Qualche ora dopo l’annuncio di una nuova chiusura di cinema, teatri e sale concerti per il mese di novembre (almeno per il momento), ci siamo ritrovati in pochi al Teatro Argentina per l’ultima replica di Uomo senza meta, il primo spettacolo della stagione 2020/2021 del Teatro di Roma, affidato alla regia di Giacomo Bisordi. La messinscena della solitudine dei personaggi del testo del drammaturgo norvegese Arne Lygre ci ha colto quanto mai in empatia, ognuno solo sulla propria poltrona circondato da posti non agibili. Si stava già così – fin da subito i gestori dei teatri e dei luoghi di spettacolo hanno messo in pratica rigorosamente i protocolli di sicurezza – ma in quel momento è apparso tutto ancor più evidente, inconfutabile. Eppure, come il teatro sa ancora fare, l’angosciosa incertezza ha fatto spazio all’illusione.
La nebbia riempie la sala, prende forma la vicenda di Pietro, un uomo che, reso onnipotente dal denaro, costruisce per sé una città e assolda altre persone perché costruiscano una “famiglia” attorno a lui: un Fratello, una ex Moglie, una Figlia. Vent’anni trascorsi ad esistere senza nome, solo con un ruolo, a vivere per la vita di qualcuno, finché quel qualcuno muore. Il palcoscenico nudo dell’Argentina è illuminato da Vincenzo Lazzaro in modo da mantenere un’atmosfera offuscata, senza nitidezza, gli attori agiscono sull’isola realizzata in modo semplicissimo ed efficace con dei degli scarni praticabili, si scambiano battute quasi sempre brevissime, sferzate, uno contro l’altro. Incapaci di superare lo smarrimento, di elaborare il proprio dolore, le proprie paure.
Usa le stesse parole Francesco Colella, che durante i ringraziamenti prende parola, a nome di una compagnia che merita di essere citata per intero Aldo Ottobrino, Monica Piseddu, Anna Chiara Colombo, Silvia D’Amico, Giuseppe Sartori.
«Stiamo vivendo tempi difficilissimi, dolorosi, questi sono i luoghi nei quali possiamo trasformare le nostre paure, condividere delle storie, elaborare i nostri dolori. Lo scopo dell’arte è rendere più sopportabile il dolore. Se ci neghiamo questa possibilità di condividere è come se chiudessimo la finestra ai nostri sogni e non sono questi i tempi per farlo, perché diventiamo persone arrabbiate, nuclei separati, ognuno con le proprie solitudini, le proprie paure e i propri dolori. In teatro si sono sempre rispettate le regole. Questo non è un luogo di assembramento disordinato, questo è un luogo di aggregazione civile. Non chiudiamo la finestra del sogno. Non oggi. Non oggi».
UOMO SENZA META
di Arne Lygre
traduzione Graziella Perin
regia Giacomo Bisordi
personaggi e interpreti
Pietro – Francesco Colella, Fratello – Aldo Ottobrino, Moglie – Monica Piseddu, Figlia – Anna Chiara Colombo, Sorella – Silvia D’Amico, Proprietario / Assistente – Giuseppe Sartori
costumi Anna Missaglia
luci Vincenzo Lazzaro
assistente alla regia Angelo Galdi
I diritti dell’opera UOMO SENZA META di Arne Lygre sono concessi da
Colombine Teaterförlag, Stoccolma, in collaborazione con Zachar International, Milano
[…] compagnia di Uomo senza meta, spettacolo di Giacomo Bisordi che era in scena al Teatro Argentina (qui la recensione di Marta Maria […]