Il Théâtre des Bouffes du Nord ha dato ieri la dolorosa notizia, che accresce la tristezza di questi mesi attanagliati dalla pandemia. Il 15 aprile 2020, a Parigi, è morto Bruce Myers, attore sublime e regista, oltre che storico collaboratore del centro di ricerca teatrale fondato da Peter Brook.
Nato a Radcliffe nel 1942, Bruce Myers si forma come attore presso la RADA (Royal Academy of Dramatic Art), nel quartiere di Bloomsbury a Londra, probabilmente la miglior scuola d’arte drammatica della Gran Bretagna (RADA Alumni). Una volta diplomato, negli anni Sessanta, entra a far parte della Royal Shakespeare Company, allora diretta da Peter Hall che aveva richiesto la consulenza artistica di due co-direttori: Peter Brook e Michel Saint-Denis.
È nel 1970 che l’incontro tra Myers e Brook sancisce la collaborazione tra i due, che durerà cinquant’anni tondi. Collaborazione ovviamente salvifica, come si evince dalle parole dello stesso Myers in un’intervista del 2014: «Con Peter Brook mi sono trovato subito a mio agio, direi anzi meglio che con la Royal Shakespeare Company, perché sebbene quest’ultima firmi tuttora alcune produzioni pregevoli, il suo genere teatrale è di stampo conservatore ed è un ambiente dove, per esprimersi al meglio come attori, era necessario essere inglesi».
Da allora, Myers partecipa a molti degli spettacoli del Centre International de Créations Théâtrales, fondato e diretto da Brook a Parigi, a un passo dalla fermata del métro La Chapelle. Al suo fianco, ha partecipato a spettacoli memorabili, che hanno girato il mondo e che hanno segnato indelebilmente la storia del teatro: Timon d’Athènes (1974), Mesure pour mesure (1978), La Conférence des oiseaux (1979), Mahâbhârata (1985), La Tempête (1990), Je suis un phénomène (1998) e Hamlet (2000). Ha lavorato anche come regista teatrale e attore cinematografico (L’insostenibile leggerezza dell’essere di P. Kaufman, Mahabharata di P. Brook, Le petit lieutenant di X. Beauvois), oltreché come formatore di attori, tenendo workshop e masterclass in tutto il mondo.
È interessante citare, soprattutto in un momento come questo, che vede i lavoratori dello spettacolo dal vivo sommersi e sul lastrico, mentre le garanzie sono riservate al circuito istituzionale e al mondo finanziato, l’opinione che Myers si era fatto del teatro italiano, dopo aver lavorato col Piccolo Teatro di Milano, con la Biennale Teatro di Venezia e con il Centro di Creazione Teatrale Internazionale “Policardia Teatro” in Versilia: «Non credo si possa dire che esista un teatro italiano ma i giovani attori con i quali ho lavorato sono dotati di un talento meraviglioso».
Vi proponiamo di seguito un breve video che mette a confronto la capacità vocale di Myers (chiamato dal New York Times «Stradivari umano») nel gioco sperimentale Orghast, a due altezze cronologiche distinte: prima da giovane, e poi in occasione del seminario Les murs parlent, dedicato alla storia del Théâtre du Bouffes du Nord.
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