A meno 18 metri, inscatolati con degli sconosciuti in un vagone, «uomini sirena che non sanno nuotare» perché abbiamo dimenticato come muoverci, perché ci lasciamo semplicemente trasportare dal flusso degli eventi, passivamente scendiamo i gradini di una metropolitana nella foga di arrivare. È la meccanica frenesia moderna, alienante, nel suo ritmo troppo accelerato, sempre più accelerato. Prendiamo la metropolitana perché è il mezzo più rapido, con il suo strisciare sotto la superficie, al buio e distante dal moto convulso che anima le grandi città ma ci distacchiamo da quella frenesia solo per essere più rapidi, per arrivare prima.
Rompiamo allora le regole per un istante, scendiamo nella metropolitana non per arrivare in un luogo ma per osservare. Lasciamoci guidare solamente da una voce, da una storia, quella di Roberta nel suo metrò. Renato Cuocolo e Roberta Bosetti cercano di curare la fretta, morbo che accomuna tutte le grandi città, con il loro Underground. Roberta nel metrò. Uno spettacolo mobile, ecologico, che invita degli sconosciuti a passeggiare insieme nel sottosuolo, in quella stessa metropolitana che prendono tutti i giorni. Roberta Bosetti, nel mentre, si racconta parlando agli spettatori tramite una radio guida. È un viaggio autobiografico dove è facile immedesimarsi, dove chiunque può ritrovare un po’ della propria storia perché, alla fine, ciò che smuove questo flusso di coscienza non è altro che il primario bisogno di cercare un rifugio.
Scopriamo allora l’isolamento nella folla. Le cuffie da cui ascoltiamo Roberta sanno proteggere il nostro universo percettivo e allo stesso tempo ci uniscono ai nostri compagni di viaggio. Il 25 e 26 novembre prendere la metro C di Roma diventa un’occasione per rivivere la propria città con uno sguardo differente. Per distruggere e ricostruire lo spazio teatrale ordinario. Cuocolo e Bosetti hanno saputo equilibrare magistralmente lo stream of consciousness con le associazioni libere di parole rendendo labile il confine fra attore e personaggio. Un monologo delicato che riesce a smuovere l’animo dello spettatore ormai impolverato e troppo sedimentato negli spazi rigidi e distanziati del teatro. Il palcoscenico è assente, o meglio, è diventato quel paesaggio umano che ha una voce e una storia da raccontare e i due artisti hanno saputo dare vita a questa voce.
Alla fine, quello che resta, è la consapevolezza che per sfuggire al moto irrequieto e spesso disagevole del mondo esterno basta rallentare e passeggiare mentre tutti gli altri corrono.
UNDEGROUND. Roberta nel metrò
quindicesima parte di Interior Sites Project
di Renato Cuocolo e Roberta Bosetti
con Roberta Bosetti e Renato Cuocolo
produzione Teatro di Dioniso, IRAA Theatre