La forza del destino di Verdi immerge la sala, preludio e conclusione dello spettacolo. Sul palco una stanza borghese con muri giallognoli dai toni impersonali è pronta ad accogliere il protagonista, Michele Murri, di ritorno dopo un anno di reclusione in manicomio. Si respira un’aria densa di decadenza e scompiglio che allontana l’uomo dall’agognato salotto familiare per riportarlo nelle spoglie sale della clinica psichiatrica.
Gioca interamente su questi richiami la commedia scritta nel 1927 da Eduardo De Filippo, Ditegli sempre di sì, in scena al Teatro Ambra Jovinelli con la regia di Roberto Andò. È una delle prime opere di De Filippo che arrivò ad affidare il suo lavoro alla registrazione della Rai. A rievocarne la bellezza è oggi la compagnia Elledieffe, diretta da Carolina Rosi.
Ci troviamo di fronte ad una regia sapiente e delicata, consapevole di quanto sia labile il confine fra follia e realtà. Non abbandona i toni comici ma inserisce con maestria continui parallelismi: nell’ambiente, nel divano posto in centro alla sala che ricorda un letto di ospedale, nei personaggi stessi che già De Filippo aveva creato frammentati. Sono individui spezzati, ognuno segnato dalla propria dolorosa storia e, in questi casi, il sorriso diventa necessario scudo per sopperire all’angoscia. Eduardo ci ricorda che esistono diversi tipi di follia: non vi è solo quella clinica ma la si può ritrovare anche nei vaneggiamenti d’amore, nella rabbia cieca e sorda che ci ostina a rimanere lontani da chi amiamo, nell’arte più pura e istintuale. Abbiamo allora Donna Teresa (Carolina Rosi) che ha perso il padre e il marito, con l’amato fratello costretto alla psichiatria. Don Giovanni (Antonio D’Avino), rimasto vedovo con una figlia adolescente e desideroso di amare nuovamente. Vincenzo Gallucci (Nicola Di Pinto) che da anni è in una lotta ostinata con il fratello (Gianni Cannavacciuolo). Luigi Strada (Andrea Cioffi), un orfano, aspirante teatrante e letterato squattrinato con sogni più grandi delle proprie possibilità.
Ma anche in questi personaggi “socialmente normali” troviamo echi di follia: a partire dagli occhi, come dice Eduardo della sua Teresa, definendola nelle note di regia «una donna piacente, di circa quarant’anni, ma i suoi gesti a scatti, gli occhi troppo lucidi e troppo irrequieti, fanno capire che qualche rotella le manca». Carolina Rosi interpreta qui magistralmente una Teresa vulnerabile, piena di una felicità che lascia presagire il dolore dal suo primo entrare in scena: con la testa abbassata e uno sguardo di speranza ed esitazione. Anche Tony Laudadio riesce a plasmare un Michele Murri poliedrico, seppur sempre mosso da quella infelicità malata che anima il suo personaggio.
L’abilità di Andò diventa innegabile nel secondo atto dove tutti i personaggi si trovano riuniti ad un pranzo. Qui il riso stempera sapientemente l’angoscia, accentuando al massimo l’insanabile follia di ognuno. Bravi anche gli altri attori (Federica Altamura, Vincenzo Castellone, Paola Fulciniti, Viola Forestiero, Vincenzo D’Amato, Boris De Paola) che istrioneggiano senza esasperare. La sala gremita e lo scrosciare di applausi premiano un’impeccabile messa in scena.
DITEGLI SEMPRE DI SÌ
di Eduardo De Filippo
con Carolina Rosi, Tony Laudadio, Andrea Cioffi, Antonio D’Avino, Federica Altamura, Vincenzo Castellone, Nicola Di Pinto, Paola Fulciniti, Viola Forestiero, Vincenzo D’Amato, Gianni Cannavacciuolo, Boris De Paola
regia Roberto Andò
produzione: Elledieffe – La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, Fondazione Teatro della Toscana
scene e luci: Gianni Carluccio
costumi: Francesca Livia Sartori
aiuto regia: Luca Bargagna
crediti fotografici: Lia Pasqualino/Filippo Manzini