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Il primo fine settimana di Portraits on stage-Arte in cammino

Al via oggi la seconda edizione di Portraits on stage-Arte in cammino, festival che coinvolgerà diversi comuni della Valle dell’Aniene in un progetto che mira all’incontro tra arte figurativa e spettacolo dal  vivo. Abbiamo intervistato le prime due realtà coinvolte da Settimo Cielo che cura la direzione artistica del festival.

Lo spettacolo che andrà in scena questa sera presso I giardini della Rocca abbaziale di Subiaco è Validissimo falso, prodotto da Guascone Teatro di e con Andrea Kaemmerle, accompagnato dai musicisti Roberto Cechetti e Andrea Barsali. In questa messinscena un clown impacciato racconta le vicende di vita di Han Van Meegeren, uno dei più grandi falsari del Novecento. Spacciando per Vermeer originali quadri creati ex novo, il pittore non solo si arricchì, ma riuscì per molti anni a ingannare l’intero sistema artistico dell’epoca.

Come nasce Validissimo Falso e in che modo parla del nostro tempo?

Questo per noi è uno spettacolo nuovo, ricco di improvvisazione, che è un modo di lavorare che ormai portiamo avanti da moltissimi anni. Il rapporto che si è creato tra noi, in questo caso sviluppato insieme ai musicisti, ci permette di mantenere vivo lo spettacolo ad ogni replica. Guascone Teatro infatti lavora sulla comicità poetica attraverso l'improvvisazione. Ogni volta intraprendiamo una camminata nel mondo, un viaggio in cui meno si fissa più accade qualcosa. Lo spettacolo vede protagonista il clown Švejck, un personaggio che ho sviluppato per venticinque anni partendo dalla tradizione letteraria ceca del «buon soldato Švejck». Lui è un eroe sfigato che racconta questa storia con un buffo accento dell'est Europa, un espediente che gli permette di stringere subito un rapporto familiare col pubblico. La chiave per noi è stata parlare delle vicende di questo falsario oscillando tra invenzione e fatti realmente accaduti in un modo brillante, veloce. In più dietro c'è tutta una riflessione sul rapporto che abbiamo con gli oggetti che, se da una parte possono avere un valore affettivo particolare a cui non possiamo dare un prezzo; dall'altra hanno un valore effettivo a cui è legato il concetto di possesso e di mercato. Validissimo Falso è uno spettacolo di tutti i tempi, ma anche radicato al presente. Oggi infatti si fa sempre più fatica a trovare il discrimine tra ciò che è vero e ciò che è falso e non è un caso se le notizie che ci arrivano giocano proprio su questa ambiguità per ricercare il consenso.

L’idea di costruire uno spettacolo sul rapporto tra un grande pittore e il suo falsario senza scenografia, servendosi esclusivamente di una narrazione accompagnata dalla musica potrebbe rivelarsi anche un azzardo. In che modo la parola, l’azione e il suono collaborano per evocare il segno visivo mancante?

La cosa in realtà è voluta. I falsi Vermeer sono famosissimi e sono facilmente reperibili online. Non abbiamo sentito il bisogno di mostrarli. Abbiamo anche pensato di inserire gigantografie o proiettori,  ma noi siamo per la concretezza. Anche perché una delle specifiche del teatro consiste nel saper evocare le immagini attraverso il corpo. Poi utilizziamo anche il trucco, si parla di tecniche di pittura, di pennelli, la faccia stessa del clown è dipinta. Per noi è più importante che il pubblico rimanga affascinato dalla storia al punto da andare a rivedersi i quadri una volta rientrato a casa. È importante lasciare emozioni più che forme. Anche perché davanti all'emozione che cos'è un'opera d'arte?

Quanto è stato difficile ripartire e soprattutto come ha continuato a operare Guascone Teatro durante questo periodo di stop?

Non so se il termine ripartire sia quello giusto per noi, perché in realtà grazie agli spazi che abbiamo a disposizione non ci siamo mai fermati. La frase che ci ripetevamo era: «I teatri sono chiusi ma non sono vuoti». Quindi ci siamo murati nei teatri, vivendo lì, provando, scrivendo. È stata dura. Per il resto vediamo come evolve la questione delle restrizioni perché è incompatibile con il teatro. Credo che proprio grazie a questa situazione sempre più persone si sono accorte che il teatro è importante. Ora però non bisogna fargli paura e far capire che non si tratta né solo di Cultura né solo di intrattenimento. Infatti si può essere leggeri senza essere superficiali, così come si può parlare di cose serie evitando l'intellettualismo, anche perché il teatro non può reggersi sulla nicchia.
Guascone Teatro
Guascone Teatro

Il 20 giugno invece, presso la Piazza del Municipio di Mariano Equo, prenderà vita un vero e proprio Esperimento tra tela e spartito che durerà per tutta la giornata. La mattina gli studenti del Corso di disegno dell’Accademia delle Belle Arti di Roma elaboreranno dei segni legati al territorio della Valle dell’Aniene interagendo anche con alcuni cittadini del paese. Questi segni poi saranno interpretati e rimodellati in forma musicale da alcuni musicisti dell’Istituto musicale Arcangelo Corelli sotto la direzione del Maestro Massimo Munari.

Intervistato qui il Professor Eclario Barone, che si è occupato degli aspetti figurativi in questa avventura sul senso delle forme.

Com’è è nato questo progetto? Cosa c’è dietro e qual è il suo scopo?

Il progetto è nato da una proposta di Settimo Cielo con cui collaboriamo già da diversi anni. Operando nella stessa valle è facile incontrarsi e fondersi. Gloria Sapio all'inizio del progetto propose di coinvolgere gli studenti di disegno dell'Accademia delle Belle Arti di Roma in un incontro tra segni e suoni, tra artisti visivi e musicisti. Da questo spunto è nato un progetto che si focalizza soprattutto sul rapporto col territorio della Valle dell'Aniene. Grazie a dei sopralluoghi abbiamo elaborato dei segni che hanno a che fare con il paesaggio, con gli elementi naturali e con le tradizioni locali. Sono venuti fuori così due percorsi: uno sull'acqua, sulla natura, sul fluire, rappresentato da un certo tipo di forme; e invece un altro che parte direttamente dalla storia, dalla comunità locale. Domenica, coinvolgendo anche gli abitanti del paese, inviteremo le persone a lasciare delle tracce, sia umane che naturali, su dei lunghi fogli che stenderemo per terra. Successivamente l'ensemble Gli Arcadi, diretto da Massimo Munari rielaborerà in musica questi segni.

Quindi il processo creativo è andato avanti in parallelo, non avete lavorato a stretto contatto?

All'inizio ci siamo dati delle linee guida, ma poiché volevamo lavorare sull'improvvisazione abbiamo pensato di creare ognuno il proprio percorso per poi ricongiungerci nell'esperienza stessa.

Immagino che questo sia stato anche dovuto al fatto che fisicamente è stato difficile incontrarsi…

Sì, sicuramente in termini di comunicazione ci sono state delle difficoltà nella fase di preparazione. Non è stato facile coordinarsi, andare sul posto, rimanere in contatto. Tutto questo però mi rende ancora più curioso sulle modalità con cui lavoreranno i musicisti per decodificare il nostro lavoro e le tracce che i partecipanti lasceranno. Quello che verrà a crearsi sarà una sorta di opera aperta che parte dall'osservazione del territorio e si nutre di esso. La speranza è che questi segni continuino a circolare e che rimangano sia come memoria di questa iniziativa, sia come forme che incarnano i luoghi che abbiamo esplorato.

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