responsabile comunicazione MArteLive

MArteLive compie vent’anni: intervista con Francesco Lo Brutto

MArteLive nasce nel 2001 come un originale format di spettacolo multidisciplinare che il direttore artistico e fondatore Giuseppe Casa definisce “multi-artistico”. Gli organizzatori storici lo definiscono un Sistema Cultura, un insieme di eventi e progetti interconnessi che hanno come comune denominatore la simultaneità delle arti e il loro ibridarsi e sovrapporsi con il fine ultimo dell’innovazione sociale e culturale.
In occasione del ventennale abbiamo intervistato Francesco Lo Brutto, responsabile comunicazione di MArteLive.

MArteLive festeggia 20 anni… dunque la vostra avventura è iniziata nel 2001. Da quali esigenze è partito il progetto? E cosa racchiude questo titolo?

Diciamo che, come accade spesso, questo nome è nato un po’ per caso. 
MArteLive è un Festival multidisciplinare, il primo Festival multidisciplinare italiano nato nel 2001 da un esperimento di Giuseppe Casa, e si chiamava “Ogni martedì rock”. Peppe, dopo aver vinto un bando dell'Università degli Studi Roma Tre, ebbe l’idea di raccogliere insieme tutte le forme di espressione artistica in un unico luogo multisala con un format che all’epoca era assolutamente originale. C’erano band che suonavano dal vivo, mostre, pittura dal vivo, danza. 
In origine non si doveva chiamare MArteLive ma MercoLive perché si sarebbe tenuto di mercoledì, un giorno un po’ sfigato, perché è in mezzo alla settimana. Poi gli organizzatori cambiarono il giorno in martedì, un giorno ancora più sfigato! E Peppe ha pensato al nome MarteLive: martedì artistico dal vivo, il pianeta degli artisti. Quindi il nome è stato un colpo di fortuna in realtà! 
Negli anni poi abbiamo costruito una rete di progetti, eventi e contatti, intorno al festival, che abbiamo chiamato MArteLive System. Da quel momento in poi, ogni progetto che abbiamo realizzato l’abbiamo associato al brand MArtelive.

Leggiamo dal vostro sito: “un originale format di spettacolo multidisciplinare che il nostro direttore artistico e fondatore Giuseppe Casa ama chiamare ‘multi-artistico’”. Puoi spiegare nel dettaglio?

Adesso questa cosa può sembrare normale, quasi scontata, ma vent’anni fa non si parlava molto di multidisciplinarietà, non esisteva nemmeno una categoria ufficiale a livello ministeriale. Oggi invece sono tanti i festival che mettono insieme danza, teatro, musica… ma tutte queste parti, queste discipline, restano separate l’una dall’altra. Al contrario, il Cirque du Soleil è un esempio di multidisciplinarietà: c’è la moda, lo stile, il circo, la danza, l’acrobatica, l’arte; uno spettacolo multidisciplinare che si ripete nelle serate. MArtelive fa più o meno la stessa cosa ma con una differenza importante: gli spettacoli sono tutti in contemporanea. È lo spettatore stesso a decidere il suo percorso, scegliendo in quali sale trascorrere il suo tempo, se assistere alla mostra fotografica, ascoltare musica dal vivo, o riposarsi. Inoltre, sono previsti spazi di confronto, dove artisti e spettatori possono interagire tra loro. Negli ultimi anni è capitato spesso che in queste occasioni nascessero delle collaborazioni tra musicisti e pittori, o ballerini e musicisti… 
In aggiunta a questo format storico, nel 2011 è nata la Biennale MArtelive, rimandata quest’anno a causa dello stato di emergenza: un Festival diffuso a livello territoriale, un vero e proprio incubatore di "progetti speciali". Le iniziative vengono individuate e selezionate nei due anni precedenti, per poi essere sperimentate durante l’evento in modo da vedere quanto  successo ottengono. L’anno scorso abbiamo attivato più di sessanta location in contemporanea, quattrocento tra spettacoli ed eventi. Un vero delirio! 
Inoltre, una serie di eventi speciali che vengono organizzati durante l’anno, si staccano e diventano autonomi, come Buskers in Town che ora è diventato un vero e proprio festival autonomo. 

Che cosa distingue MArteLive dalle altre manifestazioni culturali? Quali sono i maggiori punti di forza di quest’anno?

La multidisciplinarietà è il DNA della nostra struttura, del MArteLive, dell’etichetta, del System. È un evento che ha un format unico. Quest’anno avremmo voluto fare molto di più, per festeggiare, ma non è stato possibile a causa del COVID-19. Diciamo che la peculiarità dell’evento di quest’anno è la sua dimensione emotiva. Io stesso ho organizzato un reading che racconta la storia del Festival attraverso le relazioni maturate con le persone, gli artisti, che sono state con noi e con cui abbiamo collaborato durante questi anni. C’è anche Lorenzo dei Nobraino, gruppo che noi stessi avevamo lanciato, e che verrà a suonare mercoledì.
Un altro traguardo importante è il fatto che abbiamo vinto il bando europeo; grazie a questo ora abbiamo una serie di partner europei con i quali stiamo collaborando per realizzare MArtelive in Europa, nel modo migliore possibile.

Infatti, era una delle prossime domande… quest’anno, per la nuova edizione, il Festival travalica i confini nazionali e diventa europeo, grazie al riconoscimento assegnato dal bando Europa Creativa. Che cosa ha significato questo per voi?

Organizzare il Festival all’estero, nonostante l’annata incredibile che stiamo vivendo, ci ha dato la possibilità di crescere, di relazionarci con persone che hanno non solo una lingua, ma anche una cultura diversa dalla nostra. Vincere questo bando, al di là del lato economico, ci ha aperto un mondo di occasioni, e ci ha permesso di pensare in grande. È stato faticoso, ma anche molto divertente. 
Per il nuovo anno abbiamo presentato un progetto ancora più ambizioso, con quindici partner… speriamo bene!

Un’ultima domanda: Mi sembra che ci sia un tema che accompagna ogni edizione di MArteLive, lo “spettacolo totale”: ne vuoi parlare?

Noi tendenzialmente non imponiamo dei temi, perché pensiamo che questo possa limitare la creatività degli artisti, mentre noi vorremmo che avessero la massima libertà espressiva possibile. Posso però anticipare il tema della prossima biennale MArtelive: il salto quantico. Tu fai tante cose, che a prima vista sembrano non portare a niente, ma in realtà determinano un accumulo di energia che gradualmente ti porta verso un punto critico, verso un’esplosione. Per noi è stato così quando abbiamo vinto il bando europeo.

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