Il teatro sull’isola, ai tempi del Virus

Per quelli che nascono, come chi vi parla, in un posto lontano dai centri del mondo – per carità, Palermo è stata centro del mondo per molto tempo, ma questa favola è finita da diversi secoli – poter usufruire del web per godere, seppur in minima parte, di prodotti che qui ai confini del paese non arrivano (e su questo bisognerebbe aprire una parentesi, ma non ora, non qui) è una gran cosa. Va detto poi che c’è una giovane generazione nata nel ventennio sbagliato, troppo giovane per poter aver goduto del lavoro dei maestri del Novecento e troppo vecchia dentro per poter sopportare di non vedere la storia del teatro almeno in video, oltre che sui libri chiaramente. Altra storia, invece, è il teatro streaming che sta diventando virale, è proprio il caso di dirlo, in questi tempi di pandemia. Il covid-19 costringe tutto il Paese, e quasi tutta l’Europa a stare a casa – ormai non lo si può più dire senza l’hashtag: #restiamoacasa. Questa quarantena ha scatenato le più diverse reazioni, tutte ben esposte, a portata di studio (e di like), nel calderone dei social network: flashmob, pubblicità progresso, gente che canta alla finestra, che dipinge nel silenzio della propria camera, che si abbandona agli zuccheri e sforna torte a più non posso – il cibo si conferma essere una valvola di sfogo sempre valida. Ciascuno, insomma, esprime ed esorcizza la paura a suo modo in questo irreale isolamento.

Da isolana, isolata, per natura incline a quella che Bufalino direbbe isolitudine, osservo gli effetti del virus su questa parte di mondo circondata dal mare. L’idea di non baciare chi si incontra per strada rattrista, l’interdizione di ogni forma di aggregazione sociale – niente tavoli da briscola per strada, niente caffè con gli amici, niente passeggiata – rende tutto drammaticamente e irrimediabilmente senza brio.

La sera del 4 marzo, alla sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo, debuttava Viva la Vida, un vulcanico ritratto di Frida Kahlo, con Pamela Villoresi, voce, energia e corpo (interamente dipinto) di questa straordinaria artista amata dai più. La mattina del 5 marzo tutti noi leggevamo il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri che dichiarava «…sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali […]». In dodici ore un cambio di scena non da poco. In verità si ventilava già da qualche giorno questa possibilità, ma tutti noi abbiamo preferito non crederci. Ci sarà certo stato un momento di smarrimento, ma la direttrice artistica del teatro palermitano, la stessa Villoresi, non si è fatta cogliere impreparata: le successive quattro repliche sarebbero state trasmesse live streaming.

«La mia intenzione era quella di fare le dirette per tutti gli spettacoli previsti – ci dice (al telefono, ovviamente) – ma si è rivelato impossibile sia per i costi, sia, soprattutto, perché siamo stati costretti a chiudere il teatro anche ai lavoratori». I teatranti – lavoratori dello spettacolo, si dice! – privati del loro luogo, che è uno solo, (non si intende certo l’edificio teatrale, ma qualunque luogo in cui vi sia una comunità disposta a partecipare) senza possibilità di smart working. Eppure, sentono il compito di leggere ciò che accade, scegliere la poesia giusta, l’autore giusto, da ricordare, un modo per agire, ci si aggrappa alla platea virtuale, alla sala del vasto pubblico del web: Classicamentebiondo / Biondobimbi / AlmanaccoBiondo, queste le iniziative per tutte le fasce di pubblico. 

«È chiaro che è una misura d’emergenza, una sorta di respirazione assistita – continua la Villoresi – però cerchiamo di continuare la nostra funzione sociale perché il teatro non è solo svago ma è come un grillo parlante, deve aiutare la riflessione. Non si poteva tacere».

Anche il Teatro Massimo di Palermo sulla Teatro Massimo TV, che in verità esiste già da tempo, ha programmato opere, balletti e documentari. Il Teatro Stabile di Catania un po’ più defilato, resta #sempreacceso fornendo consigli di lettura.

Sfondare gli schermi e tutte le pareti, dunque: parte da Palermo quest’onda che risale, gli spettacoli e le attività alternative on line si moltiplicano, da Genova, a Torino, a Perugia, ora anche Roma e Firenze, Teatri Nazionali, Tric e lo stesso MiBACT sponsorizzano la diffusione della cultura, della poesia soprattutto, e del teatro streaming, qualcuno organizza addirittura maratone come l’ERT (Emilia-Romagna Teatro) che ha dedicato 24 ore alla La Coscienza di Zeno. Bene? Male? Non importa. Il pubblico del web sembra rispondere bene – parlano le visualizzazioni – e molti artisti hanno abbracciato l’iniziativa con entusiasmo mostrandosi in casa e spesso circondati da libri. 

Ma dopo? Che sarà dopo? 

Ci sarebbe bisogno di un piano politico di riabilitazione culturale, ma quello non lo possono certo fare i teatri, è mestiere di politici. Agli attori, ai registi, ai drammaturghi, ai critici, toccherà fare i conti col risveglio da un letargo, con lo smarrimento in cui lentamente scivoliamo, come tutti. Toccherà capire come superare il trauma. Nella speranza che tutto questo streaming non abbia, a quel punto, intossicato la gente, bisogna rialzare il sipario. Come? Forse come dice Andrée Ruth Shammah in una discussione su facebook (nuovo luogo d’incontro, di confronto): «…rimettendo su i nostri spettacoli ci accorgeremo che fanno parte di un’altra epoca, forse sono parole nuove che dovremmo trovare, dopo».

I contratti interrotti, le tournée saltate, gli investimenti che rischiano di diventare buchi neri, eppure si pone il problema delle parole nuove che serviranno. La gente, brutta parola “gente”, diciamo la popolazione avrà subito uno shock e il teatro non può ignorarlo. Non può non tener conto dell’onda d’urto, degli effetti a rilascio prolungato di questa pandemia. 

Adesso servono medici, certo, servono apparecchiature, soldi. Poi serviranno i curatori dell’anima – gli psicologi in qualche caso – e i poeti. Anche in guerra c’era bisogno di Lili Marleen, del resto. Non si può fare a meno della bellezza troppo a lungo.

(L’immagine di copertina ritrae il momento dei ringraziamenti a sala vuota dello spettacolo “Viva la Vida”, con Pamela Villoresi, Lavinia Mancusi e Veronica Bottigliero il giorno del debutto in rete)

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