Per un teatro necessario. Ciclo di incontri «Pensare il teatro»: la Compagnia UnterWasser

I primi due incontri della rassegna Pensare il teatro, all’interno del progetto Per un teatro necessario del Dipartimento SARAS, sono dedicati al teatro di figura: il primo dei due si è svolto con la Compagnia UnterWasser il 3 dicembre.
Durante questo appuntamento abbiamo attraversato il percorso che costituisce il loro universo teatrale, grazie a una passeggiata nelle retrovie del lavoro che ha eretto i loro spettacoli (Out, Floating, Maze, Untold, Boxes, Amarbarì).
La compagnia, formata da Aurora Buzzetti, Giulia De Canto e Valeria Bianchi, tutte e tre presenti all’incontro con gli studenti, ha portato in aula alcuni degli oggetti che animano gli spettacoli, le intermediazioni che incarnano il loro teatro visuale, fatto di suggestioni visive e sonore fra le quali, a volte, si fa spazio la parola.

Aurora, Giulia e Valeria iniziano a lavorare insieme nel 2012 all’interno di un’esperienza diversa da quella che ora le unisce, ma che sicuramente gli ha permesso di conoscersi personalmente e professionalmente. Il primo spettacolo che presentano come UnterWasser è Out: il protagonista è una marionetta da tavolo, animata da un visibile intervento umano che dà l’illusione di una vitalità credibile, ma che allo stesso tempo ne svela il meccanismo animatore.
Durante il loro resoconto, introdotto con l’avventura Out (che ancora calca le scene) sono affiorati in superficie gli obbiettivi del lavoro, le sorprese e le infinite rette che disegnano il loro artigianato analogico fatto di fil di ferro, lampadine, scatole che nascondono spettacoli all’interno e ambienti praticabili dagli spettatori stessi (come in Amarbarì).
Uno degli elementi che accomuna tutte le loro rappresentazioni è questa dimensione immersiva resa disponibile dalle installazioni spettacolari che, proprio per questo rapporto solido che instaurano con gli occhi e il corpo dello spettatore, spesso sono costrette a vivere un secondo debutto, successivo ad un primo che suggerisce nodi critici e spazi vuoti da riempire ancora.
La purezza della partecipazione che propongono è testimoniata dalla difficoltà che si trova nel tracciare un solco deciso fra le età che possono assistere e quelle che invece non costituiscono il pubblico destinatario degli spettacoli: la corporeità con la quale si affrontano le esperienze come Out o Amarbarì, in cui le emozioni sono indagate e messe a rischio, permette di superare la sovrapposizione immediata che spesso vede le forme semplici (come i visi tridimensionali creati con il fil di ferro e riproposti in ombra-disegno in Maze) unicamente riservate ai bambini.
Questa interrogazione condivisa dei materiali inizia ancor prima dell’incontro con lo spettatore e infatti, come ci hanno raccontato le autrici, durante la costruzione viene conservato l’aspetto placido dell’errare tipico dell’infanzia, ha spazio un tempo utile per riscrivere i passaggi irregolari e ridisegnare le forme poco intellegibili o efficaci, anche quando allunga i tempi di lavorazione.
È interessante inoltre mettere in luce come durante le live performance firmate UnterWasser sia possibile relazionarsi in maniera libera con le drammaturgie e le regie del loro teatro: spettacoli come Maze permettono di guardare e seguire il racconto delle ombre narranti, ma allo stesso tempo non celano mai le manipolazioni e i movimenti degli oggetti che creano quelle stesse narrazioni (il nostro occhio sarà quindi libero di spostarsi dall’artificio al racconto, senza subire mai il contraccolpo di un ritmo che si spezza e perde di senso).
Una convivenza non forzata, quindi, che permette un ragionamento rinnovato sul teatro d’ombre e forse sul teatro tutto, esorcizzando la paura degli sguardi che si moltiplicano e si spostano alla ricerca di significati e complicità altri.

I prossimi incontri (tutti disponibili anche in diretta Facebook o sulla piattaforma Zoom) saranno con Bruno Leone il 7 dicembre, con Fabiana Iacozzilli il 14 dicembre, con Glauco Mauri il 21 dicembre e infine con Antonio Viganò in data da definire.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *