Il Mondo Guarattelle del Maestro Bruno Leone

Per un teatro necessario: il Mondo Guarattelle del Maestro Bruno Leone tra storia e contemporaneità

È un teatro antico quello dei burattini, di strada, che incontra il pubblico nei propri luoghi, nelle città, all’ombra dei grandi monumenti di piazza, tra i profumi e il vociare vivo dei mercati. Uno specchio in cui la comunità può riconoscersi, riflettere sé stessa e su sé stessa, per identificarsi, rinsaldarsi. Il suo essere coacervo di culture, di personaggi che traslano la propria realtà su un piano immaginifico, costruendo leggende e miti, fa di Napoli una delle più vivaci città in termini di tradizione – e al contempo di sperimentazione – intorno al Teatro di Figura.
Il Teatro di Guarattelle, che prende il nome dai teatrini portatili di burattini, è una delle forme di spettacolo più antiche del napoletano, la cui descrizione è un topos ricorrente nelle pagine dei viaggiatori stranieri tra ‘700 e ‘800.

Napoli è un enorme palcoscenico a cielo aperto, su cui cade impercettibile e costante la pioggia dell’arte. Ancora oggi, tra gli stretti e lunghi vicoli del centro storico, sul nero suolo che fu di lava, si rincorrono le storie di guarattellari che hanno resistito all’incedere della vita, con i suoi ciclici cambiamenti e l’affastellarsi di un tempo quotidiano sempre più vorticoso che, alla ricerca della produttività, lascia ben poco spazio alla condivisione. 
Eppure, voltando l’angolo del Complesso Monumentale di Santa Chiara, spingendosi appena oltre le mura che costeggiano quel colosso di tufo, si può trovare un presidio d’arte, non casualmente chiamato “Teatro Casa di Guarattelle”, in cui il maestro guarattellaro Bruno Leone dà vita e tiene in vita i propri personaggi, inanimati solo fino a quando, come un guanto, non vengono calzati dalle sue sapienti mani.
Il 1° Maggio del 1979 inizia ufficialmente la carriera di Bruno Leone che, a seguito di un periodo di apprendistato, come tradizione desidera, mostra per la prima volta alla città le proprie guarattelle. Da allora sono trascorsi più di quarant’anni e i burattini di Leone hanno viaggiato in tutto il mondo, incontrando popoli vicini e lontani, riempiendo di storie, usanze e contraddizioni un bagaglio creativo che ne ha assicurato non solo la piena sopravvivenza ma anche e soprattutto una capacità di trasformazione che non si serve del “tradimento”.

Proprio a proposito del concetto di tradizione, Bruno Leone avvia la propria riflessione durante l’incontro organizzato nell’ambito del progetto Per un teatro necessario dal Professor Guido Di Palma, all’Università La Sapienza di Roma
Le modalità di trasmissione diretta e la loro lunga storia, fanno certamente delle Guarattelle una tradizione, purché non la si guardi – come spesso capita di fare con ciò a cui si attribuisce tale etichetta – come una polverosa e stantia manifestazione artistica. “Mondo Guarattelle” è la definizione che Leone fornisce di questo teatro, come arte rimasta viva nel tempo e che nel perpetuo incontro con il pubblico alimenta la propria fiamma.
La sacralità che investe il Mondo Guarattelle non è ravvisabile solo nell’affascinante rituale che accompagna il montaggio del teatrino, ma anche e soprattutto nei valori universali di cui sono portatori tutti gli elementi simbolici del repertorio. Pulcinella, Teresina, il Guappo, il Cane, il Carabiniere, la Morte, incarnano i tipi fissi della società da cui trapelano i tratti dei giochi di potere, degli amori, dell’esistenza che scorre. Un teatro fuori dal tempo che del tempo si nutre, amplificando come lente d’ingrandimento nodi da sciogliere e sentimenti archetipici. Con un processo osmotico bidirezionale, le Guarattelle si animano per mezzo del proprio burattinaio, inversamente restituendogli tutta la potenza della vita che si manifesta sulla punta delle sue dita. 

Spettacolo anarchico per eccellenza, che nell’improvvisazione trova l’escamotage per una narrazione politica, sociologica e antropologica, il teatro di Burattini mostra ancora oggi la sua naturale vocazione allo smascheramento. Nel repertorio di Bruno Leone, accanto alle storie che si tramandano da generazioni, si rintracciano le odierne problematiche del mondo, sviscerate non con finalità didattiche ma di confronto con il prossimo. 
Proseguendo lungo il sentiero del nomadismo che caratterizza la sua professione e che ha incentivato la diffusione delle Guarattelle ben oltre i confini nazionali, Leone muta il suo stare per incontrare popoli e culture. Il dialetto napoletano, fortemente identitario e caratterizzante di questa espressione spettacolare, non si pone come ostacolo alla comprensione fuor di regione, ma è trattato come materiale sonoro, musicale, dal senso condiviso. Guardando al presente, all’attenzione decrescente dello spettatore, all’incontro di piazza sempre più complesso con un’umanità che si rintana nelle proprie case, lì dove l’intrattenimento viene a bussare alla porta, come si può mantenere in salute la relazione fondante del teatro tout-court tra artista e pubblico? La risposta è fornita allora da Bruno Leone a chiusura dell’incontro: il teatro di Guarattelle è ancora capace di ammaliare anche i cuori e gli occhi più distratti, perché vivo

2 commenti

  1. Grazie del bello articolo e così continua il cammino che ci avvicina sempre più all’arte vita
    Un abbraccio Bruno Leone

  2. Vorrei sapere come funzione la Pivetta

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