Si sono accese le luci dei teatri il 22 febbraio in tutta Italia, per iniziativa dell’Associazione UNITA, e sembravano fari nel cuore della città, illuminati a festa, ma vuoti come castelli incantati. Alle luci si sono aggiunte le persone, migliaia di lavoratori e lavoratrici dello spettacolo il 23 febbraio, sono tornati in piazza in tutto il Paese a un anno dalla chiusura. Dal Teatro Argentina a Piazza Montecitorio a Roma, numerosi e colorati, ancora vivi!, decisi a trasformare tutta la fatica e la frustrazione in grido, in lotta.
Diversi sono i collettivi che si sono formati in questi mesi, e tutti hanno collaborato all’organizzazione di questo corteo – Autorganizzati Spettacolo Roma, Presidi Culturali Permanenti, solo per dirne un paio. Non figurano i sindacati, CGIL-Slc ha organizzato una manifestazione nella mattina del giorno stesso davanti al Teatro dell’Opera di Roma: ancora una volta c’è una spaccatura, non si sa bene perché, il settore non ha una sola “bandiera”. A dire il vero, però, un bel discorso è stato fatto da Eliana Como, portavoce dell’opposizione interna alla CGIL-Fiom, sindacalista dei metalmeccanici. Proprio così: Impiegati Operai Metallurgici. Forse il teatro (e tutta la cultura) non riguarda solo i teatranti.
All’indomani dell’oracolo del ministro Dario Franceschini, che tiene alla pole position per la riapertura, ma lascia un mistero attorno al “come”, e 365 giorni dopo la chiusura dei teatri, lavoratori e lavoratrici dello spettacolo chiedono certezze sulle riaperture e un tavolo interministeriale che programmi una riforma del settore, che tenga conto della discontinuità e della frammentazione del comparto. Sappiamo che in caldo sono messi i ddl Gribaudo-Carbonaro e Orfini-Verducci, ma serve ravvivare la fiamma, perché non si cessi di disegnare provvedimenti che garantiscano la sopravvivenza del sistema. Un sistema allo stremo.
Dopo ore di mobilitazione, una rappresentanza di lavoratori è stata ricevuta dal Presedente della Camera, On. Roberto Fico, il quale si è mostrato disponibile a farsi portavoce delle istanze avanzate. Ha preso appunti, dicono, vedremo quale sarà l’evoluzione.
