È partita lunedì 22 novembre la rassegna Teatro a 369 gradi, pedagogia e sperimentazione con i ragazzi di Ostia, curata da 369gradi. Attraverso un denso e ampio programma, che si concluderà il 16 dicembre, l’iniziativa – realizzata con il contributo del Bando Sostegno alla ripartenza delle attività di promozione culturale e animazione territoriale della Regione Lazio e del Ministero della Cultura – si propone di diffondere la cultura teatrale come strumento di lettura e analisi del presente, cercando di avvicinare le giovani generazioni. Il calendario, ricco di laboratori di drammaturgia, incontri preparatori alla visione degli spettacoli con gli stessi protagonisti, e spettacoli di innovazione e sperimentazione, animerà il territorio di Ostia, tra il Teatro del Lido e il Liceo Statale “Anco Marzio”.
Abbiamo intervistato Maurizio Rippa, cantante e attore coinvolto nella rassegna. Lo spettacolo Piccoli funerali, di cui è ideatore e interprete, andrà in scena domani (25 novembre alle ore 20:00) al Teatro del Lido di Ostia.
Il tuo spettacolo Piccoli funerali è inserito all’interno della rassegna «Teatro a 369 gradi, pedagogia e sperimentazione con i ragazzi di Ostia». Cosa vuol dire per te partecipare alla realizzazione di un programma dedicato alle nuove generazioni delle periferie urbane?
Sicuramente è una sfida, credo che i giovani abbiano meno sovrastrutture mentali, e credo si relazionino con i prodotti artistici con una immediatezza più emotiva. Il livello energetico dei giovani è altissimo, e se li costringiamo a stare fermi e in silenzio bisogna che quello che esibiamo li soddisfi o incuriosisca molto. Credo che con un pubblico giovane sia molto difficile bluffare.
Cosa vuol dire porre all’attenzione di un pubblico giovanile una tematica delicata e complessa come quella della morte?
Ne capisco davvero poco di pedagogia, ma credo che un grosso errore sia pensare che non si possa parlare di tutto con i giovani. In “piccoli funerali” in realtà non parlo tanto di morte, quanto di vita, e di affetto, e di perdite. Questo credo siano cose importanti da affrontare a qualsiasi età, anche perché, purtroppo, non esiste una età per subire dei lutti.
Nel processo creativo e di ricerca svolto per questo spettacolo, hai tenuto conto della fascia adolescenziale come possibile target di pubblico? Che tipo di reazione ti aspetti?
In realtà no, anche perché io, forse sbagliando, mi rivolgo nello stesso modo a persone di tutte le età anche nella vita. Certo affronto un argomento che le persone con un po’ di anni comprendono meglio, perché lo hanno provato sulla loro pelle. Sono molto curioso di vedere la reazione di un pubblico giovane. Ovviamente spero di incuriosirli, anche perché ho cercato di usare un linguaggio leggero e anche volutamente ironico. Certamente sarà una serata che ricorderò.