LA METAMORFOSI Foto di scena Claudia Pajewski

La metamorfosi al Teatro Argentina di Giorgio Barberio Corsetti

Recensione di Lilia De Felice

Al Teatro Argentina si apre il sipario sull’introverso mondo interiore di Gregor. Il testo di Kafka prende forma sul palcoscenico tramite l’adattamento del regista Giorgio Barberio Corsetti.

Gregor, interpretato da Michelangelo Dalisi, si sveglia una mattina ed esprime i suoi pensieri al pubblico in terza persona. Nel flusso di pensieri, rivolti verso la propria famiglia, la propria vita e il proprio lavoro, Gregor si spaventa nello scoprire che il suo corpo è mutato. È avvenuta una trasformazione che cambierà il corso della storia: Gregor ha il corpo di uno scarafaggio. Sulla scena la resa non è data né da un costume né da qualche effetto speciale: l’attore ha la capacità di sfruttare il suo corpo e renderlo il più simile possibile a quello di un insetto. Aiutato sicuramente dalla fisionomia asciutta, i movimenti sono scattanti e veloci, le braccia e le gambe diventano le estensioni di piccole zampette.
Se dapprima l’accaduto appare una disgrazia, e quindi Gregor tenta di nascondersi dalla famiglia e dal datore di lavoro (che nel frattempo, preoccupato per il suo strano ritardo, va a trovarlo a casa e cerca di convincerlo a uscire dalla camera), in seguito la scena diventa tragicomica: la famiglia scopre questo “piccolo” segreto e si intimorisce.

La scenografia cambia: le pareti sono concepite su un meccanismo rotante che prima mostrano l’”immondo” di Gregor, e ora il “mondo“, quello esterno della famiglia (parole, queste, scritte effettivamente sulle due pareti girevoli). Queste si muoveranno ogni volta che la costruzione scenica vuole mostrare al pubblico l’interiorità del mondo della creatura mutata o, al contrario, la frenesia al di fuori della camera.

Gregor, rimandato in camera a suon di urli, si rifugerà in quella che diventerà la sua tana e il suo luogo sicuro. Da qui in poi sarà un’escalation di eventi drammatici che faranno perdere a Gregor le speranze di ritornare quello di una volta. Neanche i familiari riescono a riconoscerlo, fra le due parti non c’è più comprensione: la famiglia si trova per la prima volta a dover affrontare il problema di come portare il pane a casa, cosa di cui fino ad allora si era occupato Gregor.

Solo la sorella (interpretata da Anna Chiara Colombo) sembra provare un iniziale interesse per la nuova natura del fratello, empatia che però scadrà presto e che sfocerà gradualmente in un disinteresse totale, tanto da portarla a non badare più a cosa gli viene dato da mangiare, alla sporcizia nella camera e alle condizioni di vita in cui quell’essere si trova. Gregor non è più Gregor: è diventato un’entità indefinibile, che si nutre della sua stessa sofferenza. Questa nuova creatura si aggira per la stanza, a volte anche arrampicandosi sulle pareti (grazie a dei meccanismi scenici di sollevamento) portandosi dietro le ferite che la sua famiglia gli infligge. Nel secondo atto il padre (Giovanni Prosperi) tira delle mele a quello che ormai non riconosce più come suo figlio e che anzi ripudia, confinandolo nel suo tugurio. Una mela si conficcherà nella corazza di Gregor: questa sarà la più grande ferita che egli si porterà dietro, tanto che intorno si creerà e si attaccherà la sporcizia di cui egli stesso adesso fa parte.

L’unica figura che si rapporta con un ormai quasi invisibile Gregor sarà, nel terzo atto, una donna delle pulizie che, con i suoi modi bruschi, tenterà di stuzzicare in tutti i modi possibili il povero Gregor che altro non desidera ormai che essere lasciato in pace a morire. Così succede. Durante l’ultima notte Gregor si lascia andare e la sua morte passa quasi inosservata: viene spazzato via dalla cameriera e la famiglia non si preoccupa di piangere questa vita ormai perduta. “Quello non era più mio figlio” dice la madre. La famiglia torna a preoccuparsi della propria quotidianità: ora il problema principale è trovare marito alla figlia più piccola e che sia di buona famiglia, così che il lavoro non possa più essere un problema per i genitori. 


La Metamorfosi 

di Franz Kafka
Mondadori Libri, traduzione di Ervino Pocar
adattamento e regia Giorgio Barberio Corsetti
con Michelangelo Dalisi, Roberto Rustioni, Sara Putignano / Gea Martire
Anna Chiara Colombo, Giovanni Prosperi, Francesca Astrei, Dario Caccuri
scene Massimo Troncanetti
luci Marco Giusti
assistente alla regia Tommaso Capodanno
foto di scena Claudia Pajewski
produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale

1 commento

  1. Restituisce le sensazioni del testo grazie!!!!

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