Napoli Mon Amour

La condanna azzurro mare di “Napoli mon amour”. Le gioie e i dolori di questa città

Il Teatro di Napoli è la risposta concreta all’esigenza di dotare la città partenopea e l’intero territorio campano di un’istituzione pubblica di produzione teatrale in grado di rendere possibile l’incontro tra le diverse generazioni del teatro, garantendo la trasmissione dei saperi e delle esperienze a tutti i livelli del “fare teatro”. In piazza Municipio, tra i luoghi storici più importanti della città, il Teatro di Napoli è un teatro accogliente, elegante e prestigioso che propone interessanti opere di tradizione classica e contemporanea.

Tra le strutture che lo compongono vi è il Ridotto del Mercadante, all’interno del quale per la stagione 2021/2022, è stata programmata la rassegna Innesti, composta da cinque spettacoli: tre produzioni in prima nazionale del Teatro di Napoli – Teatro Nazionale e due spettacoli ospitati. In questo spazio sempre più rivolto alla ricerca e alla sperimentazione concreta della drammaturgia contemporanea, vi è la volontà di risaltare le tendenze artistiche del territorio partenopeo.
Perfettamente in linea con gli ideali, le intenzioni e le politiche del Teatro è il secondo appuntamento di questa rassegna, lo spettacolo al suo debutto nazionale: Napoli mon amour, in scena dal 10 al 20 marzo.

Napoli mon amour è l’adattamento teatrale di Mariano D’Amora dell’omonimo e pluripremiato romanzo dello scrittore napoletano Alessio Forgione. La regia dello spettacolo è di Rosario Sparno, che con minimalismo ricercato ha diretto i tre giovani attori: Gennaro Apicella, Angela Fontana e Marcello Manzella.

Il protagonista di questa storia è Amoresano, un trentenne napoletano, disoccupato, con due lauree e una fumosa passione per la scrittura. Passa le sue giornate a scrivere brevi racconti, che però non ha mai il coraggio di presentare, nella speranza di un’illuminazione per un romanzo. La sua quotidianità, tranne per la varietà di birre che assaggia, è scandita sempre dagli stessi ritmi, dagli stessi ambienti e dagli stessi amici, uno in particolare: Russo, un ragazzo senza molte ambizioni che vive “alla giornata” e che affronta la vita così come essa si presenta senza pretendere niente.

Amoresano vive a casa con i suoi genitori in un clima ormai soffocato da un senso di inutilità personale e sociale. Il suo ultimo impiego è stato sulle navi da crociera in giro per il Mediterraneo, in un’ossimorica sensazione di prigionia e di spazio infinito. Il mare per l’appunto è il leitmotiv della narrazione, è l’infinita finitezza o la finita infinitezza della profondità degli abissi, gli stessi che sembra stia vivendo il protagonista. E proprio quando sembra di aver toccato il fondo, un’ancora di salvezza si presenta nella vita di Amoresano: Lola, che in realtà come più volte ripete il protagonista durante lo spettacolo, non è il vero nome della ragazza. Tra i due nasce un’ingenua, passionale e tortuosa storia d’amore.

Lola è una giovane e bellissima studentessa di filosofia con una passione sfrenata per il cinema e con grandi ambizioni per il suo futuro. Vuole vivere all’estero, desidera fare dei suoi sogni realtà e brama tutto quello che la sua città non è stata in grado di offrirle.
A fare da cornice alla vita dei protagonisti è Napoli, archetipicamente conosciuta come la città del sole e del mare, delle belle stagioni e della spensieratezza, la città affollata e rumorosa dai mille colori, suoni e sapori. Napoli bella agli occhi di tutti, Napoli felice, Napoli che fa sognare.

In Napoli mon amour la città presentata è grigia e notturna, vuota e silenziosa, incapace di soddisfare i desideri di chi ci vive e che la ama senza misura. Un amore a senso unico di chi in questa città ci vorrebbe restare, ma che sembra non essere ascoltato. Una città che dona senza neanche troppi sforzi radici salde, senso di appartenenza e voglia di sognare in grande ma che ad un certo punto della vita ti fa fare i conti con queste radici e ti imprigiona ad esse.

La più grande prova di coraggio che nella vita di un napoletano si presenta è: fare le valige e andare via. Neanche i sogni più bramati e ambiti spingono ad andare via a cuor leggero, a non voltarsi e guardare quello che si è lasciato, a non riflettere su quale sia veramente la felicità. L’alternativa sarebbe restare e accettare. Ed ecco che Napoli si presenta nella sua dicotomica natura, nel suo essere in tutto e da sempre: qualcosa e l’esatto opposto di quel qualcosa.
I tre personaggi dello spettacolo rappresentano a pieno questo disagio, che per certi versi è anche felicità, in una confusa e paradossale accettazione e predisposizione alla vita, a quello che riserva e a quello che con la volontà si può ottenere.

Napoli mon amour è la voce dei giovani d’oggi, della società in cui siamo immersi e delle decisioni nel rispetto della propria dignità personale e sociale. È la storia di radici, di sogni e paure.
Per tutti quei ragazzi che fanno sacrifici, tanti sacrifici, ma di cui non sembra esserne riconosciuto il valore, a cui si chiede costantemente di non mollare, di continuare a resistere che tanto poi tutto arriva a tempo debito. Ma se quel tempo non arriva mai? Se è troppo tardi?

Amoresano è vittima e carnefice di sé stesso, inghiottito da questa società che sembra ci aspetti ad ogni traguardo con un timer e con un foglio di valutazione da compilare, in questa corsa costante senza un traguardo visibile, senza certezza.

La destrutturazione dello spazio scenico, con le scene di Giorgia Lauro, crea un’atmosfera sorprendentemente centrata. Il palco ricoperto di sabbia riesce a dare il giusto valore ad un altro grande protagonista di questa storia: il mare.
Il mare nella sua naturale potenza, nella sua limitata infinitezza, limpido ma oscuro, quiete e tempesta, è lo specchio degli stati d’animo degli esseri umani.
A Napoli il mare è condanna, una condanna azzurra. La condanna dei protagonisti di questa storia e di tutti i giovani ragazzi. Ma ormai lo sappiamo, Napoli è gioia e dolore e questi due sentimenti sono in ogni caso e comunque vada: l’Amore.

NAPOLI MON AMOUR

di Alessio Forgione
adattamento Mariano D’Amora
regia Rosario Sparno
con Gennaro Apicella, Angela Fontana, Marcello Manzella
scene Giorgia Lauro
costumi Giuseppe Avalloneluci Angelo Grieco
aiuto regia Antonella Romano
direttore di scena Nicola Grimaudo
datore luci Alessandro Messina
fonico Diego Iacuz
sarta Roberta Mattera
foto Marco Ghidelli
in collaborazione con Accademia di Belle Arti di Napoli
scenografi tirocinanti Fabio Cosimo, Alessandro Fraia, Assunta La Corte, Cecilia Marcucci, Jia Chenghao, Wu Yongqi
Napoli mon amour è pubblicato da NNEDITORE Milano
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale

Foto di Marco Ghidelli

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