di Margherita Dotta e Lea Paiella
Day #3
Ad animare il terzo e ultimo giorno del festival ci pensano Borderline di Beatrice Bresolin, HOW TO_just another Boléro di Maria Focaracci ed Emanuele Rosa, Let me be di Giuseppe Comuniello e Camilla Guarino, Narciso di Giovanni Napoli e infine Extended di Camilla Monga per la MMContemporary Dance Company, esito di Prove d’autore XL.
Un’ultima giornata piena e movimentata, in cui alla location serale del Teatro Alighieri e alle Artificerie Almagià si va ad aggiungere la suggestiva cornice di Piazza San Francesco.
Borderline
Concept e coreografia Beatrice Bresolin
Performers Beatrice Bresolin, Vittoria Caneva, Ilaria Marcolin, Elena Sgarbossa
Scenografia Sara Lando
Contributo alla creazione Giovanna Garzotto, Andrea Rampazzo, Silvia Sessi
Consulenza artistica Matteo Maffesanti
Con il supporto di Performa Festival Ticino, Prohelvetia, Lo Studio Performing Arts Centre Arbedo (CH), ZEBRA Cultural Zoo, CSC- Centro per la scena contemporanea Bassano del Grappa, Operaestate Festival Veneto, CombinAzioni 2019, Boarding Pass Plus Danza 2019, Kasadanza ASD
Unica performance urbana, nella cornice di Piazza San Francesco, con alle spalle il campanile su cui pare posarsi l’unico raggio di sole della giornata, è Borderline di Beatrice Bresolin, giocata dalla coreografa stessa insieme a Vittoria Caneva, Ilaria Marcolin ed Elena Sgarbossa. Un’altra formazione tutta rosa, ma in questo caso il genere non è poi così centrale. Piuttosto ad emergere nei 45 minuti di performance sono due aspetti: una leggera patina ludica e una ricerca sulla prossemica. Le quattro performer incappucciate da un k-way colorato, con una camminata quasi robotica affrontano direttamente il pubblico chiedendo una partecipazione a livello decisionale sull’utilizzo dello spazio. E avvenuta la scelta, si staglia un coro di “space coin” che ricorda- probabilmente anche grazie alla presenza di uno oggetto argenteo centrale- l’immaginario di Sailor Moon, dei Pokémon o dei Cavalieri dello Zodiaco. È forse allora possibile leggere Borderline come una finestra che- abbandonato il “potere della Luna”- si apre al “potere delle relazioni”: infatti lo spazio viene creato, modificato e ricreato di volta in volta attraverso la prossemica, sia tra le interpreti che tra esse e il pubblico. Divertente la parte finale in cui, dismesso l’impermeabile, esso diviene sempre altro, sostenendo le interpreti in un gioco che sembra di ripresa di alcuni stereotipi: dalla danza classica, al nuoto sincronizzato, dalla ginnastica ritmica fino al ballo da sala, finché non restano attorno a quella sorta di cristallo centrale solo le quattro giacche stese a terra
Che quella forza e quel potere non provengano forse da esse? Può essere. Strano e sorprendente infatti il fatto che sia iniziato a piovere un attimo prima che le performers si togliessero i k-way…
HOW TO_ just another Boléro
Concept, coreografia e performance Maria Focaracci, Emanuele Rosa
Costumi Maria Focaraccio, Emanuele Rosa
Luci Michele Piazzi
Supporto drammaturgico Carlotta Jarchow
Con il supporto di Morphine Raum, Berlin (DE), C&C Company/ Carlo Massari, Bologna (IT)
Quando entriamo all’Almagià ci sono due corpi distesi su un tappeto orientale, il rosa shocking dei loro slip risalta nel buio. Sono Emanuele Rosa e Maria Focaraccio, autori della performance “HOW TO_ just another Boléro”. Quando le prime note del Boléro risuonano, le membra iniziano a svegliarsi. Il nostro sguardo è sulla parte posteriore di questi corpi, che ci danno le spalle -anzi, il fondoschiena-, creando un’atmosfera grottesca. Il loro comportamento ricorda, più che uomini, degli animali, forse due ominidi appena tornati in vita dopo un lungo letargo. Così, cercano di reimparare a muoversi, passo dopo passo, studiano il proprio corpo e quello dell’altro, in un gioco di incastri che dà vita a un intruglio informe di carne. Lo spazio in cui si agiscono è quello ridotto di un rettangolo, una gabbia immaginaria che li costringe a muoversi in tondo, e che diventa tanto più soffocante quanto più la musica accelera. La smania di libertà si fa insopportabile, ma, incapaci di cooperare e guidati solo dall’istinto, le due creature non riusciranno mai a raggiungere la cima.
La metafora contemporanea che i due giovani coreografi vogliono porre è evidente, e l’ironia con cui l’affrontano rende la performance un perfetto ritratto tragicomico della condizione umana.
