Nelle ultime settimane sulle prime pagine dei giornali e nei notiziari imperversano le notizie sull’emergenza sanitaria che stiamo attraversando, in quanto comunità nazionale e internazionale. Le misure cautelari si sono a oggi allargate su scala nazionale e i teatri, che nelle zone limitrofe ai focolai del Covid-19 hanno chiuso già da qualche tempo, iniziano a chiudere anche nella capitale. Malattia, contagio, paura, sono parole diventate ormai quotidiane.
Prima che aumentassero le misure di sicurezza tuttavia, quando ancora ci si poteva sedere a meno di un metro di distanza nelle sale teatrali, nel piccolo spazio del Teatro Portaportese di Roma si è parlato proprio di malattia, di contagio e di paura. Non si tratta però di virus o salute fisica, ma di un tipo di infermità più subdola, più umana, si tratta di crisi e di mafia.
Aspide. Gomorra in Veneto, spettacolo della compagnia Archipelagos Teatro, fa luce sui fatti accaduti nel padovano tra il 2009 e il 2011, dove dietro Aspide SRL, società fittizia di “sicurezza e recupero crediti”, si nascondeva un’associazione mafiosa che approfittando della crisi economica è riuscita ad estorcere denaro (quando non intere aziende) a più di cento imprenditori, dapprima in Veneto per poi colpire anche altre zone del nord Italia.
Parlare di criminalità organizzata al nord, ancora oggi, non è cosa comune. La mafia sembra una favola paragonabile a quella dell’Uomo nero, una storiella da raccontare ai bambini per farli stare buoni. L’immaginario mafioso al nord ha lo stile di film o serie televisive sul tema, possiede un forte accento meridionale, è violento e minaccioso, confinato dentro un’idea stereotipata. Appare come qualcosa di lontano, di così distante da pensare che sia impossibile che si insinui nel ricco e stabile settentrione. La storia di Aspide tuttavia, rappresenta un chiaro esempio di come tale immaginario sia ben diverso dalla realtà. La verità, infatti, è che «la mafia è come un cancro», è come il veleno della vipera di cui la società padovana prese il nome, si infiltra dalle crepe create dalle crisi e penetra in profondità nel tessuto economico e sociale.
Aspide. Gomorra in Veneto, basato sugli atti del processo – l’operazione Serpe – e scritto da Tommaso Fermariello, ripercorre l’amara vicenda attraverso due voci parallele: da un lato Rosalina Ruotolo (Martina Testa), moglie di Rocco Ruotolo, primo – e quasi unico – imprenditore a denunciare la società; dall’altra una giovane giornalista di un quotidiano locale (Gioia D’Angelo) chiamata a narrare l’accaduto, a dieci anni di distanza. Il racconto prende dunque corpo intrecciando la storia di una semplice famiglia, la narrazione intima e personale di una moglie in attesa, in attesa del marito infiltrato nella società per conto delle forze dell’ordine e costretto a prestarsi e a vedere scene difficili da digerire, e quella che diventa la storia sociale e globale dell’intera popolazione. Quasi come una detective, munita di lavagna su cui appuntare nomi e collegamenti, sfogliando e sparpagliando fascicoli, la giornalista va alla ricerca più che dei fatti delle motivazioni sotterranee, di ciò che perverte l’essere umano. «Abbiamo deciso di concentrare le nostre operazioni nel nord-est perché qui il tessuto economico non è così onesto». Ecco le parole che Mario Crisci, a capo di Aspide SRL, dice al processo, a ricordarci come nessun territorio è libero dalla corruzione. Ed è così che la reporter scopre sulla propria pelle il timore delle ripercussioni, arrivando a domandarsi se firmare o meno il suo articolo. Quella mafia in stile favoletta per bambini si palesa come qualcosa di tangibile e non è più così difficile immaginare e vivere l’angoscia. E allora bisogna combattere la paura, anche quando questa non è compresa dal Codice Penale, come dirà uno degli altri testimoni, dunque non cedere all’omertà. Archipelagos Teatro ricorda efficacemente l’importanza della parola, della denuncia, della presa di posizione, e della solidarietà, e che è il teatro stesso a dover svolgere anche questo compito.
In questi tempi di crisi, in cui le porte dei teatri sono forzatamente chiuse, la voce della cultura non è muta ed è più che mai fondamentale ricordarselo.
Aspide. Gomorra in Veneto
drammaturgia di Tommaso Fermariello
con Gioia D’Angelo, Martina Testa
tecnico audio e luci Alberto Maria Salmaso
produzione Archipelagos Teatro