Nel silenzio assordante di questo strano Natale è andato in onda, e non in scena, la tragicommedia eduardiana Natale in casa Cupiello, per la regia di Edoardo De Angelis, sui canali Rai. Se non fosse De Filippo forse non avrei scritto, forse un’altra commedia sul Natale e la drammaticità festiva della famiglia non avrebbe suscitato questo impulso di scrittura che genera nella memoria e per la memoria.
È Sergio Castellitto a ritramare la personalità di Luca Cupiello mentre Concetta, la “nemica” della casa, moglie e madre, ritorna nei panni di Marina Confalone (nel cast figurano anche Adriano Pantaleo, Tony Laudadio, Pina Turco, Alessio Lapice e Antonio Milo).
Un primo sguardo, comunque guardingo, data la storia e la struttura del testo, susciterebbe serie perplessità e rancori, pregni di diffidenza nei confronti della novità televisiva di una drammaturgia immortale, antica, viva. Ma se Castellitto è “indefilippo”, com’è giusto che sia, questo Luca Cupiello porta in superfice tutto l’impatto sociologico e politico che la pandemia ha contribuito a esacerbare: rabbia, patriarcalità, uomo forte al comando, uomo, uomo, uomo… Come non ricordare, anche se la più nutrita stampa ormai si esime dall’elogio, le donne, Concetta Castilletti, Francesca Colavita e Maria Rosa Capobianchi, che isolarono il virus circa dodici mesi fa? Come non ricordare le proteste in Bielorussia, contro un regime che solo il più bieco dei ciechi non riesce a vedere, gasate dalla spinta femminile e materna? Si può ancora non tener conto che tra gli organi istituzionali dell’Unione Europea figurano due donne di forza politica e propagandistica mondiale, Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, e Christine Lagarde, a capo della Banca Centrale Europea? A questo si aggiungono le proteste delle donne argentine, che solo di recente hanno ottenuto la legalizzazione dell’aborto nella propria terra, e l’esperienza della rivolta polacca contro le leggi anti-aborto del Governo di Varsavia.
E poi c’è la Concetta di De Filippo che mi verrebbe da aggiungere a questo elenco, seppur breve; una donna che, nemica di quel patriarcato obsoleto – qui è il genio di Eduardo a mostrare tutta la sua forza -, gestisce con furbizia e a colpi bassi l’andamento di una famiglia problematica. Ma forse, in tempo di pandemia, il patriarcato risulta implicito al momento; esempi? Basterebbe guardare alle risposte di Vladimir Putin, che grazie a un Referendum popolare in estate, stravinto con il 77 % dei voti, ha ottenuto la possibilità di un rinnovo del mandato presidenziale fino al 2036; dell’Europarlamentare ungherese, difensore della famiglia tradizionale, Jozsef Szajer, che ha violato le leggi contro la diffusione del virus partecipando a un’orgia clandestina in un locale di Bruxelles con 25 uomini; di Matteo Salvini, capo della Lega, quella che prima era a nord, pubblicitario indiscusso di sagre e selfie, che nel momento del più grave bisogno mondiale gestisce un partito che si è astenuto dal voto sul bilancio europeo che sblocca i fondi del Recovery Fund. Insomma, la lista è lunga e vi entra, di diritto, anche Luca Cupiello, l’ultimo, il castellittiano, che di ingenuo, patetico e caritatevole pecca, ma ambisce alla sovranità indiscussa a colpi di voce alta, al limite degli assoli sovranisti, eclissando quel potere che, seppur sommerso, conferiva a Concetta la più ardua delle missioni: la stabilità dell’amore. Padre padrone, silenzio e terrore; in Europa, a Napoli e nel mondo, in politica e in tv.