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EDIPO RE_make, l’abisso della verità

Dopo due anni di pausa, imposti dalla pandemia, dal 10 al 13 marzo la compagnia di Cinzia Maccagnano sceglie il Teatro Lo Spazio per tornare in scena con lo spettacolo EDIPO RE_make, una trasposizione moderna del classico e scandaloso Edipo Re di Sofocle.

La storia è nota a molti, ma può giovare ricordarne alcuni tratti essenziali. La tragedia narra le vicende di Edipo, figlio di Polibo e principe di Corinto, al quale l’oracolo di Delfi aveva predetto un terribile destino: uccidere il padre e sposare la madre. Così, per sfuggire a questa terribile sorte decide di abbandonare città e famiglia. Durante il suo cammino, incontra e uccide un gruppo di uomini al culmine di un alterco.
Guidato dal Fato, raggiunge Tebe, dove sconfigge la Sfinge, una bestia mangiauomini che assediava la città. Diventato un eroe, sposa Giocasta, la regina di Tebe, ormai rimasta vedova. Quando però un’epidemia di peste si abbatte sui tebani, l’oracolo predice che solo punendo l’assassino del vecchio re Laio la piaga potrò essere scacciata.
Da questi presupposti prende il via il complesso meccanismo che porterà al tragico finale.

In teatro le luci si spengono, e la scena sprofonda in un antro oscuro, uno spazio scenico quasi claustrofobico, nel quale si intravedono una radio antica che suona del jazz e due donne vestite da Al Capone: il coro delle vecchie Tebane.

Edipo si erge nudo dal letto e si rivolge ai suoi sudditi: «figli, perché, venuti alle mie soglie, tendete i rami supplici?». Il coro, intento a giocare con delle pesanti bocce argentee, vuole capire come mai un dolore così violento, cupo e continuo sia disceso sulla loro città. Il re, ascoltando il lamento dei suoi “bambini”, lo chiede all’indovino Tiresia, che spiega come il figlio e assassino del vecchio re Laio viva tra loro: un uomo empio e parricida che ora giace con la propria madre. Inorridito da queste parole, Edipo promette ai tebani di scoprire l’identità del colpevole. Si ritrova così a indagare sull’omicidio del suo predecessore Laio: un episodio avvenuto moltissimi anni prima, su cui non è stata mai fatta chiarezza. Come un vero investigatore, interroga i testimoni, ricostruisce le tempistiche e poco alla volta fa emergere la verità. Ma proprio per questo, e senza rendersene conto, si immerge nell’enigma ancora più complesso e tragico della sua stessa nascita.

Alla storia dell’Edipo Re, nonostante i suoi 2.500 anni, calzano come un guanto i panni scelti da Cinzia Maccagnano, della detective story, o, meglio ancora, del “cold case”, l’omicidio irrisolto. Come in ogni giallo che si rispetti, non manca neanche il (doppio) colpo di scena finale, in cui l’investigatore non solo scopre che la vittima è suo padre, ma anche di essere lui stesso l’omicida che sta cercando.

Nella rappresentazione gli attori si muovono in uno spazio scenico ristretto, interagendo con una scenografia che, tra rumori di legno scricchiolante, sembra trasformarsi da sola per creare i diversi ambienti: il grande letto matrimoniale sovrastato da uno specchio, l’armadio e toletta di Edipo, un piccolo palcoscenico che funge da trono.
È un gioco di illusioni, dove niente è quello che sembra, ma anche di rivelazioni, di squarci di luce che scandiscono l’avanzamento della storia. Mentre tutti, però, seguono il flusso degli eventi, Edipo rimane immobile, bloccato dalla sua ossessione.
L’errore di Edipo, in questo RE_make, non è infatti quello di aver ucciso il proprio padre e di aver sposato la propria madre, ma di aver cercato a tutti i costi la verità, distruggendo se stesso e quelli che lo circondano.

Verso la fine dello spettacolo, l’orribile rivelazione che sconvolge Edipo trasforma radicalmente la musica in un ritmo tribale, intervallato da voci urlanti, che sembrano voler sonorizzare i gesti di Creonte e delle coreute. Mentre la luce della verità penetra le orbite ormai vuote dei suoi occhi, riempiendolo di orrore, Edipo pronuncia le sue ultime battute:

«Luce, ora ti vedo per l’ultima volta!»


EDIPO RE_make

da Sofocle
drammaturgia e regia Cinzia Maccagnano
con Raffaele Gangale, Dario Garofalo, Cinzia Maccagnano, Luna Marongiu, Cristina Putignano
scene e costumi Monica Mancini
consulenza musicale Lucrezio de Seta
assistente alla regia Marta Cirello

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