Dalla finestra di una loggia rinascimentale, spuntano le teste di quattro o cinque bambini, che si sporgono per curiosare, ridono, indicano, salutano chi li osserva dal giardino. I loro genitori, o forse i maestri, devono averli portati al Museo d’Arte della Città di Ravenna spinti dal nobile desiderio di trascorrere un pomeriggio educativo, tra le collezioni e le mostre temporanee della Galleria. Tuttavia, fuori da quella finestra, qualcosa sembra attrarre l’attenzione dei bambini più di ogni altra cosa. A ben guardare, nel Giardino antistante alla Loggetta Lombardesca, qualcosa c’è. Ma cosa? Come una scatola, ma più grande, più robusta. Come una casetta, ma più piccola e transitoria. Si direbbe che sia possibile smontarla e trasportarla senza troppa fatica. Certo, con cura, poiché i quattro lati di quel teatrino in miniatura sembrano pregiati, rifiniti e ornati dall’abile premura di un artigiano. Insomma, una capanna; o meglio: la baracca di un burattinaio. Lo scrigno è ancora chiuso, lo spettacolo sta per iniziare. Non importa quante tavole del XV secolo siano esposte dentro al museo, là fuori ci sono i burattini che stanno per raccontare una storia.
È solo una fotografia, un istante rubato alla fuga inesorabile del tempo. Ma allo stesso tempo, è un simbolo efficace di ciò che la dicitura «teatro di figura» racchiude: il mistero di figure, appunto, inanimate, che prendono vita; il fascino della narrazione; il rischio dell’avventura; il lirismo farsesco degli effetti speciali. Ed è un’immagine che ben si sposa con lo spirito dello storico Festival Internazionale dei Burattini e delle Figure «Arrivano dal mare!», fondato da Stefano Giunchi e Sergio Diotti, e giunto ormai alla 46esima edizione. Dal 2015, la programmazione del festival è diretta dal Teatro del Drago di Ravenna, ossia la compagnia della famiglia d’arte Monticelli (Mauro e Andrea) e di Roberta Colombo, attrice, organizzatrice e direttrice artistica. Negli anni, l’appuntamento annuale si è fatto tradizione internazionale, divenendo un vero e proprio punto di riferimento per artisti, professionisti, amatori, studiosi, operatori e soprattutto spettatori, proponendo non solo spettacoli, ma anche incontri, presentazioni, mostre e convegni.
Il denso programma si è svolto a Ravenna dal 21 al 26 maggio 2021. Due le mostre: «Ritratti di Commedia… divina», alla Biblioteca Classense, con esposizione di maschere e burattini di Giorgio De Marchi e Maurizio Gioco; «Un filo rosso…», al Palazzo Rasponi delle Teste, con esposizione di burattini e fantocci di Maria Signorelli (la mostra è ideata dalla figlia Giuseppina Volpicelli, così come il documentario Dallo spettacolo «L’Inferno di Dante» di Maria Signorelli), affascinante e misteriosa figura del teatro italiano del Novecento, fondatrice dell’Opera dei Burattini di Roma e artista di fama e formazione internazionale.
Tra i tanti spettacoli di burattini, guarattelle e oggetti, segnaliamo l’esilarante e irriverente Nonna e volpe di Vladimiro Strinati, con una volpe dispettosa e una nonna anticonvenzionale come protagoniste. Più vicino al solco della tradizione sia drammaturgica che performativa, Fagiolino astrologo ovvero il rapimento della principessa Gisella, della compagnia I Burattini di Mattia, spettacolo virtuoso e raffinato, che si conclude con la danza finale come da struttura ottocentesca. A metà tra tradizione e innovazione, Walter Broggini presenta le rocambolesche peripezie di Pirù Pirù, un personaggio al pari di Sandrone, ma moderno e creato ex novo dal burattinaio, capace di coinvolgere i giovanissimi spettatori e divertire il pubblico adulto. Mefistofelico e dissacrante, Pulcinella: 500 anni portati bene di Salvatore Gatto conferisce alla lotta tra bene e male, tra vita e morte, i colori e i ritmi rapidi della farsa, rovesciando il mondo e la società. Delicato e divertente, lo spettacolo Paper Cut, realizzato dalla talentuosa artista israeliana Yael Rasooly, usa le forme del teatro di carta e d’oggetti per raccontare una vicenda che prende spunto dai film di Hitchcock e dal genere noir.
Non mancano spettacoli dedicati al settecentesimo anniversario della morte di Dante, come Divina commedia al bar di NATA Teatro, che unisce il teatro di narrazione alla musica dal vivo. Di grande interesse la coproduzione Ravenna Teatro/Drammatico Vegetale e Teatro del Drago, che con lo spettacolo InfernoParadiso ricercano un linguaggio sperimentale che abbini il teatro di figura contemporaneo al teatro d’immagine. Evento prezioso, La pavironica commedia di Romano Danielli, che rilegge tre canti dell’Inferno in un dialetto inventato di matrice emiliana e romagnola. Al termine dello spettacolo, Danielli commuove il pubblico donando al Teatro del Drago un burattino di gran pregio, e accompagna il gesto con le parole: «L’amore si regala, non si vende».
Alle numerose attività proposte dal festival, si aggiungono la proiezione della serie di documentari Anche le case hanno un’anima, in sei episodi, e gli «Incontri animati», volti a presentare le Idee in circolo di UNIMA Italia, la terza edizione del corso di formazione ai mestieri del burattinaio Animateria, e a dialogare con le grandi famiglie d’arte del teatro di figura: i Monticelli, i Colla, Cuticchio ecc.
Un vero e proprio convegno è dedicato alla presentazione di ReTeFì (e del relativo logo, disegnato da Angela Forti), rete di promozione della cultura e del patrimonio legati al teatro di figura, a cui hanno preso parte Roberta Colombo, direttrice del festival e guida dell’incontro stesso, Cristina Ambrosini, responsabile del patrimonio culturale regione Emilia-Romagna (ex IBC), Alfonso Cipolla, presidente UNIMA e Direttore dell’Istituto per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare, Rossella Cantoni della Casa dei Burattini di Otello Sarzi (Cavriago), Vittorio Zanella del Museo del Burattino – Collezione Zanella-Pasqualini (Budrio), Cesare Bertozzi del Castello dei Burattini – Museo Giordano Ferrari (Parma) e Guido Di Palma dell’Università di Roma Sapienza, che pone l’accento sull’importanza dei rapporti tra musei e istituzioni di formazione quali università e AFAM al fine di promuovere la cultura teatrale di animazione e di digitalizzare e metadatare i fondi archivistici con particolare attenzione ai copioni del genere, così da stimolare lo studio e la ricerca su ampia scala.