Spettacoli, incontri, laboratori, residenze e progetti speciali vanno a comporre l’edizione 2021 del Festival Attraversamenti Multipli, che dal 17 al 26 settembre coinvolgerà diversi luoghi del quartiere Quadraro in una rassegna poliedrica e sfaccettata che si muove sulle linee di confine tra differenti codici artistici e nelle zone di prossimità tra arte e vita.
Per l’occasione abbiamo intervistato il direttore artistico Alessandra Ferraro.
Il Festival Attraversamenti Multipli è nato nel 2001… da quali esigenze è partito il progetto? E cosa racchiude questo titolo?
Allora Attraversamenti Multipli nasce nel 2001. Da subito si è sentita l’esigenza di lavorare e di confrontarsi con i paesaggi urbani, cosa che ora moltissimi Festival sperimentano e praticano sia a livello nazionale che internazionale, ma che all’epoca era considerata abbastanza anomala. Il nome Attraversamenti Multipli nasce proprio da questa attività negli spazi della metropoli: spazi come stazioni dei treni e della metropolitana, ma non solo. Ponevamo grande attenzione anche verso i luoghi di rigenerazione urbana, i luoghi simbolo della trasformazione della città. Alla base però c’è anche l’immagine del gioco degli “attraversamenti” tra linguaggi artistici, perché è sempre stato un festival multidisciplinare che ha lavorato sulla commistione tra diversi codici artistici del contemporaneo e i luoghi di attraversamento della città. Possiamo dire che i pilastri del Festival sono rimasti, anche se nel corso di questi ventuno anni si è trasformato molto. Tra l'altro per chi fosse interessato ad approfondire il percorso di Attraversamenti Multipli, siamo orgogliosissimi di comunicare che è appena stato pubblicato un libro, Attraversamenti Multipli 2001-2020, a cura di Editoria&Spettacolo sui vent’anni del festival. Lo presenteremo il 23 settembre alla Biblioteca Interculturale Cittadini del Mondo all'interno del Festival: un'occasione per festeggiare il libro e questi anni di percorso, ma anche per raccontare la storia del Festival. Ci sarà anche una mostra fotografica, che racconta l’intero arco di questi vent'anni. Ritornando alla domanda, il Festival per molti anni è stato nomade. Ogni anno proponeva delle location diverse, e all'interno della stessa edizione magari erano coinvolti anche tre o quattro luoghi in cui s’intrecciavano spazi urbani e spazi rigenerati: come l'ex Italcave sulla Tuscolana, che poi è diventato Officine Marconi. Dal 2017 stiamo abitando il quartiere del Quadraro. Il fulcro del Festival ruota intorno a Largo Spartaco: un enorme parcheggio trasformato in isola pedonale dopo una lunga battaglia portata avanti dagli stessi cittadini. Perché abbiamo scelto il Quadraro? Perché è un luogo di grande attivismo: la presenza di una galleria d'arte come GarageZero e la presenza della Biblioteca Interculturale Cittadini del Mondo, ne fanno un luogo molto attento al contemporaneo. C’è anche un eccezionale museo a cielo aperto di Street Art, e le comunità sono molto attive… quindi l’interesse del Festival è di connettersi con l’attivismo, e dare un contributo alla rigenerazione degli spazi urbani.
Guardando all’edizione di quest’anno, il sottotitolo «everything is connected» a cosa fa riferimento?
