di Sonya Serafimova - III A del Liceo Artistico Statale Michelangelo Buonarroti di Latina
A chiudere il progetto Una platea tutta per sé, creato da Tendance – festival di danza contemporanea in collaborazione con Le Nottole, troviamo le osservazioni della studentessa Sonya Serafimova, ancora della III A del Liceo Artistico Statale Michelangelo Buonarroti di Latina.
Per quanto mi riguarda gli spettacoli che abbiamo visto nel corso di Tendance – festival di danza contemporanea di Latina sono stati davvero molto interessanti e notevoli da molti punti di vista, tanto che non saprei quale scegliere di descrivere e raccontare. Sono tutti molto diversi tra loro, almeno io così li ho percepiti sia del punto di vista del movimento che dell’aspetto musicale.
Forse una delle cose che mi ha colpito di più negli spettacoli che ho potuto vedere è la disciplina che tutti i danzatori dimostrano agli spettatori, in poche parole a noi che siamo dall’altra parte del palcoscenico. Come sanno gestire lo spazio mentre danzano, dove posizionarsi mentre sono in scena e soprattutto i passi, la loro elasticità, i loro corpi. E vorrei anche sottolineare le mimiche facciali che mi hanno lasciata davvero senza parole, una tecnica impeccabile. L’impegno che mettono a sincronizzare le loro emozioni con quelle della musica è favoloso sia dal punto di vista dell’ascolto che della visione. Altrettanto affascinante il loro modo di scivolare sul palco come dei pattinatori sul ghiaccio che si lasciano trasportare, così anche i danzatori parevano quasi appena toccare il palco, uno sfiorare mentre danzano. A momenti mi sembrava di essere io stessa all’interno delle coreografie che mostravano sul palcoscenico e non saprei descrivere a parole il brivido che si prova a immergersi insieme a loro nella storia che vogliono farci immaginare.
La perfezione con cui eseguono lo spettacolo davanti al pubblico mi ha sbalordito, allo stesso tempo vedendo le danzatrici e i danzatori sulla scena viene quasi da pensare che sia semplice quello che fanno ma in realtà sappiamo che serve impegno costante e duro lavoro per ottenere dei risultati direi eccezionali, che riescono a spiazzare il loro pubblico e farlo immergere nel loro piccolo universo. È proprio questo che intendevo usando il termine disciplina, che per me significa non solo l’esecuzione della danza stessa ma anche il modo in cui viene strutturata dai danzatori e dalle persone che li guidavano durante le prove per le esibizioni dello spettacolo stesso. È ammirevole come da un piccolo passo si arrivi a una coreografia, da più suoni a formare una musica.
Vi chiederete ma scrivere un’analisi più specifica di ogni spettacolo non è più semplice? Forse sì ma quello che volevo farvi notare non riguarda la realizzazione dello spettacolo ma quello che crea l’arte della danza in sé, l’espressività con cui viene trasmesso ogni singolo spettacolo e le emozioni che mi hanno trasmesso ogni spettacolo.
Il punto è che ho pensato più che altro a immergermi in quello che le parole spettacolo e danza significano, ciò che le unisce e che rende la danza stessa un’arte piena di sfumature dove i danzatori talvolta fondono diversi stili per creare qualcosa di particolare, di mai visto e mai ascoltato prima. E anche la parola creatività, perché senza quella l’arte non può essere né creata né distrutta o captata. In poche parole vi direi che sono rimasta particolarmente colpita da tutto quelle scie di immagini che hanno iniziato a scorrere nella mia mente, come un treno che passa davanti ai nostri occhi in un lampo. Un’esplosione di un qualcosa dal quale rimani come ipnotizzato, come quando ti passano davanti gli occhi dei ricordi.
Questo che mi ha trasmesso l’arte della danza contemporanea vista a Tendance: una sensazione di perdita di cognizione del tempo per quanto si rimane con gli occhi come ghiacciati, fermi e persi nell’istante della fine dello spettacolo.