Famiglia, istituzioni e diritti civili. Relazioni, doveri e necessità istituzionali. Siamo di fronte a temi tanto attuali quanto insormontabili.
Come insormontabile è l’attiva riflessione che l’uomo fa su sé stesso grazie al teatro.
Lo spettacolo La Metamorfosi, in scena dal 5 al 27 febbraio al Teatro Argentina, con la regia di Giorgio Barberio Corsetti, è tratto dall’omonimo romanzo di Franz Kafka del 1915, una chiara ma articolata metafora che nasce e si sviluppa in due direzioni diverse ma saldamente intrecciate tra loro: da un lato il racconto come denuncia dell’oppressione delle regole sociali da parte dell’individuo, per questo alienato e depersonalizzato; dall’altro l’impossibilità di comunicazione tra gli esseri umani, con particolare riferimento agli ambienti familiari e al rapporto genitori-figli.
Il riadattamento di Barbero Corsetti ripropone fedelmente la fabula del romanzo. Lo spettacolo si apre con un canto ebraico, ripreso più volte nel corso dello spettacolo e interpretato dagli stessi attori che, entrando dalla platea, raggiungono sul palco il protagonista Gregor Samsa ormai trasformatosi in scarafaggio, interpretato da Michelangelo Dalisi. Lì, sulle tavole del palcoscenico, la metamorfosi di Gregor non lascia indifferente nessuno: padre, madre e sorella, interpretati rispettivamente da Roberto Rustioni, Sara Putignano e Anna Chiara Colombo, la vivono come un vero e proprio dramma, alternando momenti di comprensione a momenti di estraniamento emotivo e di radicato cinismo.
La casa, suggestivamente rievocata dalla scenografia mobile di Massimo Troncanetti, è divisa in due parti che segnano due pianeti opposti: Mondo e Immondo, che risaltano quella che ormai è diventata una vera e propria prigione domestica.
Gregor vive in una persistente e ricorrente sensazione di scollegamento dal proprio corpo e dallo spazio circostante, come se da un lato osservasse la propria vita dall’esterno e dall’altro assistesse alla decostruzione di quell’ambiente da sempre a lui familiare: depersonalizzazione e derealizzazione sembrano essere i binari dell’esistenza del protagonista.
Difatti l’angoscia persistente lo conduce dapprima in un profondo scoraggiamento, poi nel rimpianto e infine nella più inquieta infelicità. Mentre attorno a lui anche gli altri personaggi vivono un processo di metamorfosi personale che il regista mette in risalto attraverso l’utilizzo di dialoghi in terza persona.
A rendere lo spettacolo nel suo complesso riuscito è sicuramente la bravura del regista e del cast nell’affrontare la complessità dei temi con tutta l’enigmaticità delle allegorie di cui è composto, riallineando teatro e vita.
La metamorfosi, nella suggestiva cornice del Teatro Argentina, impreziosita ancor di più dalle scenografie proposte, è il plesso prismatico della società in cui viviamo, dove relazioni, famiglia, doveri, istituzioni, necessità istituzionali e diritti civili fanno ancora fatica a convivere e a coesistere.
Andate a teatro, e se siete indecisi su cosa scegliere: “La Metamorfosi” è consigliata.
La metamorfosi
di Franz Kafka
Mondadori Libri, traduzione di Ervino Pocar
adattamento e regia Giorgio Barberio Corsetti
con Michelangelo Dalisi, Roberto Rustioni, Sara Putignano / Gea Martire
Anna Chiara Colombo, Giovanni Prosperi, Francesca Astrei, Dario Caccuri
vocal coaching e musiche Massimo Sigillò Massara
scene Massimo Troncanetti
costumi Francesco Esposito
luci Marco Giusti
assistente alla regia Tommaso Capodanno
foto di scena Claudia Pajewski
produzione Teatro di Roma - Teatro Nazionale
Complimenti per questo articolo ! Una lettura vera ed un romanzo che apre una riflessione sul singolo che si interfaccia con la società.