Ogni anno Attraversamenti Multipli è accompagnato da un sottotitolo: nel 2019 era “mondi”, l’anno prima “sconfinamenti”. Si tratta di macro-temi che vengono declinati in maniera ampia e libera da parte degli artisti che coinvolgiamo: delle traiettorie, dei segnali di direzione. “Everything is connected” abbiamo deciso di mantenerlo per tre anni (2020, 2021, 2022, ndr.), proprio a causa di questa pandemia mondiale in cui siamo stati catapultati, tra la desertificazione delle relazioni e il lockdown. Lo slogan “slash” tema del triennio sarà accompagnato anche da un segno grafico: tre farfalle che rappresentano il Butterfly effect, l'effetto farfalla, una locuzione utilizzata nel mondo della matematica e della fisica, che ci ricorda che siamo tutti fortemente interconnessi, sia tra di noi che con l'ambiente naturale che ci circonda. In questa edizione il Festival è focalizzato molto sul concetto di relazione: la relazione tra spettacolo e spettatori, tra l’attore e il pubblico, sempre considerando che c’è stata una desertificazione di tutte le relazioni, quindi è importante andare a ricostruire una comunità. Il programma inizia volutamente con uno spettacolo giocoso, perché pensiamo che in questo momento sia importante riappropriarci di una leggerezza, di una vitalità. Per questo abbiamo scelto Asta al buio, con un banditore d'eccezione che è Antonio Rezza. Una vera e propria asta con oggetti materiali e immateriali che vengono battuti, ma non sono esposti, e il pubblico deve rilanciare appunto al buio. C’è il gioco, c’è l'interazione tra il banditore e il pubblico, chiaramente in modo performativo, iperteatralizzato.
Subito dopo, per raccontare una giornata tipo, c’è Carlo Massari, con C&C Company, artista che negli ultimi anni è stato molto presente al Festival, che presenta in prima nazionale uno spettacolo completamente innovativo, che si muove sul confine tra danza, teatro fisico, parole. Tutto questo in una mescolanza di linguaggi ibridi, meticci: un requisito fondamentale per raccontare un presente complesso. Attraversamenti Multipli presenta all'interno del suo programma, come tutti gli anni, molti eventi site-specific: performance create per il Festival in interazione con gli spazi urbani. Per esempio, collettivo cinetico, in scena il 25 settembre, propone una performance che intreccia la danza con il disegno e la musica dal vivo: tre mondi, tre codici artistici che vanno a confluire in un'unica performance. Una caratteristica ricorrente negli ultimi anni. Sempre parlando di codici, di formati performativi particolari all'interno del Festival, quest'anno presentiamo La Rivoluzione dei Libri, un progetto di Progetto Demoni/Ultimi Fuochi Teatro, che prevede un’installazione di QR-code letterari diffusi per il quartiere. Ultimi fuochi teatro in questi anni ha organizzato dei laboratori segreti di lettura con moltissimi adolescenti provenienti da tutta Italia, i quali hanno scelto alcuni brani, che sono stati poi recitati da attori e attrici, tra cui Roberto Latini e Lena Bucci. I QR-code disseminati per tutto il quartiere, attraverso la scansione, che proporrà il link a un file audio, permetteranno ai passanti di ascoltare proprio questi brani. È un progetto che è stato presentato in varie parti d’Italia, ma ci tenevamo che fosse presente anche ad Attraversamenti Multipli perché si riaggancia all’elemento delle connessioni, in questo caso tra il digitale e lo spettacolo dal vivo, e perché rimane attivo e disponibile anche al di fuori degli orari del Festival. Verrà distribuita una mappa dei QR-code, sia sul sito del Festival, sia all’info-point, così lo spettatore che vorrà, potrà scegliere di costruire il proprio percorso di ascolto. Allo stesso tempo, se una persona sta passeggiando al Quadraro con il suo cane e trova il QR-code potrà ascoltare il brano. La Rivoluzione dei Libri rientra nei formati performativi particolari, che cercano un’espansione della performance art. Non il solito reading, ma un reading diffuso, accessibile a tutti.
Certo, poi è anche un reading casuale, cioè gli spettatori possono essere sia consapevoli che non consapevoli?
Sì, questo elemento dello spettatore casuale ci interessa molto, anzi grazie per averlo chiesto. Si sente spesso parlare di come sia possibile intercettare nuovi pubblici e nuove generazioni, ma anche, e soprattutto, di come relazionarci, dopo due anni lontani dal teatro e dallo spettacolo, con uno scenario così mutato? Secondo noi una delle risposte è intercettare il pubblico casuale, quello che non è ancora diventato pubblico, per far scattare in lui una scintilla. L’abbiamo sperimentato proprio lavorando al Quadraro: fai scattare una scintilla che spinge verso il Festival… e da lì ci si ferma una volta, una seconda, e poi si inizia a venire sempre agli spettacoli, si diventa fan! Per noi è eccezionale, abbiamo visto tanti ragazzi, che magari frequentano i luoghi dove si svolge il Festival, che si incuriosiscono, chiacchierano, guardano da lontano e poi… questo è il modo, secondo noi, per lavorare coi nuovi pubblici.
