Maria Federica Bianchi, uno dei progetti selezionati per Vestiti della vostra pelle

Vestiti della vostra pelle_intervista a Maria Federica Bianchi

Intervista a cura di Giacomo Simoni, Alessia Notaro, Alice Antinucci di #NottoLab

Assistere alle prove di uno spettacolo non accade spesso, è un’occasione per osservare i processi, intuire la costruzione delicata che dà una forma alle idee. Abbiamo preso parte a una sessione di prove del primo studio di O.O.O.O. (ove odo oso oltre), scritto e interpretato da Maria Federica Bianchi, uno dei progetti selezionati per Vestiti della vostra pellePer un teatro necessario di Sapienza Università di Roma, residenze didattiche guidate da Andrea Cosentino al CREA – Nuovo Teatro Ateneo.
Abbiamo osservato da vicino la il processo di studio di una messinscena: Cosentino guidava l’attrice verso l’approccio più giusto, i movimenti e l’impostazione vocale di lei che si facevano via via più concreti, rivelando l’intenzione drammaturgica.
Finite le prove, abbiamo fatto qualche domanda a Bianchi in merito alla sua formazione artistica e alla natura del suo spettacolo.

O.O.O.O. (ove odo oso oltre) sarà presentato al pubblico (insieme agli altri progetti selezionati) al Teatro Palladium di Roma il 20 Dicembre come parte dell’iniziativa Vestiti della vostra pelle, nato per accompagnare il processo creativo di giovani artisti attraverso la residenza didattica.       

Qual è la tua formazione artistica?

Ho capito di voler fare teatro subito dopo aver finito il liceo, poi ho iniziato l’Università e ho studiato altro, ma questo mio desiderio ha continuato a bussare. Finito il ciclo di studi universitari, ho frequentato un’accademia privata qui a Roma, che mi ha dato la possibilità di studiare con altre persone. Mi sono affacciata a questa professione quando avevo già 25 anni, per cui ho voluto cogliere la palla al balzo e conoscere più artisti possibili. Dopo diversi incontri – alcuni più significativi di altri – ho capito che non mi piaceva solo recitare, ma anche scrivere.

Il tuo progetto si intitola  O.O.O.O. (ove odo oso oltre). Ce lo racconti?

Questo titolo nasce da un esercizio che facevo fare a mia nonna, che nei suoi ultimi anni è stata malata di Alzheimer: le avevo chiesto di pronunciare in successione diverse parole che iniziassero con la lettera “o”, e a un certo punto ha detto “ove odo oso oltre”, che mi era sembrata una frase bellissima. Questo spettacolo è dedicato a lei e parla di lei, ma spero che si distacchi dal biografico. Vorrei che mia nonna diventasse una metafora per tutti, per poter ragionare su cosa resta di noi, su come la vita degli altri abbia un grande impatto sulla nostra. All’inizio volevo anche giocare – ma poi mi sono concentrata su altri aspetti – sul fatto che l’Alzheimer sia una malattia che ti costringe a recitare. Ti trovi ad avere a che fare con una persona che non ti riconosce più e ti dà dei ruoli, diventi qualcun altro: e tu reciti con lei, perché è l’unico modo che ti rimane per relazionarti.

Questo progetto rappresenta il tuo esordio come autrice?

Sì. Al di là di piccole “aperture al pubblico” che ho scritto per alcuni laboratori, questo sarà il mio debutto, e – come mi ha detto Daria Deflorian quando mi sono confrontata con lei su questo spettacolo – bisogna stare sempre attenti alle opere prime perché servono soltanto ad essere lasciate alle spalle, altrimenti rischiano di intaccare i progetti successivi.

Questo tuo primo studio è parte del progetto di residenze didattiche “Vestiti della vostra pelle”. Cosa ti ha spinto a partecipare?

Ho voluto partecipare per un motivo scritto anche nel bando: quando ci si trova a creare qualcosa, molto spesso ci si blocca. Il tutoraggio di Andrea Cosentino era ciò di cui avevo bisogno. Mi serviva l’aiuto di una persona con più esperienza di me, che mi aiutasse a mettere a fuoco alcuni punti. Tra l’altro, il “vestirsi della propria pelle” ha molto a che fare con questo spettacolo: sto imparando a “vestire” il mio modo di fare drammaturgia, o meglio, sto facendo un primo tentativo. Questa iniziativa accoglie il mio desiderio di fare teatro, di lasciar andare le mie paure, di prendere la mia strada, al di là di ciò che gli altri pensano di me. Ho tutti i limiti di una persona che sta iniziando ad intraprendere una carriera, però spero davvero che un’occasione come questa possa essere il modo giusto per “vestire la mia pelle” e prendermi le mie responsabilità, anche nei miei desideri.     

1 commento

  1. Non sono molto bravo a scrivere ✍️ ma tu sei una persona molto speciale per me nella mia vita ho incontrato una persona così diversa da tutte penso sempre che tu sia l’angelo San Gabriele da quando ti ho visto è stata la mia prima volta impressione ti amo 💖 tanto Federica

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