Essere o non essere?
Amleto risponde: “Io non sono”.
Non si presta al gioco, non vuole più recitare l’Amleto di Roberto Latini – o meglio, di Heiner Müller, perché quella del performer romano è una riscrittura del celebre “Die Hamletmaschine” del drammaturgo tedesco. Latini però aggiunge «tutto questo può sembrare teatralmente amletico». Fa sorridere ma dichiara anche da subito la forte meta-teatralità dell’opera. Può veramente morire un personaggio che ha vita solo in teatro? Può l’Amleto decidere di non essere più Amleto?
In scena dal 2016, la performance di Roberto Latini incanta ancora oggi, 28 ottobre 2022, gli spettatori del Teatro Basilica di Roma dando vita ad una delle più belle creazioni di Shakespeare: Amleto. Il legame del performer con quest’opera è profondo e passionale, tanto che la sua compagnia omaggia il drammaturgo inglese prendendo il nome dal personaggio di Fortebraccio. Il titolo scelto da Latini, Die Fortinbrasmaschine – “La macchina di Fortebraccio” – diventa firma, non solo si assume la paternità dell’opera ma diventa essa stessa protagonista. In una tragedia di morte come è l’Amleto viene scelto l’unico personaggio vivo. Quest’ultimo, nell’opera originale, instaura un rapporto speculare col protagonista: entrambi hanno perso il padre di cui portano il nome, entrambi sono principi designati dei propri Stati. Fortebraccio però è sanguigno, impulsivo e non cade nei deliri di Amleto.
Ecco che Latini, ripete più volte «Ich bin Amlet, Ich war Fortinbras» – “Io sono Amleto, io ero Fortebraccio” – perché se il primo è enigmatico e ambiguo, dilaniato da conflitti interiori tra paure, indecisioni, vita e morte, il secondo è vitale, passionale.
La morte presenzia tutta la rappresentazione, a parlare sono proprio i fantasmi delle vittime della Tragedia: Amleto, Ofelia, Polidoro. Lo spettacolo di Latini non si limita a reinterpretare i sentimenti del principe danese ma il performer, solo in scena ad animare tutti i personaggi, è contemporaneamente fantasma del padre di Amleto e Amleto stesso, è finzione e realtà. È una performance ricca di rimandi, da Marilyn Monroe, a Blade Runner, Totò, Leo de Berardinis, fino a Carmelo Bene.
Barbara Weigel, che si è occupata della drammaturgia, mantiene la suddivisione in capitoli di Müller: Album di Famiglia; L’Europa delle donne; Scherzo; Pest a Buda Battaglia per la Groenlandia; Nell’attesa selvaggia – Dentro la orribile armatura – Millenni. Qui la tragedia è il dolore che si prova nel sentirsi strappare via le proprie radici, l’angoscia e lo smarrimento che provocano la perdita della propria famiglia. Amleto da figlio è ormai diventato padre, il ciclo si ripete.
E se ci chiediamo ancora Essere o non essere? Alla fine, Amleto è.
AMLETO + DIE FORTINBRASMASCHINE
di e con Roberto Latini
musiche e suoni Gianluca Misiti
luci Max Mugnai
drammaturgia Roberto Latini, Barbara Weigel
regia Roberto Latini
movimenti di scena Marco Mencacci, Federico Lepri, Lorenzo Martinelli
organizzazione Nicole Arbelli
produzione Fortebraccio Teatro
crediti fotografici: Fabio Lovino
in collaborazione con:
L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino
ATER Circuito Regionale Multidisciplinare – Teatro Comunale Laura Betti
Fondazione Orizzonti d’Arte
con il contributo di MiBACT, Regione Emilia-Romagna