Cosa succede se il conduttore di una conferenza sulla fisica quantistica – e in particolare sulla relatività del tempo – è uno scienziato affetto dal morbo di Alzheimer?
Andrea Cosentino, come ci ha rivelato in un’intervista il giorno prima del debutto a Carrozzerie n.o.t., è solito, nei suoi lavori, mettere accanto temi apparentemente distanti per riflettere e giocare sui cortocircuiti paradossali che la loro correlazione può offrire.
Rimbambimenti, in perfetto stile del guitto Cosentino, gioca sulla traccia del tempo e le sue contraddizioni. Lo spettacolo si snoda e avanza a singhiozzi, alternando ai maldestri tentativi di spiegazioni logiche e scientifiche, spassose digressioni, aneddoti flash e ricordi brevissimi, poi voli pindarici, gags e interazioni col pubblico, in una girandola di oggetti variegati che l’attore tira fuori da un baule posto al centro della scena. È proprio dal baule che Cosentino estrae il suo alter ego: una marionetta con le sue sembianze, solo più invecchiate, che viene manovrata dall’attore stesso in stile bunraku.
Con affinata maestria attoriale Cosentino alterna rapidamente i numerosi linguaggi della scena, dal teatro di figura a momenti di improvvisazione con il pubblico, a intermezzi musicali eseguiti insieme al musicista Lorenzo Lemme, situato dietro una consolle sulla destra del palcoscenico.
Lo scienziato procede a tentoni – «e adesso come ve la spiego questa cosa, mannaggia santa» – nello spiegarci che il passato, il presente e il futuro esistono solo nella percezione distorta della nostra coscienza, e che in realtà il tempo non ha una progressione, è un tutt’uno con lo spazio.
Ma quando pensiamo di aver afferrato un concetto o carpito il significato del discorso, Cosentino abilmente devia la nostra attenzione, prendendosi il tempo di giocare con gli spettatori, usando le reazioni del pubblico e inserendole organicamente nella drammaturgia dello spettacolo che sembra ogni volta vacillare, procedere per inciampi e movimenti centrifughi.
L’andirivieni caotico e frammentario della narrazione – giocato dall’attore tramite gli interventi dello scienziato che perde continuamente il filo del discorso, si interrompe, ci scherza su e si permette divagazioni esilaranti – corrisponde all’andirivieni del tempo che, «appallottolato su se stesso», non esiste nella sua linearità consequenziale perché «c’è già. C’è già tutto. Come lo spazio».
Rimbambimenti rinuncia volontariamente alla consecutio temporum della narrazione per sondare la dislocazione di senso cui la fisica contemporanea ci sottopone. Per lo meno per il senso comune, la doxa a cui lo spettacolo ci chiede di andare oltre, per immergerci nella dimensione della para-doxa.
Così l’attore ci invita, fin dall’inizio, a mantenere una postura emotiva e psicologica distante, che “paradossalmente” acutizza lo sguardo sugli abissi sconcertanti della condizione umana.
Di fronte a questo vorticoso frullato teatrale siamo divertiti, frastornati e rimbambiti, come la mente dello scienziato che, davanti ai nostri occhi, sbiadisce lentamente negli abissali buchi neri della dimenticanza. Tutto si offusca. Le distorsioni sonore del musicista Lorenzo Lemme si sovrappongono alla tromba suonata da Cosentino e alle eco di un pappagallo meccanico che riproduce, di rimando, i suoni che sente.
Con lucida ironia l’attore ci introduce dentro il tema della morte e della vecchiaia, tappa inevitabile e necessaria dell’incessante divenire dell’ordine delle cose. La memoria si assottiglia regredendo in una dimensione infantile, come succede ad Hal 9000 del celebre 2001 Odissea nello spazio, a cui vengono sottratti, con freddezza meccanica, uno a uno i “cassetti” operativi della sua mente.
Salta qualsiasi appiglio di senso logico. Qualsiasi punto di riferimento. Gli oggetti intorno perdono il ruolo di contrappunto relazionale. Le bussole di orientamento si rompono e lo spettacolo finisce con la domanda dello scienziato «E voi chi siete?».
Ecco, allora, che dall’abbandono al caos vertiginoso che ci propone Cosentino emerge una dimensione del profondo che intimamente riconosciamo. Abituati come siamo a voler oggettivizzare continuamente la realtà, nominandone i suoi aspetti fenomenologici («non esistono gli oggetti, solo gli eventi»), naufraghiamo dolcemente in questa scomposizione drammaturgica, ritrovando, alla fine, un accordo di senso che, «come in un eterno ritorno nietzscheano», ci consola e ci commuove.
Rimbambimenti. Un TED talk senescente in salsa punk
Di e con Andrea Cosentino
Drammaturgia sonora e musica dal vivo Lorenzo Lemme
Progetto scenico Paola Villani
Realizzazione marionetta A e B
Luci Raffaella Vitiello
Costumi Anna Coluccia
Aiuto regia Alessandra De Luca
Collaborazione artistica Michela Aiello, Rita Frongia, Giulio Sonno, Margherita Masè
Produzione Cranpi
Foto di scena Laila Pozzo