Prosegue la rubrica dedicata ad approfondimenti e piccoli reportage sui teatri dal mondo. Idil Erdogan, una studentessa della Sapienza nata e cresciuta a Istanbul, ha intervistato Marta Montevecchi, fondatrice del Cosificio di Roma, un laboratorio artigianale per il teatro. Onde evitare di stravolgere l’articolo, le revisioni linguistiche sono state ridotte allo stretto indispensabile, nell’ottica di dare avvio alla creazione di una redazione multiculturale.
Marta Montevecchi è un’avventurosa italiana che ha vissuto in Turchia per tanti anni, una nomade, costumista, scenografa, cofondatrice di Cosificio, un laboratorio ricco di progetti.
All’età di 18 anni, Marta ha visitato Istanbul per la prima volta ed è rimasta colpita dalla Cisterna Basilica (in turco Yerebatan Sarnıcı, «cisterna sommersa», o Yerebatan Sarayı, «palazzo sommerso», la più grande cisterna sotterranea ancora conservata a Istanbul), il luogo dei suoi sogni d’infanzia. Dodici anni dopo, è tornata nella città dei suoi sogni: Istanbul. Questa volta volendo far parte di questa città. Montevecchi ha quindi lavorato come costumista e scenografa in vari teatri, incluso il teatro di Istanbul, per tornare a Roma dopo molti anni (ma ovviamente non sapremo mai se questa è una decisione definitiva per un artista con lo spirito nomade).
Ho incontrato Marta a Roma, per intervistarla. La mia prima curiosità era su come definisca se stessa professionalmente, conoscendo i suoi numerosi talenti artistici. Ha risposto dicendo: «Una domanda difficile… Per tanti anni ho detto che faccio cose. Infatti, il laboratorio che ho aperto si chiama Cosificio. Ho sempre sofferto delle incapacità di definirmi in un certo modo. Adesso posso dire di essere scenografa e costumista principalmente. Pero ogni volta devo spiegare in che modo lo sono».
Mentre porta avanti i suoi progetti, Marta dice che gli effetti della sua avventura in Turchia continuano ancora su di lei. L’avventura della Turchia è una storia che è sempre lì, nella parte posteriore della sua mente, nel bene e nel male. Ad esempio, qualche tempo fa parlando di un progetto sul colore rosso ha notato che le prime immagini che vengono in mente erano immagini dalla Turchia.
Per lei questa città è come un mondo ricco di stimoli visivi. Dice che le cose che l’hanno ispirata in Turchia non sono state solo le immagini, ma ovviamente è stata colpita dalla curiosità culturale, dall’ospitalità e dall’essere buoni ascoltatori della gente e non solo…
Anche durante la creazione del laboratorio Cosificio, che ha fondato con Alessandra Solimene, ci sono stati aspetti in cui è stata influenzata dalla Turchia, come le piccole performance teatrali che nascono e muoiono, allestite in appartamenti, garage e magazzini a Istanbul. Esatto, da un po’ di tempo c’è «l’era dei teatri indipendenti», a Istanbul. Vengono istituiti gruppi teatrali e questi gruppi creano i propri spazi: alcuni si sistemano all’ultimo piano di un condominio, altri trasformano un magazzino, c’è anche chi ha comprato un grande garage e lo trasforma in teatro.
Secondo le fondatrici Marta Montevecchi e Alessandra Solimene, il Cosificio, un laboratorio nato durante la pandemia, è «un luogo dove si fanno cose», e per cose si intende progetti, disegni, realizzazioni di scenografie, costumi, props, pupazzi, maschere e tante cose legate al teatro, al palcoscenico. Oggi i prodotti di questo laboratorio si trovano nei teatri di Roma.