a noi esiste disuguaglianza, perché esistono gli sgomberi o le saracinesche infiammate; raccontando e studiando, resistiamo con tutte le nostre forze.
EC: Durante la serata di apertura si respirava calore umano, amicizia e partecipazione. Nei suoi due anni di stagione il progetto ha consolidato un suo pubblico e che pubblico vorreste raggiungere?
RM: La gente ritorna perché il clima è sempre questo: i sorrisi non mancano mai. Forse perché in molti siamo del Sud e lo spirito di accoglienza ce lo abbiamo nel sangue, non saprei. Ma il pubblico lentamente sta aumentando, segno che (oltre ai celeberrimi aperitivi) qualche cosa di interessante sta accadendo… ed è vario, diverso: mamme e bambini, giovani e anziani, nerd e rapper, attori e scienziati…
EC: Ci puoi anticipare come si svolgerà questa stagione?
RM: Il titolo della Stagione è Resistenza – Atto III. Resistenza a tutto quello che dal fuori ci “attacca”. Programmiamo sette spettacoli, giovedì alle 20.30, preceduti dagli AperinScena, incontri con personalità del giornalismo, del teatro, del cinema, dell’editoria per affrontare temi che lo spettacolo svilupperà. Programmeremo sei matinée per le scuole e ospiteremo un’artista in residenza. RadiodaSud seguirà gli eventi, alla fine celebreremo gli sforzi di resistenza con il Premio Mauro Rostagno. Il 20 febbraio la seconda anteprima: Supernova, della Compagnia I Pesci di Napoli (tutti gli altri appuntamenti li trovate sul sito).
EC: Premio Mauro Rostagno, di cosa si tratta?
RM: Dalla celebrazione del trentennale dell’omicidio di Mauro Rostagno e grazie alla disponibilità della figlia, Maddalena Rostagno, abbiamo ideato questo premio nazionale che si propone di incentivare e sostenere la produzione artistica legata al teatro dei Diritti umani. Destiniamo un Premio economico di 1.000€ al vincitore, per produrre e investire. Lo scorso anno ha vinto la Compagnia Farmacia Zoo:È: quest’anno li avremo in cartellone e così faremo con i prossimi vincitori. Le serate del premio saranno il 16 e 17 aprile, il 18 celebreremo il vincitore con la serata aperta da Ascanio Celestini. Si è aggiunto un partner importante, La Casa dello Spettatore, che decreterà il Premio della Giuria Popolare. In giuria avremo, oltre a Maddalena Rostagno, me e Danilo Chirico anche Andrea Porcheddu, Veronica Cruciani, Simone Nebbia, Laura Palmieri, Giovanni Tizian, Renata Savo e Franco La Torre.
EC: Concludiamo con una suggestione per ciascuna delle parole chiave: memoria, diritti, giustizia sociale…
RM: Credo nella partecipazione, nella relazione tra arte e spettatore e tendo a suggestionare la mia squadra a credere che «il meglio deve ancora venire». ÀP è un sistema operativo a tutti gli effetti, necessita di energia (positiva, sempre) e di aggiornamenti. Ha tantissimi terabyte di memoria (ricorda tutto, ricorda tutti) e celebra le vite straordinarie di chi ha sfidato le mafie, subito ingiustizie e vuole raccontare storie del presente per evitare che la negatività della Storia possa ripetersi. Le trame sono fortissime, gli obiettivi tanti. Tassello dopo tassello il disegno prenderà forma, ci meraviglierà.