Continua Portraits On Stage – Arte in Cammino, festival diretto dalla Compagnia Settimo Cielo che dal 19 giugno sta abitando la Valle dell’Aniene con eventi artistici e performativi, esplorando in molteplici declinazioni e prospettive il tema dell’Arte.
Nel terzo fine settimana di Festival, dal 2 al 4 luglio, saranno protagoniste tre compagnie che con linguaggi differenti indagano la dimensione dell’immaginazione, della fantasia, dell’illusione consapevole, nel tentativo di creare una comunicazione che si rivolga e riguardi tutti.
Ad aprire questa sezione della programmazione il 2 luglio, presso la Piazza del Municipio di Marano Equo, sarà Aspettando Cartasìa della compagnia milenese Drogheria Rebelot. Con la ribellione insita nel suo nome, per Drogheria Rebelot caos e disordine trovano nella creatività forma di espressione e celebrazione di ciò che la vita ha da offrire. Non appare casuale, quindi, che il lavoro che porteranno in scena a Portraits On Stage sia ispirato a un artista dai tratti ribelli e certamente fantasiosi: Bruno Munari. Fantasia, scrive l’autore all’inizio del suo omonimo saggio, è «tutto ciò che prima non c’era anche se irrealizzabile», un po’ come il teatro, che dà corpo alle visioni.
Come nasce questo spettacolo e l’idea di affidarvi all’elemento della carta?
Pensando a questo lavoro ci siamo chiesti: perché non creare uno spettacolo che parli a tutti, senza aver bisogno di parole?
L’attenzione si è naturalmente posta sulla danza e sulle competenze più specifiche che essa possiede sul corpo narrante. D’altronde, se togliessimo ogni stratificazione sociale, politica, religiosa, culturale e linguistica di cui ognuno di noi si compone, ci renderemmo conto che l’unica cosa che ci accomuna come esseri umani è il corpo che siamo. Tutto nasce e muore sul e nel corpo e il teatro è il luogo privilegiato in cui indagare questa condizione universale.
Desideravamo, inoltre, che la dimensione corporea comunicasse con il teatro di figura. La carta, con le sue caratteristiche di duttilità e imprevedibilità, ci sembrava l’elemento chiave per parlare della lotta che porta l’artista alla creazione.
Questo progetto è una vera e propria dichiarazione d’amore alla carta: il suo stato grezzo e la sua naturale deperibilità ci sembrano il punto di partenza ideale per parlare di creazione, con tutte le implicazioni che ciò comporta. La materia, come abbiamo potuto appurare nelle nostre esperienze con essa, può stupire e tradire, facendo accadere in scena qualcosa di così inaspettato da stupire noi stessi.
«Occorre far capire che finché l’arte resta estranea ai problemi della vita, interessa solo a poche persone», sosteneva ancora Munari. Che ruolo ha in questo senso il teatro di figura?
Il teatro di figura è un linguaggio che lavora sulla potenza dell’immagine. Ha una storia antica e fa parte del nostro vissuto archetipico. Per questo motivo, siamo convinti che la figura parli profondamente dell’umano. Nel caso di questo progetto, la mancanza di parole vuole essere un ulteriore tentativo di eliminare delle barriere – culturali, linguistiche, emotive – cercando di arrivare a una relazione essenziale e necessaria tra artista e materia, performer e pubblico.
Sabato 3 luglio sarà proprio Settimo Cielo, la compagnia di Gloria Sapio – che ha risposto alle nostre domande – e Maurizio Repetto, che ha creato e dirige il Festival Portraits On Stage, ad animare Piazza Santa Maria a Gerano con il loro spettacolo Fake – Vita da falsario, performance dedicata all’intrigante figura di Eric Hebborn.
Come vi siete avvicinati alla vita di questo artista che ha ispirato il vostro spettacolo?
Esistono molti miti legati al mondo dell’arte, alcuni più conosciuti, altri meno, altri sepolti nel tempo. Da quando lavoriamo con progetti collegati alla memoria dei luoghi in questa zona del Lazio dove, nel corso dei secoli, trasferirono i loro studi e le loro abitazioni un numero impressionante di artisti figurativi di grandissima fama, abbiamo fatto scoperte molto interessanti. Ad Anticoli Corrado la presenza di Eric Hebborn, grandissimo falsario ma anche pittore, raffinato conoscitore dell’arte, uomo di feroce ironia, si è palesata da subito come un racconto straordinario, ricco di particolari e di risvolti inaspettati.
Come parla alla contemporaneità la storia di questo leggendario falsario?
