KREK, una delle compagnie teatrali contemporanee più influenti ad Istanbul

Scene dalla Turchia. Krek: un teatro oltre il vetro

Inauguriamo con questo articolo una nuova sezione della rivista, dedicata ad approfondimento e piccoli reportage sui teatri dal mondo. Idil Erdogan, una studentessa della Sapienza nata e cresciuta a Istanbul, ci racconta la parabola della compagnia Krek, che recitano dietro a un pannello di vetro e utilizzano il sistema di teatro in cuffia. Onde evitare di stravolgere l’articolo, le revisioni linguistiche sono state ridotte allo stretto indispensabile, nell’ottica di dare avvio alla creazione di una redazione multiculturale.

È difficile cambiare le abitudini del pubblico del teatro. Nella storia del teatro sono stati vari i drammaturghi abbastanza coraggiosi da combattere contro i tabù universali e cambiare «l’approccio allo spettacolo» del loro tempo. Il giovane drammaturgo turco, Berkun Oya, è stato un esempio eccezionale per questi drammaturghi del nostro tempo con la sua compagnia di teatro: Krek che recita dietro a uno pannello di vetro e possono sentirsi solamente utilizzando le cuffie messo dal pubblico.

Per capire la sua mentalità dobbiamo fare un viaggio nel tempo verso la fine degli anni Novanta, in Turchia, al Conservatorio di Mimar Sinan a Istanbul.

Di seguito le parole di Oya:

«Mi ero stancato dai testi teatrali che recitavamo in conservatorio e ho scritto qualcosa e l’abbiamo recitato con Ali (Ali Atay, attore). All’epoca non c’era nessun esempio del genere. Infatti, era probabile che questo testo teatrale avesse un effetto negativo sugli insegnanti e venisse rifiutato. Per questo abbiamo inventato il nome di uno scrittore fittizio, chiamato Mario Coupeq (Si pronuncia “Köpek” in turco, che vuol dire cane). E per molto tempo abbiamo messo in scena le opere teatrali scritte da un autore inesistente, dicendo ai professori: “Questa è la commedia di uno scrittore polacco”. In seguito, la compagnia Krek è nata con l’idea di continuare e mettere in scena quelle opere».

Viene in mente una delle figure più ribelli della storia del teatro: Alfred Jarry che, insieme ai suoi amici del Liceo di Rennes, ha creato il carattere grottesco eroi-comico Ubu Roi, ispirandosi al loro professore di fisica Felix Frédéric Hébert, «trasfigurando i caratteri del loro professore fino a plasmare il primo abbozzo di père Ébé, alias Eb, o Ebouille, o Ébou…», tra i banchi di scuolaPiù tardi Jarry, arricchendo la storia di Ubu che al liceo avevano scritto come una commedia per marionette, la riscrive e mette in scena. E questo fu l’inizio della sua carriera straordinaria e influente come quella di Oya, che iniziando dai banchi di scuola ha fatto e ancora sta facendo una strada ribelle e piena di satira.

Teatro Krek è stato fondato nel 1998 in Turchia, a Istanbul, da due amici appassionati di teatro che si sono conosciuti al conservatorio: Berkun Oya e Ali Atay. Dopo 11 anni passati viaggiando e mettendo in scena i loro spettacoli, scritti e diretti da Oya, nei vari edifici teatrali, si sono fermati in un edificio dentro il campus dell’Università di Bilgi a Istanbul nel 2007, finalmente con il nome Krek scritto all’entrata. La compagnia prima non si chiamava così, in realtà non aveva nemmeno un nome. 

Anche quando hanno dovuto di scegliere un nome ufficiale per la loro compagnia, avevano un atteggiamento poco serio e divertente, in contrasto con la disciplina richiesta loro in conservatorio (sopratutto quando si tratta del teatro).

Oya racconta: 

«In realtà, non abbiamo iniziato con l’idea di creare un teatro. Quando abbiamo pensato per la prima volta di creare un logo, il designer non aveva nemmeno un nome su cui lavorare. Ecco come ci siamo riusciti: ho aperto un libro a caso di cui non ricordo nemmeno il nome. Ho chiuso gli occhi e ho posato l’indice a caso su una pagina. E dove ho messo il dito c’era scritto “Krek”».

Dal 1998, Krek ha messo in scena molti spettacoli scritti e diretti da Oya, ma il più eclatante di questi è stato Güzel Şeyler Bizim Tarafta, che vuol dire Le cose belle stanno dalla parte nostra (è poi divenuto una serie Netflix dal titolo Ethos con quasi lo stesso cast e diretta da Berkun Oya), che è stato l’inizio dell’idea di esibirsi dietro il vetro dopo che Krek si è stabilito. Oya spiega il loro passaggio a un palcoscenico circondato dal vetro e a un sistema in cui il pubblico mette le cuffie per sentire gli attori, dicendo che questa era un’idea che già aveva in mente da tanto tempo ma per realizzarlo era necessario avere un edificio che appartiene soltanto a Krek. Secondo le sue osservazioni, questa sistema è stato un successo riguardo alla concentrazione e concezione del pubblico. 

Grazie a questo sistema, ora Oya poteva evitare la distrazione causata dal rumore delle bottiglie d’acqua, i rumori stradali, i colpi di tosse, vari rumori causati dagli edifici che non hanno un buon isolamento acustico ecc., ma non solo. Così poteva dare libertà anche all’attore di non dover recitare con la preoccupazione di farsi sentire anche da chi è seduto nell’ultima fila della platea, gridando come se fosse un venditore del mercato sotto le luci artificiale da spot. Ormai l’attore era in grado di recitare in un modo più naturale con il microfono che ha sopra, dietro questo vetro 16:9 e sotto la luce fredda più realistico.

KREK, una delle compagnie teatrali contemporanee più influenti ad Istanbul
KREK, una delle compagnie teatrali contemporanee più influenti ad Istanbul

Dobbiamo dire anche che chi pensa che questo sistema causi effettivamente una certa distanza tra il pubblico e lo spettacolo e danneggia l’interazione necessaria per il teatro si sbaglia perché non sarebbe giusto parlarne in un teatro dove si sente persino il brontolio dello stomaco dell’attore. Inoltre, un’altra domanda che viene in mente è se questo sistema sarà un esempio moderno del V Effekt di Brecht.

Ovviamente le cose non potevano rimanere le stesse per il pubblico dopo aver visto il primo spettacolo di Oya, mettendo le cuffie e guardando agli attori sul palcoscenico dietro lo schermo da vetro come per ogni pubblico che ha visto lo spettacolo di uno drammaturgo alla ricerca della rivoluzione e generalmente è stato pioniere di un movimento d’avanguardia come il Dadaismo, il Futurismo e il Postmodernismo…

Anche se è troppo presto per vedere di quale “-ismo” Berkun Oya possa essere stato pioniere, sono sicura che per le prossime generazioni, si trasformerà in un fenomeno ancora più grande che colpisce molti artisti di un ramo dell’arte come frutto di queste innovazioni pionieristiche. Viva i drammaturghi coraggiosi che sconvolgono i nostri tabù e tutte le verità che conosciamo!

Bibliografia

Chiapello D., La tirannia come potere infantile. L’Ubu Roi di Alfred Jarry, in «Scienza & Politica. Per una storia delle dottrine», 25 (49), pp. 133-148.

Ersoy B., Tiyatro camında Krek. HaberVesaire, 15 febbraio 2011.

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