È come un acquario. Nella grande vasca posa sola, su uno sgabello troppo grande, una donna minuta, nuda, coi capelli scuri. Canticchia l’inno d’Italia e guarda in platea. Forse non sa di noi spettatori.
La quarta, invisibile, parete dell’acquario le fa da scudo per un dolore troppo a lungo ingoiato, che viene a galla, lentamente rigettato: è “la Merda”, quella vera, che abbiamo tutti ma che deve essere celata.
È il decimo anniversario de La Merda, testo pluripremiato di Cristian Ceresoli, e all’Auditorium Parco della Musica “Ennio Morricone”, il 6 marzo, si festeggia con l’ennesimo tutto esaurito.
Per quanto riguarda il testo, è evidente l’intento dell’autore di scrivere uno spettacolo attuale e universale, che non teme il politicamente scorretto.
Quella di Ceresoli non è Merda d’artista ma atto disgustoso, bulimico che ci accomuna in un mondo ingordo e insaziabile. Le parole scorrono veloci, nauseate e nauseanti, ingiuriose e remissive, ingabbiando lo spettatore in questo vortice di contrasti che lo portano a sentirsi prima martire, poi inquisitore.
A dare vita a questo flusso di coscienza, di voci e ricordi è Silvia Gallerano con una prova attoriale straordinaria che risulta essenziale nel sancire il successo dello spettacolo. Gallerano è nuda ma non è solo corpo, è soprattutto voce e fisicità, non si limita ad assumere un ruolo ma ne incarna l’essenza.
La protagonista del monologo è la Donna Nuova, colei che incarna la donna della Resistenza, unica femmina dei Mille di Garibaldi, la Marianne francese dai seni scoperti costretta a farsi strada in un mondo di Cosce, Cazzi e Fama. I tre momenti dell’azione ma anche i tre desideri, le tre conquiste, i tre oppressori. Le cosce sono le stigmate infantili, poi vi è il grande sacrificio da compiere per giungere a quella libertà che nasce dalla fama e che può ritrovarsi solo nell’accettazione sociale.
Di sottofondo quell’inno che le rimbomba nella testa fin da bambina, cantato la domenica mattina mentre gli altri andavano alla messa e l’Italia per la quale siam pronti alla morte.
La Femmina Nuova non ha paura del sacrificio – che ora è anche umiliazione e sottomissione –, non ha paura di celebrare l’apparenza, di venerare l’arrivismo ma si proclama arrampicatrice sociale perché sa che è l’unico modo per arrivare all’agognato successo. E come biasimarla? Abolita la meritocrazia cosa resta? Se la virtù cortese si è esaurita perché condannare chi sacrifica anima e corpo per perseguire i propri obiettivi?
Regia: Cristian Ceresoli
Autore: Cristian Ceresoli
Produzione: Frida Kahlo Productions con Produzioni Fuorivia, Richard Jordan Productions associato a Summerhall e Teatro Valle Occupato
Protagonista: Silvia Gallerano
Tecnico: Giorgio Gagliano
Tour Manager: Anna Funtò
Premi:
Edinburgh Fringe First Award 2012 for Writing Excellence
The Stage Award 2012 for Acting Excellence
Arches Brick Award 2012 for Emerging Art
Total Theatre Award 2012 for Innovation Nomination
Premio della Critica 2012 Miglior Spettacolo
Edinburgh Fringe Sell-out Show 2012 e 2013