Mi aggancio alla tua riposta… Quale tipo di pubblico vi aspettate ai vari appuntamenti? Avete mai riscontrato una certa diffidenza/indifferenza da parte del pubblico improvvisato nei confronti delle performances proposte nelle scorse edizioni?
Noi abbiamo sempre avuto delle risposte ottime, nonostante lavorassimo in contesti particolari. Negli ultimi anni, quando abbiamo lavorato nelle metropolitane, abbiamo notato un po’ più di diffidenza. C’è da considerare però che c’era la paura degli attentati, esercito e polizia presidiavano la metro, insomma era diventato molto più complesso lavorare all'interno di questi spazi. In quei contesti abbiamo in effetti percepito una certa distanza rispetto al pubblico, però non c'è mai successo, e di questo siamo molto orgogliosi, che qualcuno fosse apertamente contrario, abbiamo sempre ricevuto una grande attenzione e un grande rispetto. Secondo me in realtà il pubblico viene spesso sottovalutato nel senso che è molto importante proporre spettacoli e performance con una qualità. Poi al di là dei gusti, del può piacere o meno, quello è un altro discorso, ma con una qualità, quindi c'è uno spessore, una ricerca, su questo penso che ci sia una capacità poi di attenzione; quindi, è importante continuare a insistere sull’elemento anche della qualità, e di non pensare alla complessità. Penso che sia proprio questa la strada.
Abbiamo un pubblico trasversale di cui siamo molto orgogliosi: trasversale sia dal punto di vista generazionale, al Festival infatti è presente da anni una sezione dedicata ai bambini, sia dal punto di vista dei gusti, perché riusciamo a intercettare e a parlare con un pubblico vasto e variegato. Questo per noi, in quanto gruppo Margine Operativo, è un obiettivo anche politico: quello cioè di non parlare solo a un “pubblico di nicchia”. Sappiamo tutti che andando teatro, spesso ci si ritrova tra le stesse persone: ci conosciamo tutti, è una bella comunità che si ritrova piacevolmente. Questo è un elemento di forza ma anche un limite, perché ci costringe a parlare solo a una comunità ristretta e specializzata. A noi interessano le comunità nel senso più ampio del termine, i mondi che ci sono in una metropoli, gli intrecci di culture. Anche questo è un altro grandissimo tema, Roma è una metropoli con cittadini di diverse provenienze geografiche, e su questo per esempio abbiamo costruito un’interazione con un progetto che si chiama Spettatori Migranti / Attori Sociali, curato da Luca Lòtano di Teatro e Critica, che lavorava sulla spettacolarità, ovvero su persone provenienti da altri background vedano la scena artistica nostrana. Da quattro anni il blog del Festival è seguito da una redazione meticcia, una redazione formata da ragazzi italiani e di altre provenienze. Un intreccio tra Spettatori Migranti / Attori Sociali, Dominio Pubblico e altri collaboratori, che quest'anno è collegato a un progetto europeo curato dall'associazione interculturale Asinitas. Quest'anno, quindi, i contenuti prodotti dalla REdazione Meticcia di Attraversamenti Multipli verranno pubblicati sugli altri siti in Europa, e in altri cinque paesi europei verrà fatto lo stesso. Porsi il problema del pubblico, dei nuovi pubblici e delle cittadinanze, è un altro dei punti su cui il Festival vuole continuare a lavorare. Quel nuovissimo pubblico che è rappresentato non solo dalle seconde e terze generazioni, ma anche da chi è richiedente asilo, da chi vive in questo paese da pochi anni. È un tema importantissimo perché stiamo parlando chiaramente di un intreccio di culture: chi è nato in Africa ha un background culturale completamente diverso dal nostro, non occidentale, per cui vedrà lo spettacolo in maniera diversa da noi. Dobbiamo disfarci del nostro eurocentrismo; la nostra è una scena molto occidentalizzata. Questo per noi ha una valenza fortemente politica perché siamo per un mondo senza confini, di interazioni. È un piccolo apporto che il nostro festival offre a un ragionamento più ampio, chiaramente antirazzista.