Let me be
Creazione e interpretazione Giuseppe Comuniello e Camilla Guarino
Drammaturgia Camilla Guarino
Consulente artistico Silvia Berti
Disegno luci Pietro Millosevich
Artista sonoro/ disegno del suono Umberto F
Creazione video Gabriele Termine
Prodotto da Versilia Danza e Fuori Equilibrio
In coproduzione con Centro Internazionale della danza CID, EBA Europe Beyond Access, MAD Murate Art District, Associazione MUS.E, Comune di Firenze
Con il sostegno di Centro nazionale di produzione della danza Virgilio Sieni
«Forse a volte è possibile vedere la stessa cosa».
Che il pubblico dell’Alighieri abbia visto la stessa cosa durante Let me be di Giuseppe Comuniello e Camilla Guarino non è certo. Quel che è invece sicuro è che abbia visto qualcosa. Qualcosa che va ben oltre il palcoscenico, ben oltre l’alveare dei palchetti. Perché Le me be con la sua comunicazione stratificata, fatta di video, gesti, danze, voci dal vivo e voci pre-registrate indica la molteplicità di modi di visione, dove quest’ultima è collegata all’occhio solo come una possibilità tra tante e non secondo un rapporto esclusivo. Sono innumerevoli gli immaginari che si aprono a un tipo di visione interna, che si aggrappa alle volte ai ricordi, altre volte alle percezioni e altre volte ancora che ha bisogno di una guida: qualcuno che stia accanto a noi, che ci metta le mani sugli occhi fisici e che ci prenda per mano. Una visione interna che in Let me be si rivela estremamente tattile e materica, dolce o violenta. Del resto Let me be arriva esattamente così: come un pugno che accarezza, «come quando fai qualcosa che non avresti mai creduto di poter fare e pensi che allora fosse possibile».
Narciso
Coreografia Giovanni Napoli
Danza Cosmo Sancilio
Musica Claudio Borgianni, David Nigro, Domenico Scarlatti
Fotografia Nicola Stasi
Video Cristina Spelti
Con il supporto di Staatstheater Augsburg
La performance che chiude la “Vetrina della giovane danza d’autore” è quella di Giovanni Napoli, Narciso. Il coreografo palermitano immagina una conclusione alternativa al tragico mito di colui che fu punito dagli dèi e annegò nel suo stesso riflesso. Il Narciso che Giovanni porta in scena si scontra e confronta con la propria immagine, in un viaggio introspettivo che cerca di portarlo a fondo, nelle acque scure del lago, oppure di imprigionarlo in uno specchio, succube delle apparenze e dell’incapacità di mostrarsi davvero per quel che è.
“Lo specchio […] diventa al tempo stesso una realtà riflessa dalla quale fuggire e trovare il modo di mostrarsi agli altri per come è in realtà: un’anima vulnerabile e a tratti oscura, lontana dalla piacevolezza del suo aspetto”.
In lotta costante con se stesso, la tensione si dissolve solo nel momento in cui il giovane riesce a mettersi a nudo, emotivamente e fisicamente. Finalmente in pace con la propria fragilità.
Extended
Esito della residenza d’autore della durata di 10 giorni di Camilla Monga con la MMContemporary Dance Company
Coreografia e concept Camilla Monga
Musica Federica Furlani e By This River B. Eno
Con i danzatori e le danzatrici della MMContemporary Dance Company Dylan di Nola, Lorenzo Fiorito, Matilde Gherardi, Annalisa Perricone, Alice Ruspaggiari, Giuseppe Villarosa
Costumi Studio Sartoriale
Produzione MMContemporary Dance Company
Con il sostegno di VAN
Arriva infine il momento di Extended di Camilla Monga, esito di Prove d’Autore XL, che quest’anno ha visto l’incontro tra la giovane coreografa veronese e la MMContemporary Dance Company diretta da Michele Merola.
A volerlo definire con una parola Extended è uno spazio-tempo. è un varco attraverso il quale si scorgono paesaggi mutevoli e per lo più cangianti, dove ogni cosa definisce di volta in volta un punto nello spazio e nel tempo: i corpi dei sei danzatori, ognuno con una personalità ben visibile, creano e disfano ambienti e direzioni, mentre i suoni di Federica Furlani si accostano, accompagnano e a volte dirigono quanto emerge dalla materialità circostante, senza mai sovrastare o saturare il mondo rarefatto di Extended. La partita si gioca tra suoni e corpi, che nel loro costante dialogo arrivano a un certo punto a spogliarsi della propria specificità, divenendo quasi della medesima densità: che siano atomi, fasci di luce o vibrazioni non importa. Ma si respira un’aria diversa alla fine della performance. Più leggera, sicuramente. E forse la leggerezza è qui data anche grazie a una scrittura coreografica fisica, ma anche estremamente volatile ed evanescente, dove – probabilmente per la prima volta nel corso di queste giornate- il contatto con il suolo non è più un “obbligo”. Una prova d’autore riuscita, dove- come poi confessato nel breve incontro finale condotto da Alessandro Pontremoli, con Michele Merola e Camilla Monga- il rapporto artistico si è anch’esso esteso a una fiducia e stima umana tra la coreografa e la MMContemporary Dance Company.