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La Metamorfosi di Franz Kafka con la regia di Giorgio Barberio Corsetti: uno spettacolo fra il mondo e l’immondo.

Quando ci si ritrova bloccati in una claustrofobia cerebrale il corpo muta. Alcune volte la metamorfosi può addirittura diventare paralizzante, altre rinvigorisce con quella forza vitalistica che ci ricorda di saper ballare. 

Al Teatro Argentina, lo spettacolo di Giorgio Barberio Corsetti, presenta con successo questa dualità: la metamorfosi, infatti, non è solo quella di Gregor, il protagonista che da uomo muta in animale, ma anche quella della sorella, da ragazza ingenua e comprensiva diviene donna decisa e impaziente. È sorprendente come il testo di Franz Kafka, pur essendo datato 1915, rimanga di un’ attualità fuori dal comune, in quanto capace di mostrare anche gli aspetti più reconditi della condizione umana.

A tutti gli effetti Gregor non muta le proprie sembianze. Rimane uomo -perché è uomo- ed è soltanto l’interpretazione di Michelangelo Dalisi con le sue membra ossute e il viso scarno a dare vita alla trasformazione con gesti esasperati e angosciosi. Il distacco fra mente e corpo viene maggiormente esaltato dall’alternarsi della prima e terza persona, accompagnato da una recitazione quasi smodata di quelle “figurine” che volteggiano dentro e fuori la mente di Gregor (Roberto Rustioni, Sara Putignano, Anna Chiara Colombo, Giovanni Prosperi, Francesca Astrei, Dario Caccuri). 

Barberio Corsetti non è nuovo né a Kafka, né al tema, che ha già portato in scena con le Metamorfosi di Ovidio e si dimostra abile nel coniugare la dimensione introspettiva dello scrittore boemo con la tensione del corpo, già ottenuta nella precedente rappresentazione dell’autore latino, restituendoci un sodalizio di tensioni psichiche e fisiche. Il regista sfonda la quarta parte e arriva dritto in platea dove il pubblico lo accoglie con un lungo e scrosciante applauso.

Massimo Troncanetti firma una elaborata scenografia rotante che separa due ambienti, entrambi pallidi e desolanti: da una parte abbiamo il MONDO, dall’altra l’IM-MONDO -il non mondo- di Gregor Samsa. Il mondo è la sala da pranzo dove smaniano la sorella, la madre, il padre, la domestica e gli ospiti. L’immondo è la stanza-tana di Gregor, nella quale si animano quelle fantasie musicali che sono l’unica cosa a ricordare al protagonista la sua natura umana. 

Gregor un giorno si sveglia scarafaggio – ma non lo era sempre stato? – una bestia abbietta, alienata dalla macchina burocratica dello Stato, dall’ingorda famiglia, dalla società vorace e in quanto tale, in quanto il più infimo degli insetti non è certamente in grado di sopravvivere a questa opprimente e desolante realtà. Ma forse ancora più patetica della condizione di Gregor è la convinzione della famiglia di essere vittima di una tremenda sciagura che porta tutti i componenti a piegarsi alle pretese che il mondo ha nei confronti della povera gente. 

Alla fine, forse, non è più così netta la distinzione fra il MONDO, oppressore e oppresso, e l’IM-MONDO, in cui vive chi non è in grado di adattarsi, chi è naufragato e si adagia semplicemente sul fondo di una barca senza remi, lasciandosi trasportare alla deriva.   

Una scena de La Metamorfosi, regia di Giorgio Barberio Corsetti, ph. Claudia Pajewski
Una scena de La Metamorfosi, regia di Giorgio Barberio Corsetti, ph. Claudia Pajewski

La Metamorfosi

di Franz Kafka
Mondadori Libri, traduzione di Ervino Pocar
adattamento e regia Giorgio Barberio Corsetti
con Michelangelo Dalisi, Roberto Rustioni, Sara Putignano / Gea Martire
Anna Chiara Colombo, Giovanni Prosperi, Francesca Astrei, Dario Caccuri

scene Massimo Troncanetti
luci Marco Giusti
assistente alla regia Tommaso Capodanno
foto di scena Claudia Pajewski
produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale

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