S’intitola ROT la 50° edizione della Biennale Teatro 2022 di Venezia, la seconda che vede la direzione di Stefano Ricci e Gianni Forte. E seguendo le tracce di quel rosso – ancora più pungente nella sonorità della pronuncia tedesca – che è passione, eros, «sangue che irradia i nostri cuori», come si legge nel catalogo di quest’anno, colore delle poltrone, del sipario, del teatro insomma, noi Nottole abbiamo preso parte alla cerimonia di consegna del Leone d’Argento all’artista, filmmaker e performer Samira Elagoz, avvenuta il 1° luglio 2022 nella Sala delle Colonne a Ca’ Giustinian.
Di origini finlandesi ed egiziane, classe ’89, Samira Elagoz studia coreografia all’Università delle Arti di Amsterdam, parallelamente sviluppa un profondo interesse per la dimensione filmica, attraverso cui può catturare, studiare e analizzare le dimensioni focali del suo lavoro, in particolare rispetto alle questioni di genere, alla fluidità come superamento dei confini binari e alla complessità del percorso di transizione. Quest’ultimo più di tutti è diventato per Samira Elagoz il fulcro nodale delle sue opere, trovando inoltre nella sua sfera personale e privata un punto di partenza imprescindibile, spostando lo sguardo rispetto al campo d’indagine “dal fuori” fino al “di dentro”, al profondo della sua stessa vita ed esistenza.
Difatti Seek Bromance, l’opera di docu-fiction presentata in prima nazionale il 30 giugno al Teatro alle Tese dell’Arsenale veneziano, vede come protagonisti Samira Elagoz e Cade Moga, intenti a conservare e raccontare attraverso le immagini i principi di una relazione tra due transmasculine che si incontrano all’inizio della pandemia, ma anche a mostrare la prima fase di transizione dello stesso autore. Riflettendo sulla mascolinità e sulla dimensione omosociale cui richiama lo stesso titolo – il termine bromance deriva difatti dalla contrazione fra brother e romance – l’opera funge da lente d’ingrandimento sulla complessità della trasformazione, sulla dimensione privata che inevitabilmente assume un’eco più grande, su un filo che si muove in continuazione tra realtà e finzione.
Così Stefano Ricci introduce la cerimonia: «Oggi, con l’assegnazione del Leone d’Argento, si raggiuge uno dei vertici più ossigenanti del Festival. Sì, perché questo premio, che ha una storia importante, racconta il riconoscimento al futuro, alla cura verso un talento che ha la capacità di disegnare per grammatica e contenuti i perimetri di quello che potrà essere il nostro domani». Continua Gianni Forte: «Esplorando i confini porosi tra reale e virtuale e indagando sugli effetti dell’amore, del gender, della femminilità, del desiderio, del suo conseguente annichilimento e dei sotterranei, brutali giochi di potere, Samira Elagoz percorre un viaggio intimo e poetico, ma al tempo stesso ironico e perturbante».
Sul palco della Sale delle Colonne, Samira Elagoz ringrazia in primo luogo tutti quegli estranei con cui ha girato Seek Bromance, «che hanno deciso di camminare insieme a me in questo esperimento chiamato vita», per poi approfondire il suo percorso d’artista e la sua opera filmico-performativa – durante la visione, l’autore interveniva dal vivo nella sala a commentare o anticipare alcune scene della docu-fiction – in una conversazione aperta al pubblico col critico e dramaturg Andrea Porcheddu. Spaziando dalla sua formazione, ai ricordi in famiglia, agli autori e alle autrici che hanno ispirato il suo lavoro, la componente danza emerge nel modus operandi di Elagoz, che ci tiene a sottolineare come la telecamera sia per lo stesso «un’estensione del proprio corpo utilizzata in maniera coreografica».
Rispetto alle tematiche affrontate, all’incidenza del privato nella sfera artistica di Samira Elagoz, alla densità delle questioni – più che mai attuali – e alle modalità di elaborazione con cui l’artista ha costruito l’opera in questione, l’attenzione viene posta su un quesito che si può posizionare a metà strada fra i ruoli dei due interlocutori: «Serve una distanza critica per capire la realtà, l’individualità, per comprendere questi estranei, questi sconosciuti, oppure bisogna precipitare nella narrazione?». La risposta, concisa e sfuggente, di certo centra un aspetto fondamentale del suo processo creativo: «Io non sono particolarmente interessato a fare dei ritratti, mi interessa molto di più creare incontri».
Per concludere, riportiamo un’altra parte del catalogo della Biennale Teatro 2022, quella che introduce Samira Elagoz con una sua stessa affermazione: «Energia pura e semplice. Sono incline alla malattia e agli incidenti, quindi a volte esistere è uno sport estremo».