Le voci disperse della repressione: «Come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la Russia» di Teodoro Bonci del Bene

Una comicità pungente, viscerale, quella di Teodoro Bonci del Bene nel suo ultimo spettacolo Come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la Russia. Un giovane artista italiano che ha voluto riportare la voce di altri giovani artisti russi. Perché in Italia non c’è paura di esprimersi, perché in Italia è più facile. È uno spettacolo che vuole denunciare in primis, ma fa di più, restituisce quel sentimento universale e primordiale che anima l’arte.  

Sul palco del Teatro Basilica, si trova solo un grande schermo dove vengono proiettati video e foto realizzati dall’artista stesso durante il suo periodo russo tra il 2004 e il 2009. E da lì comincia a raccontare dei suoi anni a Mosca. Dei suoi amici dell’accademia, della mascotte, delle gare di poesie, dell’alcol, delle feste, del freddo. Bonci del Bene ha vissuto cinque anni in Russia, dove ha conosciuto i più coraggiosi artisti russi degli ultimi anni ovvero i comici, quelli che si espongono con la satira. Di loro racconta che nessuno è potuto rimanere in patria, perché la Russia li ha obbligati a scappare e rifugiarsi altrove. 

I ricordi di Teodoro si intersecano con quelli degli altri artisti dell’est, con le poesie di Sergei Pushkin e di Ivan Vyrypaev e diventano un’unica voce, un unico ibrido personaggio: Il giovane artista, che non è russo, non è italiano, non ha nazione e per questo non ha paura della censura, non ha paura di esprimersi. Bonci del Bene ci parla anche della paura, di quella buona, quella che non ti frena ma ti spinge ad agire.  

È abile, Bonci del Bene, a esaltare la distanza e i punti d’incontro di questa realtà e nella distanza vuole proprio rivelare la desolazione della Russia e della sua gelida provincia dove il passaggio all’età adulta è segnato dalla prima volta che ti vomiti addosso dopo esserti ubriacato. Noi non siamo in grado di cogliere quell’ironia cruda che diverte i russi e Mosca non ci sembra New York per un po’ di luci. Ma queste sono le parole del giovane artista russo, diventato un comico di successo e che viene da un paese di provincia poverissimo, dove in inverno fanno meno 40 gradi e il governo ha dimenticato i suoi cittadini. Teodoro lo dice chiaramente: il suo amico, rischia la vita ogni volta che sale su un palco. Sono, però, anche le parole degli altri protagonisti del monologo: uno stand up comedian bielorusso, rifugiatosi prima a Mosca e poi a Kiev, scappando giusto qualche ora prima che il KGB andasse a cercarlo nel suo appartamento; e un famoso youtuber che vive in esilio a causa delle interviste che pubblica su internet. 

Queste sono le voci disperse della repressione che grazie a Teodoro non verranno dimenticate e taciute. 

COME HO IMPARATO A NON PREOCCUPARMI E AD AMARE LA RUSSIA

di e con Teodoro Bonci del Bene

aiuto regia e drammaturgia Francesca Gabucci

costumi Medina Mekhtieva

tecnico audio Marco Mantovani

tecnico video Andrea Ceccarelli

progetto grafico Claudio Fabbro

prodotto da Accademia Perduta/Romagna Teatri

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