Portraits On Stage – Paesaggi 2021, Festival Multidisciplinare delle arti a cura di Settimo Cielo, si svolge ad Arsoli dal 28 agosto al 5 settembre [abbiamo pubblicato qui il programma].
Con un susseguirsi di spettacoli, laboratori e incontri, il borgo accoglie artisti e cittadini co-partecipi nella creazione degli eventi culturali promossi dal progetto Paesaggi.
Abbiamo intervistato Gloria Sapio, co-direttrice con Maurizio Repetto del teatro comunale di Arsoli La Fenice e del festival Portraits On Stage, per approfondire il progetto Paesaggi soffermandoci sul tema della valorizzazione della realtà sociale e paesaggistica locale come conseguenza di una puntuale azione culturale sul territorio.
Alessia Pivotto: Portraits on stage persegue una politica di valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale della Valle dell’Aniene attraverso i linguaggi artistici, con particolare attenzione alle arti figurative e alle arti dello spettacolo dal vivo. Vorrei che ci raccontasse della necessità di creare, con Portraits o stage – Paesaggi, uno spazio di riflessione sull’arte contemporanea per costruire il futuro paesaggio, storico e artistico di questi luoghi.
Gloria Sapio: La storia della Valle dell’Aniene è strettamente legata alla storia dell’arte e in particolar modo dell’arte figurativa, alla presenza di pittori e di poeti. La nostra associazione si chiama Settimo Cielo e dal 2006 lavoriamo in centramento con progetti artistici che hanno ricevuto il contributo della provincia di Roma, della regione Lazio, del Ministero della cultura. Abbiamo sentito la necessità di un intervento culturale per questo territorio perché alla bellezza e al fascino del passato fa eco un presente socialmente povero, a causa della morfologia stessa del territorio che ne rende difficoltoso l’accesso, al pendolarismo che crea dispersione e ai ritmi frenetici che ne derivano sottraendo tempo alla creazione di socialità. Abbiamo concepito questo progetto in parti a se stanti, allo stesso tempo collegabili tra loro dal filo conduttore dell’arte visiva e dell’arte dal vivo. Abbiamo partecipato a un bando regionale con la prima parte di questo progetto che è Portraits on stage – Arte in cammino e che riguardava la valorizzazione dei luoghi della cultura attraverso lo spettacolo dal vivo. Ci è sembrato coerente parlare del passato di questi luoghi e di come lo si possa collegare al presente e per questo abbiamo sviluppato la seconda parte del progetto che è Portraits on stage – Paesaggi, con la quale siamo primo assegnatario in ex aequo tra i Festival Multidisciplinari beneficiari dello stanziamento del FUS – Fondo Unico per lo Spettacolo. Paesaggi quindi si inserisce nel solco di Portraits on stage e lavora maggiormente sul territorio. Mentre Arte in cammino, ha coinvolto 5 paesi ripercorrendo il cammino dei Benedettini in questa kermesse collegata all’arte figurativa, Paesaggi lavora molto sull’interazione, sull’aggregazione, lo stare insieme... importanti non solo per le questioni riguardanti il pendolarismo e l’isolamento ma perché veniamo da due anni di pandemia Covid-19 che rende tutto ciò ancora più urgente. Sentiamo dunque la forte necessità di recuperare la memoria, perché senza memoria non può esserci futuro.
A.P. : Con il progetto multidisciplinare Portraits on stage – Arte in Cammino e Portraits on stage – Paesaggi, è il settore della cultura a promuovere l’indotto economico per la crescita delle realtà locali, divenendo un valido esempio per realtà sociali simili a quelle dei comuni della città metropolitana di Roma.
G.S. : Portraits on stage è nato da una rete di realtà interregionali affini al settore della cultura, che affondano le loro radici nella storia delle arti figurative e collaborano nel presente alla creazione di un movimento culturale di respiro più ampio. Mi riferisco a esperienze come quelle della compagnia Teatri d’Imbarco che lavora a Firenze con L’accademia delle Arti del Disegno, a Stalker Teatro di Torino o alla realtà dei Laboratori Permanenti di Sansepolcro, realtà locali valide come L'Arca di Corrado. In linea con i nostri progetti, che riguardano la direzione del teatro La Fenice di Arsoli e la conduzione di residenze per artisti essendo parte del Centro di Residenza della Regione Lazio, abbiamo creato una socialità, una rete di artisti accomunati dall’interesse nei confronti di tutto quello che il teatro e l’arte dal vivo potevano raccontare attraverso i loro linguaggi, sulle arti visive. Quindi approfondendo il rapporto che lega questi mondi.
A.P: Nell’indagare il rapporto dell’arte figurativa con le arti dello spettacolo dal vivo, lo spazio del laboratorio come spazio di ricerca, è fondamentale nel rendere la collettività partecipe all’esperienza di co-creazione dell’evento spettacolare?
G.S. : Paesaggi lavora molto sulla co-creazione, tutti i laboratori confluiscono dentro a momenti di spettacolo. Il laboratorio Dipingere nell’aria, produrrà a partire dallo studio del gesto pittorico, un’esperienza riconducibile alla nelken-line di Pina Baush: una sfilata – evento creata dagli abitanti del paese che percorreranno le strade di Arsoli. Naturalmente ci sono anche eventi svincolati come i concerti ma ogni cosa ha poi un suo risolto, un momento di comunione con il territorio. Questa è l’idea che c’è dietro Portraits on stage, la politica che portiamo avanti con il teatro La Fenice. Con la nostra programmazione proponiamo a un pubblico di non addetti ai lavori, i linguaggi del contemporaneo, la diversità e la complessità. Far aggregare le persone attorno a uno spettacolo di qualità come Un Bès – Antonio Ligabue, di e con Mario Perrotta, è una grande scommessa. Ospitando artisti in residenza noi ospitiamo la ricerca, non ci occupiamo di produzione. Le residenze sono aperte al territorio, cerchiamo di far partecipare i bambini delle scuole come è accaduto con il progetto di ricerca sulla Classe Morta di Kantor a cura di Fabiana Iacozzilli, che è stato un esempio della tipologia di residenza che desideriamo e della volontà di coinvolgere il territorio.
A.P.: Lei dirige, insieme a Maurizio Repetto il teatro comunale La Fenice, le cui attività riservano ampio spazio alla pedagogia dell’arte, con corsi di teatro per ragazzi, progetti di teatro per le scuole, esperienze che in qualche modo riverberano anche all’interno del festival ad esempio con il ciclo I sentieri dei piccoli e i laboratori per bambini sull’arte figurativa.
G.S.: Una parte del festival è stata dedicata all’arte figurativa spiegata ai ragazzi, con lo spettacolo I Portaroli di Llinx Teatro si è cercato di creare un parallelo con le attività dei bambini nel Seicento, è un modo di fare esperienza di immagini sofisticate e belle che in qualche modo rimarranno e arricchiranno l’immaginario di queste persone. Abbiamo corsi di teatro per bambini e tra loro c’è qualcuno che si sta indirizzando alla professione di attore. Insegniamo cosa può essere il teatro, che c’è più di una professione e che ognuna di esse è legata a una forma d’arte, per cui li invitiamo a venire a teatro e prenderne atto e a questa presa di coscienza qualcuno risponde positivamente. È necessaria una vocazione per questo mestiere ma la vocazione nasce se il mestiere lo si incontra.