La scelta del dramaturg Giacomo Sette, con il quale collaboriamo da qualche anno, è quella di non parlare direttamente di Eric Hebborn ma di aprire una riflessione sulla percezione di ciò che è vero e ciò che è falso, sia in termini artistici che esistenziali. Lo spaccato di vita che mettiamo in scena è il dialogo serrato di una coppia: Billy e Grace Cuthbertson. Due personaggi reali che Eric incontrò nell’adolescenza e che lo iniziarono alla pittura, all’arte della contraffazione, ma anche, in qualche modo, agli affetti. Eric, infatti, ebbe un’infanzia terribile, culminata nel riformatorio, e fino a quel momento non aveva mai incontrato qualcuno che lo apprezzasse.
In definitiva, Fake è una riflessione sul falso inteso non come frode, ma come illusione consapevole, rifiuto, opposizione umanissima a una realtà avversa. Parla anche di delirio creativo, di possesso, di paure e di riscatti poetici e di quella fatale complicità che lega chi il falso lo crea e chi lo accoglie come vero o forse semplicemente finge di farlo. Un’esperienza che siamo sicuri sia riferibile a tutti gli ambiti.
Infine, il 4 luglio presso la Villa di Orazio di Licenza, andrà in scena Vellus, del Collettivo ClochArt. Realtà trentina che nasce dal teatro di strada e che dedica particolare attenzione alla diffusione e promozione di una nuova cultura della diversità, dove l’arte diventa vita e la vita arte. Risponde alle nostre domande Michele Comite.
Come nasce Vellus e come si sviluppa l’idea di un linguaggio ibrido, che si muove verso l’installazione?
Vellus nasce durante il primo lockdown dalla ricerca e necessità collettiva di trovare un equilibrio e una stabilità, sia emotiva che fisica. La sfida naturale dell’uomo a ricercare l’equilibro nelle sue creazioni ci ha portati a un elemento architettonico verticale, come l’uomo: la colonna. Nella progettazione di una colonna è fondamentale tenere conto delle problematiche che riguardano la sua stabilità. Da questa analogia simbolica, citata dai greci e ripresa anche dai romani, è partita la nostra personale incisione dell’essere uomo. Scolpite nella pietra, le colonne nell’antico Egitto erano decorate con geroglifici, testi, immagini rituali e motivi naturali intagliati e dipinti; da qui, l’idea di proiettarci, in tutti i sensi, in una contemporaneità fatta di bellezza, ma anche di orrore.
Vellus è un lavoro di teatro-danza che, grazie all’uso della tecnologia del video mapping, ci proietta in un viaggio reale e onirico, dipinto in quadri che scavano nelle fragilità storiche dell’uomo, ma che dalla Storia non trae alcun insegnamento.
Siete una realtà impegnata anche nel sociale. Come state affrontando questa parte del vostro lavoro e della vostra vocazione in questi difficili tempi pandemici?
Stiamo iniziando solo ora il lavoro con la disabilità, a causa del lungo e forzato stop e la nostra ferma decisione di restare ancorati al contatto umano come unica forma di creazione e di espressione teatrale. Stiamo lavorando alla nuova produzione di teatro-danza che speriamo di poter presentare nel 2022. Come è immaginabile, i tempi di lavoro sono differenti ma cerchiamo, nel limite del possibile, di mantenere intatte la cura e l’attenzione.
2 LUGLIO ore 18.00 MARANO EQUO – Piazza del Municipio
ASPETTANDO CARTASIA
Produzione Drogheria Rebelot /BIBOteatro
Di e con Miriam Costamagna, Andrea Lopez Nunes, Andrea Rizzo
Movimenti scenici Andrea Rizzo
Figure Agnese Meroni
In collaborazione con Laboratori Permanenti, Comune Di Sestino (AR)
Con il sostegno di Periferie Artistiche
3 LUGLIO ore 21.00 GERANO – Piazza Santa Maria
FAKE – VITA DA FALSARIO dedicato a Eric Hebborn
Produzione Settimo Cielo
Testo e regia Giacomo Sette
Con Gloria Sapio e Maurizio Repetto
Musiche Andrea Cauduro
Musica dal vivo Ana Kusch (violoncello)
Luci e fonica Luca Pastore
4 LUGLIO ore 21.00 LICENZA – Villa di Orazio
VELLUS
Produzione Collettivo ClochArt
Regia Michele Comite
Con Federica Fantuzzi
Coreografie Hillary Anghileri e Michele Comite
Video Simone Lorengo
Costumi Elisa Calaon
Video sound FABIO & MIRKO