Elena – primo frammento da Ghiannis Ritsos

Superata una tenda rossa, alla fine del breve corridoio che separa l’ingresso dalla scena, una misteriosa signora bionda, seduta dietro una grossa scrivania, osserva in silenzio il passaggio degli spettatori. Davanti a lei sono disposti in ordine sparso un elmetto, un libro (che si rivelerà poi essere Alice nel paese delle Meraviglie), un vestito da sposa e una parrucca. Spente le luci, sul palcoscenico si intravedono tre leggii, e un trapezio di luce disegnato sulla parete di fondo da un proiettore. Dal buio, come restituita dagli abissi, compare una donna. È Elena, scalza, un poncho di lana marrone a coprire morbidamente una leggera veste, o forse una camicia da notte, rosa pallido, che le arriva fino alla punta dei piedi. I suoi capelli, vigorosamente corvini, sono invecchiati da una generosa manciata di talco. Così, ogni volta che si aggiusta l’acconciatura, delle nuvole delicate si alzano e volteggiano lentamente sopra e intorno alla sua testa, dando forma e sostanza alla luce del riflettore che illumina la quinta. La sua voce è rotta, spesso, da singhiozzi che sembrano passare dal pianto al riso, e viceversa, senza soluzione di continuità.

«Sulla soglia, una donna, senza età, né vecchia né bambina, decrepita e splendente, mitica e contemporanea, parla a un soldato venuto a trovarla. Un soldato che ha combattuto per lei, Elena, con il suo volto bellissimo inciso sullo scudo e che si è dato tanta pena per eroismi, gradi e glorie». Inizia in questo modo Elena, di Sparta. Non di Troia, come terrà a specificare, di lì a poco, la stessa attrice, in un primo momento di dialogo e analisi non annunciato. Un’interruzione brusca, che rompe un’atmosfera ricca di pathos, innescata da un applauso proveniente proprio da quella donna dietro alla scrivania. Sull’onda dell’acclamazione, cui si aggiunge subito quella del pubblico, l’interprete, Elena Arvigo si allontana dal leggio, accenna un inchino, e siede accanto alla misteriosa bionda. La protagonista, evidentemente provata, esordisce così: «È una cosa molto violenta uscire dal personaggio così».

La signora alla scrivania è Monica Conti, sarà lei a condurre la “Residenza Creativa” del TeatroBasilica. Al centro del dibattito tra le due donne c’è il lavoro drammaturgico operato sul testo del poeta greco Ghiannis Ritsos, usato come base dello spettacolo in fieri, e da cui sono tratti i frammenti recitati dalla Arvigo. L’attrice racconta che ha sempre sentito un forte legame con Elena di Sparta, la cui origine, tra magia e psicologia, nasce proprio nella condivisione dello stesso nome. Poi passa in rassegna alcune delle suppellettili presenti sulla scrivania. Sono oggetti di scena provenienti da spettacoli precedenti, frammenti di memoria sottratti al tempo in quasi diciotto anni di vita e di ricerca, che continuano a compenetrarsi a vicenda, entrando inevitabilmente a far parte anche dell’esibizione di oggi. Interconnessi, come testimoniano le foto proiettate sullo schermo, dove campeggia una versione più giovane dell’attrice mentre regge un cartello con la scritta Elena di Sparta e l’abito da sposa, ora adagiato sulla scrivania, indosso.

Dalle parole di Monica Conti si apprende che il monologo drammatico è tratto da Quarta dimensione, raccolta di diciassette poemetti che Ritsos compose fra il 1956 e il 1975. Il titolo rimanda direttamente al protagonista dell’opera, il tempo, inteso, secondo Conti, come costante e come flusso, il cui continuo movimento è in grado di creare una dimensione nella quale possono accadere dei misteriosi incontri.

A ravvivare il dibattito interviene uno spettatore in seconda fila che domanda: «Perché Ritsos e non Euripide?». Un’interruzione inaspettata, che mette in difficoltà sia la Conti che la Arvigo: «Solitamente si aspetta la fine della Residenza per le domande». Lo spettatore insiste, e solo dopo una lunga tirata sul primato di Euripide, se non altro cronologico, rispetto a Ritsos, per quanto riguarda la trattazione della figura di Elena (che suscita una difesa cortese, ma ferma, del poeta greco da parte delle due donne), lo spettacolo riprende. Questa dinamica binaria si ripeterà un altro paio di volte prima del monologo finale.

Elena è uno spettacolo in forma di prova aperta, un punto di partenza, il primo frammento di un lavoro che ha ancora diverse fasi da affrontare. Un progetto che termina in una festa, un momento di confronto a cui il pubblico è invitato a partecipare. 

ELENA

Residenza Creativa 

da Ghiannis Ritsos

regia di Monica Conti

con Elena Arvigo

SantaRita, Jack Teatro, LART e Gruppo della Creta

Residenze Creative 

a cura di Fabio Biondi

con la collaborazione di Daniela Giovanetti, Alessandro Di Murro, Roberta Nicolai

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