La costruzione di ciò che siamo passa attraverso molteplici cose: ciò che desideriamo diventare, le persone che incontriamo, i luoghi che abitiamo. E, a pensare per eccessi, fino a un certo punto della vita l’esistenza è un’invenzione tutta al futuro… E da un certo punto in poi è una deduzione tutta al passato.
Dopo aver preso parte allo spettacolo Via del popolo di Saverio La Ruina al Teatro Basilica di Roma, il primo del 2023 appena iniziato, nella mia mente è sorto un pensiero. E ha una certa continuità con l’ultimo spettacolo che abbiamo visto (ma non l’ultimo in programma) sempre al Teatro Basilica nel 2022, Catch me di Illoco Teatro. È interessante come il programma di una stagione riveli tasselli di un’unica riflessione.
La Ruina ricostruisce geografie e sentimenti, percorre per salti e inciampi la strada in cui è cresciuto, componendo non solo la sua storia, ma il rapido processo di frana “culturale” (per mantenere la metafora geologica) che ha stravolto sul finire del Novecento il rapporto con gli esseri umani e i luoghi abitati. Senza addentrarsi in questione sociologiche, il fatto è semplice: Castrovillari, il paese della Calabria in cui Saverio è cresciuto e abita ancora, è cambiata. Le botteghe e le strade svuotate però esistono e rivivono non solo nel ricordo, tenerissimo e vivace, di La Ruina, ma proprio nella sua persona, in ciò che è oggi, in ciò che ha costruito – si pensi a Primavera dei Teatri, il festival inventato da lui e Dario De Luca che, al “margine” della Calabria è diventato crocevia internazionale.
Nello spazio di questa faglia, La Ruina gioca con il tempo, come da bambino faceva con il cronometro, lo ferma, lo sposta, lo allunga, lo avvicina e chiama in scena il suo passato per condividerlo nel tempo presente con lo spettatore. E nel suo racconto, nel racconto dei suoi affetti, del padre, della fervente convinzione politica della sua giovinezza, compone il ritratto (come per deduzione, appunto) di ciò che è. Gentile, brizzolato, col vassoio da cameriere come quando era poco più che bambino. Un piccolo mondo antico.
Ma che succede quando il racconto di una vita non sappiamo quale sia ed è tutto imprigionato negli oggetti? Catch me – la casa dentro Ennio, ultimo spettacolo di Illoco Teatro prova a rispondere a questo interrogativo.
La compagnia di attori ha trovato un baule pieno di oggetti appartenuti a qualcuno, fotografie, quaderni, scarpe, occhiali, forbicine e nastri su cui questo qualcuno ha registrato la sua voce. Ennio è il suo nome. Ma chi è? Chi è stato? Come conoscerlo? Ecco che anche Illoco teatro – con la regia di Roberto Andolfi e un’affiatata compagine d’attrici e attori – gioca con il senso del tempo e invertendo quella parte di oblio che inesorabilmente la morte porta con sé, lo rende giovane di nuovo, inventa la vita di Ennio, la ricostruisce.
A partire dagli oggetti e dalle immagini che il baule ha conservato, da questi nastri su cui per qualche motivo che non sapremo mai Ennio ha inciso i suoi sogni, la vita rifiorisce, Ennio rivive una possibilità, negli occhi, nei gesti, nei racconti degli interpreti che ce ne fanno dono – appassionati tutti: Maria Vittoria Argenti, Dario Carbone, Annarita Colucci, Valeria D’Angelo, Anton de Guglielmo. È un gesto generoso prendersi carico dell’eredità di qualcuno, custodirla e dargli nuovo senso. Una messinscena che mischia racconto e apparizioni, pur passando per il “buio” inevitabile di alcuni pezzi di Ennio. Ma basta una fotografia per riemergere. Non un Ennio solo alla fine torna in vita, ma tanti quanti sono gli attori che intrecciano le loro vite a quella di questo familiare sconosciuto.
CATCH ME – La casa dentro Ennio
Dramaturg Rosalinda Conti
Regia Roberto Andolfi
Aiuto regia Alessia Giglio
Con Maria Vittoria Argenti, Dario Carbone, Annarita Colucci, Valeria D’Angelo, Anton de Guglielmo
Costumi Annarita Colucci
Scene Illoco Teatro
Consulenza luci Emilio Barone
Organizzazione e comunicazione Cecilia Carponi
Consulenza psicanalitica Omar Imili Guicci
Coproduzione Teatro Nel Bicchiere Festival
Con il sostegno di Spin Time Labs
VIA DEL POPOLO
di e con Saverio La Ruina
disegno luci Dario De Luca
collaborazione alla regia Cecilia Foti
audio – luci Mario Giordano
allestimento Giovanni Spina
dipinto Riccardo De Leo
amministrazione Tiziana Covello
produzione Scena Verticale
organizzazione generale Settimio Pisano